martedì 8 gennaio 2013

Confronto Catone-Virgilio:

Il ruolo di Catone e Virgilio in Dante e Sallustio(solo Catone)

37 commenti:

  1. VERGARI ALESSIO IV M – CONFRONTO CATONE DANTESCO, CATONE STORICO, VIRGILIO

    parte 1

    Marco Porcio Catone Uticense è stato un uomo e scrittore romano del I secolo a.C., avversario politico di Giulio Cesare, morto suicida ad Utica per evitare di cadere nelle mani del nemico vittorioso.
    Fu un uomo politico di grande importanza, percorrendo le cariche del “cursus honorum”, e nell’esercizio delle sue funzioni, si oppose all’illegalità, dichiarandosi custode del mos maiorum e delle istituzioni repubblicane, attaccando chiunque non rispettasse le regole.
    L’opposizione contro Giulio Cesare fu molto aspra e violenta quando il console della Gallia, Giulio Cesare, stava arricchendosi grazie ai suoi ingenti trionfi ed esercitava la carica di console da più anni, superando il limite di elezioni annuali previste dalle istituzioni; tuttavia, soltanto dopo il triumvirato tra Cesare, Pompeo e Crasso, e la morte di quest’ultimo, Catone si avvicinò a Pompeo che capeggiava la fazione degli optimates in funzione anticesariana: fu inevitabile lo scoppio della guerra civile, che vide vincitore proprio Giulio Cesare e la conseguente morte di Pompeo e Catone, e l’inizio della dittatura romana di Caio Giulio Cesare.
    Lo storico Catone predicava una politica, per certi versi simile a quella di Cicerone , che prevedeva il ritorno ad un regime autoritario, capace di sedare le rivolte e porre fine alla crisi dello stato ristabilendo la res publica.
    Sallustio nel De coniuratione Catilinae descrive le personalità di Cesare e Catone, personaggi che durante il processo rivestirono cariche opposte: Cesare difensore e Catone accusatore. Egli è il primo che cerca di conciliare le figure di questi due importantissimi personaggi. Di Cesare viene messo in rilievo, per un verso, la liberalità, la misericordia e la sua brama di gloria. Catone viene lodato invece per le virtù tipiche del mos maiorum, di cui egli si fece sempre garante.

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  2. parte 2 VERGARI ALESSIO

    Sallustio, differenziando i costumi dei due uomini, affermava tuttavia che entrambi erano positivi per lo stato romano e, anzi, presentavano numerosi punti di contatto, soprattutto per i principi etico – politici, ritenuti i fondamenti della res publica.
    Catone viene comunque considerato come un grande politico, molto capace, ma soprattutto, un uomo che non avrebbe mai abbandonato la propria libertà politica e piuttosto di essere catturato e arrestato, preferì il suicidio che rinunciare alla liberta che ormai Cesare aveva sottratto a chi, come lui, era Pompeiano.
    È certamente il massimo simbolo della libertà sociale, di pensiero e politica in assoluto, fatto ripreso persino da Dante Alighieri nel Purgatorio, Canto I, ponendolo non fra i suicidi e nell’Inferno, ma a guardia del regno dell'espiazione dei peccati.
    Ancora una volta la lettura della Divina Commedia ci pone di fronte al rapporto di Dante con l'antichità; all’inizio del Purgatorio, il poeta fiorentino ci presenta la figura di Catone, che colpisce l’attenzione di Dante grazie alle quattro stelle che illuminano il suo viso: sono le quattro virtù cardinali, perse dopo il peccato originale (prudenza, giustizia, fortezza e temperanza).
    Tuttavia, Catone, suicida ad Utica, è posto da Dante nel regno del Purgatorio e non tra le anime infernali, perché lo storico romano scelse di suicidarsi piuttosto che rinunciare alla liberta che Cesare gli aveva privato. Catone è morto per difendere la proprio libertà, il fatto che spiega per cui egli non sia collocato nel VII cerchio infernale fra i suicidi, ma nel Purgatorio, dove le anime si purificano e trovano la libertà dal peccato.
    In Catone, Dante trova una parziale autoidentificazione come uomo esule, alla ricerca della libertà politica di cui era stato privato ingiustamente. Inoltre, a ribadire ancora una volta il grande rispetto che Dante ha nei confronti di tutta l'antichità, il poeta sceglie di salvare Catone per i positivi giudizi espressi da grandi autori come Cicerone, che lo definisce eccezionale, o Virgilio, che lo pone custode dei Campi Elisi.
    Parallelamente alla figura che Catone ricopre nell’opera Dantesca come guardiano delle anime che cercano la libertà dal peccato, si identifica l’importanza che la figura di Virgilio è per il poeta fiorentino nel corso di tutta la Commedia, ossia da poeta e guida spirituale per desiderio di Beatrice.
    Il primo canto del Purgatorio può essere nell'insieme interpretato anche solo attraverso il colloquio tra Virgilio e la figura storica di Catone: il primo indica come si evince dall'Inferno la ragione umana, mentre il secondo simboleggia la libertà dal peccato.
    Il poeta latino si serve della "captatio benevolentiae", allo scopo di commuovere Catone, giustificando la sua presenza e quella di Dante nel Purgatorio.
    Viriglio allora recita una vera e propria orazione, in cui rievoca Marzia, la moglie di Catone, la quale per amore ritornò da lui dopo la morte del secondo marito Quinto Ortenzio.
    Questa donna è considerata da Dante l'anima che ritorna a Dio, nel momento in cui lascia il corpo. Lo stesso Catone può essere paragonato, invece, al Cristo che fu crocifisso per la salvezza dell'umanità, in quanto lui stesso si era battuto per la libertà politica e di espressione, pure al costo di suicidarsi: quindi, non è un suicidio compiuto per egoismo ma per necessità morale.
    Stando ai filosofi rinascimentali, se Catone viene paragonato a Dio, è anche lui fonte di verità pur essendo umano, ma opposto a Virgilio che è sempre pronto a chiedere spiegazioni e chiarimenti.
    Il dialogo che stiamo analizzando coinvolge due personalità dai destini che non si potranno mai incrociare pur essendo accomunate dalla stessa origine. Così, entrambe dovrebbero vivere nel Limbo, ma Catone adempie, invece, alla carica di custode del Purgatorio, pur essendo pagano e suicida. Ciò si spiega proprio nel fatto che egli è moralmente integro perchè educato da sani principi.

    VERGARI ALESSIO

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  3. Kristian Galanti parte 1

    Virgilio e Catone Uticense sono due diverse personalità della storia romana, fortemente legate dagli avvenimenti contingenti: Catone Uticense passerà alla storia per il celebre suicidio ad Utica in seguito alla vittoria della fazione cesariana dopo la guerra civile, mentre Virgilio, oltre ad assistere alla guerra civile tra Pompeo e Cesare, diverrà successivamente massimo esponente della poesia romana di stampo imperiale. Oltre ad essere legati da uno spaccato storico, questi due personaggi sono passati alla storia per le loro personali capacità e in virtù di ciò sono spessp presi come “exempla” nel corso della storia; basti pensare a Virgilio che diviene guida di Dante nelle prime due cantiche della Commedia oppure a Catone che assumerà un importante spessore non solo di tipo politico durante il suo periodo, ma che verrà richiamato da Dante nel Convivio, da Lucano nel suo “Bellum civile” e dallo stesso Virgilio, che nell’ Eneide lo farà apparire come legislatore delle anime giuste nell’Oltretomba.
    Prima di analizzare i due personaggi nei mondi ultraterreni danteschi, è fondamentale capire come nell’effettiva realtà storica viene visto il personaggio di Catone in quanto, proprio dalle istanze che lo caratterizzarono nel mondo umano, si può descrivere il Catone che è guardia del Purgatorio.
    Nonostante non sia vero protagonista, Catone Uticense spicca tra i personaggi più importanti del “De coniuratione Catilinae” di Sallustio, opera che, con approccio monografico, espone lo sfacelo ed il degrado morale della “nobilitas” romana del periodo. La figura di Catone e le sue caratteristiche vengono particolarmente sottolineate nel discorso che terrà in senato, che è replica al discorso tenuto da Cesare stesso. La distanza tra i due è forte e nettamente visibile (“Longe mihi alia mens est”) proprio perché mentre Cesare si fa portavoce dell’omonima “clementia”, Catone sottolinea la necessità di agire duramente nei confronti dei congiurati in modo tale da prevenire danni peggiori. Con tono sarcastico sprona i suoi uditori ad agire non solo per la res publica ma anche per loro stessi, presentandosi in tal modo come COSCIENZA MORALE dello Stato romano. Catone, nel corso della sua vita, divenne infatti noto per integrità morale e severità dei costumi, ebbe un totale approccio con filosofia stoica la quale non permetteva il suicidio se non in casi estremi, quali per esempio l’impossibilità del saggio di perseguire la virtù. Il suicidio è ciò che rende Catone Uticense importante nel corso dei secoli: uccidendosi, Catone non sottolineò un’improvvisa paura per l’arrivo delle fazioni vittoriose di Cesare ma simboleggiò il sacrificio per il perseguimento dei valori seguiti in vita. E questo è quello che gli venne riconosciuto in Purgatorio.

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  4. Kristian Galanti parte 2

    In teoria, tutti i pagani non potrebbero essere ammessi tanto nel secondo regno quanto in Paradiso, ma il caso di Catone è molto particolare. Anche se mettessimo da parte il paganesimo, in teoria la sua salvezza sembrerebbe impossibile per due prerogative: la scelta politica anticesariana (ricordiamo che Dante celebra Cesare nel “ De monarchia” per la funzione “provvidenziale” che viene attribuita all’Impero romano e all’opera di Cesare) ed il suicidio. Però, per volere divino, la sua salvezza non viene garantita a Catone nonostante il suo suicidio, bensì grazie al suo suicidio, che è immagine del perseguimento dei propri valori terreni anche a costo della morte. Dunque il Catone che è guida del Purgatorio ha un’importante caratteristica: esso è figura della COSCIENZA che richiama l’essere umano dal peccato. Proprio come lo era nella realtà storica, così egli lo è nella realtà ultraterrena richiamando, per esempio, le anime distolte dal canto di Casella a riprendere il cammino verso la salvazione (II° canto del Purgatorio). Infatti come osserva il filologo tedesco Auerbach, il Catone storico, personaggio che a Utica rinunciò alla vita per la libertà, era figura del Catone del Purgatorio, così come ogni uomo, nella sua esistenza terrena, è figura di quello che diverrà nell’eternità. Il Catone del Purgatorio, pertanto è una “figura impleta”, un adempimento di ciò che il Catone storico prefigurava, perché solo nell’aldilà si compie e si avvera il destino anticipato nella vita terrena. Ciò significa che “la libertà politica e terrena per cui è morto era soltanto umbra futurorum: una prefigurazione di quella libertà cristiana che ora egli è chiamato a custodire” (Erich Auerbach).
    Allo stesso modo, la figura di Virgilio presenta già dal I° canto infernale le istanze che lo accompagneranno nel corso delle due cantiche successive. Il poeta romano rappresenta la luce della RAGIONE UMANA che ha il compito di guidare gli uomini verso il bene. L’adempimento di questo compito è anche dovuto alla sua realtà terrena e storica, permettendogli quindi non di essere figura della ragione umana cessando di essere se stesso, ma proprio perché egli fu se stesso: “Nacqui sub Iulo, ancor che fosse tardi, e vissi a Roma sotto ‘l buono Augusto..”. Egli assolve tale compito proprio in quanto è se stesso, punto più alto ed emblema di massima espressione della conoscenza, non essendo illuminato dalla luce della fede. Proprio perché Virgilio ricopre questo compito nel corso delle due cantiche, al rimprovero di Catone egli risponde con un segno di riverenza: inginocchiandosi. E’ per lui una grande umiliazione essere ripreso dalla figura della coscienza morale, indice di bene, come in parte anche egli è. “El mi parea da sé stesso rimorso: o dignitosa coscïenza e netta, come t’è piccol fallo amaro morso!”. Così dicendo Dante trasforma in lode la momentanea debolezza del maestro di fronte al canto che tutti ha rapito, figura del peccato, lodando la purezza della coscienza virgiliana.
    Da tutto ciò si può dunque evincere che Virgilio e Catone Uticense sono rappresentanti del rigore e della fermezza morale e, come in vita perseguirono tali virtù, cosi nei mondi ultraterreni sono premiati dal poeta fiorentino.




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    1. Scusi prof dovrei apportare una correzione: "Proprio perché Virgilio ricopre questo compito nel corso delle due cantiche, al rimprovero di Catone egli risponde con un segno di riverenza: inginocchiandosi. "

      In realtà Virgilio si inginocchia nel I° canto del Purgatorio quando ancora Casella non ha cantato la canzone che distrarrà le anime. Quindi questa frase è sbagliata e non andrebbe considerata. Grazie prof :)

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  5. Andrea Renzetti (parte 1)
    La figura di Catone Uticense viene ripresa più volte nelle opere che costituiscono il patrimonio letterario della classicità romana e più tardi nelle opere di maggior rilievo di epoca rinascimentale. In particolar modo mi soffermo ad analizzare la figura di Catone Uticense in Sallustio nella “Congiura di Catilina” e in Dante nel Purgatorio della Divina Commedia per poi fare un confronto con la figura di Virgilio nell’Inferno Dantesco. Catone Uticense è un politico romano che si inserisce nel contesto storico della Roma del I secolo a.C.; grande difensore delle istituzioni repubblicane, in occasione del conflitto tra Cesare e Pompeo, si schiera dalla parte dei Pompeiani e abbandona Roma per raggiungere le regioni anticesariane della provincia. Dopo la sconfitta dell’esercito pompeiano a Farsalo nel 48 a.C e la morte di Pompeo, Catone si rifugia della città di Utica dove egli consuma il suo suicidio. Nella Congiura di Catilina di Sallustio la figura di Catone viene presentata nei capitoli 52, 53 e 54 quando il potente politico Romano prende la parola in senato dopo il celebre discorso di Cesare e nel capitolo successivo quando Sallustio mette a confronto le personalità dei due facoltosi politici romani. Nei capitoli 52 e 53 Sallustio fa dunque seguire la replica di Catone al discorso di Cesare che esordisce subito rimarcando la distanza del suo pensiero rispetto a quello di Cesare e affermando “longe mihi alia mens est”. Catone era infatti a favore di intervento deciso e di grande impatto contro i congiurati che avevano messo in grave pericolo le istituzioni dello Stato Romano delle quali egli era un fervente difensore; egli si opponeva dunque alla Clementia di Cesare, propenso invece ad un atteggiamento più moderato nei confronti dei congiurati che non avrebbe causato ulteriori spargimenti di sangue. Il discorso di Catone in senato è un discorso di grande impatto, non solo per il suo netto distacco dalla linea Cesariana ma per il suo tono aggressivo e sarcastico che tende a coinvolgere tutti i membri del senato, e dunque afferma “e ora qualcuno mi viene a parlare di mansuetudine e di pietà?” .. “con parole acconce ed eleganti Cesare ha poc’anzi dissertato di vita e di morte in questo consesso, stimando favole, io credo..”… “ ma per inerzia e per mollezza d’animo voi prendete tempo aspettando l’uno dopo l’altro, certamente confidando negli dei immortali che sempre nei più grandi pericoli salvarono questa repubblica” e giunge alla sua conclusione, “che siano condannati a morte secondo il costume degli antichi”. Nel capitolo successivo tramite un ritratto comparato Sallustio ci fornisce una descrizione accurata della figura storica di Catone in relazione con quella di Cesare:” igitur iis genus aetas eloquentia prope aequalia fuere, magnitudo animi par item gloria, sed alia alii” ovvero essi furono uguali per nascita età ed eloquenza, pari grandezza d’animo e gloria, ma di qualità differente. Cesare era stimato per la liberalità e era noto per la sua umanità e pietà mente Catone per “integritate vitae”ovvero per l’integrità della vita e per il rigore; Cesare aveva acquistato gloria con il denaro, mentre Catone con il nulla concedere. Catone ambiva la misura il decoro e la severità, e non gareggiava in ricchezza con il ricco, in faziosità con il fazioso, ma in coraggio con il valoroso , in ritegno con il modesto, in integrità con gli onesti. Da queste parole emerge la descrizione di un uomo che incarna in pieno i valori del coraggio della virtù che avevano fatto grande Romane passato; proprio in quel momento quando una grave crisi di valori e di costumi aveva investito Roma, Sallustio riconosce in Catone tutti quei valori che purtroppo nel I secolo a.C erano andati perduti, e li inserisce nel ritratto comparato con Cesare.

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  6. (parte 2)
    Questa descrizione di carattere storico di Catone in Sallustio è differente dalla descrizione che Dante sviluppa nella Divina Commedia, dove di Catone non viene riportata solamente la parte storica ma egli diventa un modello di coraggio e di amore per la libertà. Incontriamo l’Uticense nel I canto del Purgatorio, proprio all’ingresso del nuovo regno; può suscitare sorpresa trovare un suicida, per di più pagano a guardia del Purgatorio e non nell’Inferno ma tutto questo ha un importante valore simbolico perché nonostante Catone fosse reo di suicidio e pagano egli era dotato di una integrità morale che gli fu riconosciuta da tutti i contemporanei e dai suoi posteri. “Vidi presso di me un veglio solo/degno di tanta reverenza in vista/che più non dee a padre alcun figliuolo.” Egli vede dunque d’innanzi a se Catone verso quale Dante mostra la “reverenza”, ovvero l’ammirazione verso un uomo che era già stato celebrato da Seneca e da Cicerone per la sua virtù e per il suo eroismo al momento della sua stoica morte. A questa visione segue una descrizione del politico romano “Lunga la barba e di pel bianco mista/ portava, a’ suoi capelli somigliante/ de quai cadeva al petto doppia vista. Li raggi de le quattro luci sante/ fregiavan si la sua faccia di lume,/ chi’ì l vedea come’l sol fosse devante.”Le quattro stelle che illuminano il volto di Catone rappresentano le quattro virtù teologali ovvero prudenza, giustizia, fortezza e temperanza ed in questo modo viene sottolineata ancora una volta l’integrità morale di Catone. Dopo questa breve descrizione del personaggio Virgilio ingaggia un discorso con Catone spiegando le ragioni del folle viaggio di Dante e il politico romano lo lascia andare oltre senza problemi. In Dante Catone diviene dunque il modello dell'integrità morale per eccellenza, simbolo di libertà morale, di fermezza, di carattere, di senso della giustizia e della responsabilità del singolo per il bene comune. Per quanto riguarda il suo suicidio,va anche detto che Catone non si uccise per motivi personali, e per egoismo ma per dare un esempio di amore per la libertà. Il modo nel quale viene presentato Catone nei versi di esordio sembra ricordare la presentazione di Virgilio nel I canto dell’inferno, quando Dante scriveva: “Quando vidi costui nel gran diserto, «Miserere di me», gridai a lui, «qual che tu sii, od ombra od omo certo!». I due personaggi Virgilio e Catone oltre ad essere presentati in ambienti differenti ed in situazioni differenti assumono anche differenti significati all’interno dell’economia del racconto. Virgilio agli occhi di Dante assume il duplice ruolo poeta e guida. Oltre ad essere dotato delle qualità di poeta e di letterato Virgilio è la guida non solo materiale di Dante nell’Inferno e nel Purgatorio ma è anche una guida spirituale per il poeta. “Tu sei lo mio maestro” egli infatti scriveva sottolineando la sua riconoscenza e la sua stima nei confronti del Poeta romano. Virgilio assume il ruolo di luce della ragione umana, maestro di vita e di arte per Dante, modello del bello stile e di intellettualità. Catone non è per Dante una guida, ma modello di integrità morale di virtù e di amore per la libertà.

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  7. (parte 1)

    Marco Porcio Catone nacque nel 95 a.C.; era il pronipote dell’omonimo famoso Catone il Censore e, per distinguerlo da quest'ultimo è spesso chiamato il Giovane o Uticense, dalla città in cui morì suicida quando vide svanire i suoi sogni di libertà repubblicana. Come il suo prozio, fu un uomo di profonda cultura, molto severo nei costumi e nemico di ogni azione disonesta. Sallustio, essendo cesariano e quindi suo avversario politico, nel “De Catilinae coniuratione”, scritto nel 43/42 a.C., poco dopo la morte di Giulio Cesare, riconosce ed esalta le virtù di Catone confrontandole proprio con quelle eccezionali, ma estremamente diverse del dittatore; è proprio Sallustio a dirci che Catone era ritenuto da tutti grande per l’integrità della vita e che il suo rigore morale aveva accresciuto la sua dignità. L’Uticense, a differenza di Cesare, aveva conquistato la gloria senza elargire nulla, anzi in lui si vedeva la rovina dei malvagi. Catone, per altro, riponeva ogni cura nella moderazione, nel decoro e nel rigore della vita. In Sallustio, Catone Uticense, in occasione della congiura di Catilina, quasi costringe Cicerone ad un ruolo marginale diventando egli il vero responsabile delle decisioni e della fermezza del Senato. Lo storico, inoltre, ritiene che sia proprio Catone, e non Cicerone o altri, l’essenza del pensiero repubblicano, il vero rappresentante di una classe aristocratica in possesso di una supremazia morale, che ormai non esiste più, in contrasto con Caio Giulio Cesare, politico accorto e vigile delle istanze del tempo presente.
    Nel primo canto della seconda Cantica, quando si è appena entrati nel nuovo regno, il Purgatorio, anche Dante presenta la figura di Catone l'Uticense. Quel che colpisce è la singolarità di questa scelta: questo personaggio, infatti, essendo pagano e suicida, dovrebbe stare o fra gli spiriti del Limbo nel primo cerchio, o fra i suicidi nel settimo cerchio, comunque nell'Inferno; ma lo troviamo invece, nel Purgatorio, anche come “figura” dello stesso. Questa scelta può essere spiegata con un particolare della vita di Catone: la sua morte avvenuta ad Utica nel 46 a.C.; egli scelse il suicidio piuttosto che rinunciare alla libertà politica che ormai Cesare aveva di fatto sottratto a chi, come lui, era un pompeiano. Ed è esattamente la parola “libertà” che ci fa capire perché Catone si trova qui, dove le anime si purificano e trovano la libertà dal peccato. Catone è morto per difendere la propria libertà e di conseguenza si trova nel Purgatorio come simbolo della libertà dal peccato che tanto cercano le anime penitenti. L'Uticense è dunque salvato grazie alle sue qualità morali; Catone diventa quindi il simbolo positivo del Purgatorio e la sua scelta di libertà diventa un esempio per tutte le anime penitenti che seguono il cammino della purificazione.

    Alessandro Pasqui

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  9. (parte 2)

    Infine va analizzata anche la figura di Virgilio, considerato il più grande poeta dell'antica Roma di età augustea, nato nel 70 a.C. da una famiglia di piccoli proprietari terrieri ad Andes (oggi Forte di Pietole, nella provincia di Mantova) e morto durante un viaggio di ritorno dalla Grecia. Nella Commedia Virgilio compare nel Canto I dell'Inferno, quando soccorre Dante dalle tre fiere nella selva oscura e da lì lo conduce nel viaggio attraverso due dei tre regni dell'Oltretomba (Inferno e Purgatorio). Il poeta latino è allegoria della ragione naturale dei filosofi pagani, in grado di condurre l'uomo alla felicità terrena: infatti Virgilio guida Dante sino al Paradiso Terrestre, in cima al monte del Purgatorio, dove il suo posto è preso da Beatrice, allegoria della grazia divina. Secondo Dante, Virgilio dopo la morte è finito nel Limbo, il I cerchio dell'Inferno dove risiedono le anime dei morti non battezzati e degli uomini virtuosi vissuti prima di Cristo. Qui il poeta latino riceve la visita di Beatrice, che lo prega di soccorrere Dante smarritosi nella selva. Virgilio è definito da Dante suo maestro e modello, e ciò è coerente col culto della poesia virgiliana largamente presente nella cultura del Medioevo. Inoltre, Dante si rivolge quasi sempre a Virgilio con gli appellativi maestro, duca (guida) e tra i due si crea nel corso delle prime due Cantiche un rapporto assai stretto di maestro-discepolo. Infine, Virgilio allude più volte alla sua permanenza nel Limbo, soprattutto nel Canto I del Purgatorio, dove spiega a Catone l' Uticense che proviene dallo stesso cerchio della moglie di lui, Marzia, e poi successivamente quando gli vengono chieste dal poeta latino Stazio notizie su Plauto, Terenzio, Cecilio e Varrone, tutti come lui confinati nel Limbo.

    Alessandro Pasqui

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  10. Catone Uticense è una delle personalità più importanti,insieme a Virgilio,dell'antica Roma,nato nel 95 a.C. , è stato uomo politico di grande rilievo del suo tempo ha preferito morire da libero piuttosto che vivere da prigioniero.
    Catone si oppose fermamente a Cesare,e poiché era pompeiano,alla fine della guerra tra i due,Cesare e Pompeo,venne condannato da Cesare e,come detto prima,per non essere catturato si suicidò.
    Le figure di Catone e di Cesare sono opposte:uno è autoritario e severo,dedito a seguire i costumi degli antichi,i Mores Maiorum, e a farli rispettare,e l'altro è più liberale e più misericordioso verso i nemici;un esempio delle loro differenze è possibile trovarlo,nel De Coniuratione Catilina,scritto da Sallustio nel quale racconta la vicenda della congiura di Catilina,sventata da Cicerone, e dove ci presenta le due figure:i tratti caratteristici dei due uomini si vedono nelle condanne che vogliono vengano applicate per i congiurati: Catone vuole la condanna a morte,mentre Cessare una pena,si severa,ma meno forte della pena di morte;nonostante le differenze delle idee,i due hanno un punto in comune:tutti e due si battono per la difesa della Res Publica.
    Catone inoltre ci viene presentato anche da Dante come giudice,poiché lo pone come custode del secondo regno dell'oltretomba,il Purgatorio,diversamente da come ci si può aspettare: Catone è un pagano,e quindi non battezzato, per questo dovrebbe risiedere nel Limbo,come Virgilio,inoltre è morto suicida,il che ci farebbe aspettare di trovarlo nel secondo girone del settimo cerchio,dove si trovarlo i suicidi,e, paradossalmente,proprio per questo viene messo come “guardiano” del purgatorio:si è suicidato per la libertà.
    Dante utilizza questa figura per spiegare la volontà divina:infatti altre volte nell' Inferno troviamo personaggi
    che non ci aspetteremo di trovare,come per esempio Papa Clemente V,o Papa Niccolò II.
    Un'altra figura importante è Virgilio,che per Dante corrisponde alla ragione,alla razionalità,che guida Dante alla redenzione del peccato,infatti lo guida fino alla fine del Purgatorio.
    Nel primo canto del Purgatorio Virgilio tiene un dialogo con Catone,nel quale giustifica la loro presenza sulla spiaggia dinnanzi al purgatorio.
    Valerio S.

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  11. ANDREA CARDARELLI
    Marco Porcio Catone nacque nel 95 a.C. e per distinguerlo da Catone il Censore, gli viene attribuito "Uticense", dal nome della città in cui egli si suicidò. Fu un politico romano, uomo di profonda cultura e sempre pronto a biasimare chi faceva il male. La figura di Catone viene presentata nella "Congiura di Catilina" di Sallustio, opera che espone la generale corruzione dei costumi, lo sfacelo morale, il prevalere della brama di ricchezze e di potere, in cui le responsabilità principali sono ascrivibili alla "nobilitas" chiusa nel suo potere oligarchico, che sfrutta le cariche pubbliche per arricchirsi smodatamente. L'importanza di Catone in quest'opera emerge soprattutto nel discorso che egli terrà in senato, in cui sottolinea la necessità di agire in maniera severa nei confronti dei congiurati, che si erano approfittati dello stato romano, a differenza di Cesare che invece voleva evitare altri spargimenti di sangue e quindi propone di agire con più cautela.
    Lo stesso Sallustio in seguito esalterà le virtù di Catone e verrà ritenuto da tutti grande per l'integrità della vita e per il suo rigore morale che accrescerà la sua dignità.
    Catone Uticense verrà ripreso anche da Dante nel primo canto del Purgatorio; qui il suo personaggio risulta più una figura ideale che una figura dai contorni ben definiti, modello di perfezione morale raggiungibile con le soli virtù umane, ossia le virtù cardinali: prudenza, giustizia, fortezza, temperanza, che faranno risplendere il suo volto. Le ragioni che spinsero Dante a porre come custode del Purgatorio un pagano, per lo più suicida e anticesariano, sono state al cento di una grande questione critica. Il Catone dantesco è, tuttavia, simbolo di libertà morale, di fermezza di carattere, di senso della giustizia e della responsabilità del singolo per il bene comune. Quanto poi al suicidio, lui non si uccise per motivi personali o egoistici, ma per dare un esempio di amore per la libertà.
    Inoltre il primo canto del Purgatorio può essere considerato principalmente un dialogo tra Catone e Virgilio, in cui quest'ultimo recita una sorta di orazione riportando alla memoria la mogie di Catone, Marzia, al fine di convince il "custode" a lasciarli passare.
    Per quanto riguarda Virgilio, è una figura altrettanto simbolica per Dante. Quando il poeta latino fa la sua comparsa nella "selva oscura", dichiara la propria condizione di anima ormai trapassata: "non omo, omo fui", dice della sua patria e dell'epoca della sua vita terrena. Sono queste le caratteristiche principali del personaggio: è romano, è poeta e nella sua vita terrena, benchè pagano, ha posseduto le qualità morali che coincidono con quelle cristiane. Per Dante, Virgilio è l'allegoria della ragione umana che conduce per una retta via e salva l'uomo dal peccato. Virgilio nell'Inferno assolve al suo compito con efficienza, distogliendo in principio il pellegrino da un cammino impossibile, lo conduce fino al monte purgatorile, poi tenendo a bada i guardiani infernali e infine esortando o ammonendo il proprio protetto.
    Nel Purgatorio invece, accompagna Dante nella comprensione degli argomenti più elevati e allegorici come i motivi dell'assenza dell'ombra del corso, la posizione del monte e la teoria dell'amore. Così Dante lo definisce prima "magister" poi "auctor", non solo perchè lo ha ricondotto sulla retta via, ma anche perchè è diventato guida di vita morale, colui che, pur non avendo avuto la rivelazione della fede, ha propagato la luce della ragione ai suoi prosperi.
    In conclusione, da tutto ciò emerge che Catone Uticense e Virgilio sono due modelli e rappresentanti del rigore e della vita morale.

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  12. Riccardo D'Arch prima parte
    La figura di Catone Uticense, grande uomo politico, viene presa in esame da vari scrittori e poeti tra cui Sallustio nella “Congiura di Catilina” e Dante nel 1° canto del purgatorio.
    Catone nasce a Roma nel 95 a.C a Roma e muore nel 46 a.C a Utica . E’ ritenuto un personaggio stabile, imparziale(ad eccezione di cesare che lo considerava EBRIUS) e non molto apprezzato dai corrotti .
    Sallustio nei Cap. 52/53/54 nella congiura di catilina , presenta la figura di Catone il quale entra in scena con un discorso in senato :” Longe mihi alia mens est , patres conscripti,…” ; infatti L’ Uticense mostra il suo disaccordo sulla proposta di Cesare , il quale voleva dare una condanna più mite a Catilina , al contrario di Catone che voleva essere più duro sulla pena.
    Infatti Catone nel suo discorso mette in evidenza il pericolo che la città potrebbe avere e soprattutto evidenza il pericolo della vita stessa del CIVES ROMANO” Libertas et anima in dubio est”.
    Pertanto dalla descrizione di Sallustio emerge una personalità grande e nobile, con una grande integrità di vita caratterizzata dal rigore e dalla fermezza nelle decisioni prese. Inoltre va detto che Catone non gareggia in ricchezza con i ricchi , in intrighi con gli intriganti , ma con i forti in coraggio….così ,quanto meno cercava la gloria , tanto più essa lo seguiva.( NON DIVITIIS CUM DIVITENEQUE FACTIONE CUM FACTIOSO, SED CUM STRENUO VIRTUTE….ITA ,QUO MINUS PETEBAT GLORIAM, EO MAGIS ILLUM ASSEQUEBATUR).
    Analizziamo ora la figura di Catone nel 1° canto della Divina Commedia;
    vidi presso di me un veglio solo,
    degno di tanta reverenza in vista,
    che più non dee a padre alcun figliuolo.
    Lunga la barba e di pel bianco mista
    portava, a’ suoi capelli simigliante,
    de’ quai cadeva al petto doppia lista.
    Li raggi de le quattro luci sante
    fregiavan sì la sua faccia di lume,
    ch’i’ ’l vedea come ’l sol fosse davante.
    Qui Dante inizia la descrizione di Catone Uticense il quale si tolse la vita a Utica per non andare sotto la tirannia di Cesare.
    Il fatto che Catone sia alle porte del Purgatorio , sapendo che fu un suicida dona a Dante un potere importantissimo per l’economia dell’opera scegliendo lui stesso la collocazione delle anime .
    Per il poeta fiorentino la reverenza è una parola chiave che esalta la caratteristica principale del politico romano; infatti Dante nel descrivere la figura di Catone utilizza un linguaggio molto aulico(oneste piume, li raggi de le quattro luci sante..) proprio per dare importanza a questa figura storico-politica che per non perdere la libertà a preferito uccidersi e così non andare sotto il comando di un suo nemico .
    Questo appena citato è uno dei principali motivi per cui Dante decide di posizionarlo nel purgatorio e non nell’ inferno.

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  13. Riccardo D'Arch parte 2
    La presentazione di Catone nel 1° canto del Purgatorio può essere paragonata alla presentazione fatta a Virgilio nel 1° canto dell’Inferno.
    Quando vidi costui nel gran diserto,
    "Miserere di me", gridai a lui,
    "qual che tu sii, od ombra od omo certo!".
    Rispuosemi: "Non omo, omo già fui,
    e li parenti miei furon lombardi,
    mantoani per patrïa ambedui.
    Nacqui sub Iulio, ancor che fosse tardi,
    e vissi a Roma sotto ’l buono Augusto
    nel tempo de li dèi falsi e bugiardi.
    La figura di Virgilio qui proposta prenderà in seguito il ruolo di una vera e propria GUIDA per Dante , una luce della ragione umana che deve portare l’essere umano verso la via del bene.
    Infatti Virgilio come in tutta la prima cantica sarà un vero punto di riferimento per il poeta fiorentino , a tal punto da istaurarsi un rapporto di FRATELLANZA .
    In conclusione ,ritornando sul confronto di Catone si può affermare che le due descrizioni fatte, anche se in periodi storici molto lontani, non portano discordanze sui contenuti, infatti in entrambi emerge un sentimento di STIMA per questo uomo che era un elemento di intralcio per tutti coloro che non rispettavano la RES PUBLICA.

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  14. Riccardo D'angelo:

    Virgilio e Catone sono due dei più grandi personaggi che caratterizzarono la storia e la tradizione romana del I secolo a.C., che verranno poi ripresi nei secoli successivi in altre opere.
    Catone ricopre un ruolo rilevante nel dibattito con Cesare all’interno del de Coniuratione Catilinae di Sallustio. Ciò che traspare dalla descrizione che lo scrittore romano fa, e’ un uomo che con le sue capacità, con le sue idee e con i suoi interessi fa riemergere quelli che erano i valori della repubblica, andati ormai persi in quel periodo. Ed e’ proprio per tale motivo che Sallustio ha nostalgia delle virtù che tale personaggio evoca. La società e la classe politica di quel tempo, infatti, avevano fatto decadere la repubblica romana, caratterizzata ormai dalla corruzione e non piu’ dai valori imposti dal mos maiorum. In tutto ciò pero’, nell’animo di Catone si trovano ancora quelli che erano gli ideali passati, quali la modestiae, il decorise e il maxumae severitatis.
    Nel corso del medioevo, Sia Virgilio che Catone, furono utilizzati da Dante per la composizione della Commedia, e ricoprono di fatto dei ruoli fondamentali: il primo accompagna il sommo poeta nell’inferno e nel purgatorio, prima di essere sostituito da Beatrice, il secondo invece e’ il guardiano della seconda cantica. In Dante, a differenza da quanto fatto precedentemente da Sallustio, non e’ tanto importante la descrizione storica dei personaggi, ma le allegorie e le figure che da essi ne derivano. Tali personaggi compiono, infatti, un ruolo paradossale per quello che hanno commesso in vita, dal momento che Catone Uticense, come spiega il filologo tedesco Auerbach, rinunciò alla sua vita pur di difendere la propria libertà. Ed è proprio per tale motivo che Dante pone come difensore del purgatorio un suicida, poichè con questa uccisione Catone “prefigura quella libertà cristiana che ora è chiamato a custodire [nel purgatorio] e in vista della quale anche qui egli resiste ad ogni tentazione terrena”, e in questo modo si dimostrò coerente con i propri ideali, difendendo la propria dignità fino alla morte.
    Anche Virgilio, pur essendo considerato un peccatore perché nato prima dell’avvento del cristianesimo e non essendosi quindi avvicinato a tale religione, ricopre, come detto, un ruolo importantissimo per il proseguimento del viaggio di Dante. Secondo Auerbach, Virgilio ricopre tale ruolo perché “egli e’ una guida, poiché tutti i grandi poeti posteriori furono infiammati e ispirati dalla sua opera”. Inoltre, viene scelto da Dante perché, attraverso la composizione dell’Eneide aveva descritto la discesa nel regno degli inferi, conoscendo in questo modo la strada che portava a tale mondo, e ciò dimostra quanto la poesia di Virgilio ispiro’ il sommo poeta. In aggiunta, all’interno della quarta Egloga, Virgilio celebrò la nascita di un bambino che avrebbe inaugurato una nuova età dell’oro, e nel medioevo la nascita di tale puer era vista come l’annunciazione dell’avvento di Gesù Cristo in terra.

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  15. Parte 1

    Catone Uticense, così chiamato per via della città in cui si tolse la vita, è una tra le figure più menzionate nella letteratura classica e ripresa molti secoli dopo dal fiorentino Dante, che volle inserirlo nella sua Divina Commedia.
    Catone quindi compare in molte opere, tra le quali "l'Anticato" scritto da Cesare, in alcune lettere dell' epistolario Ciceroniano e sopratutto nel "De coniuratione Catilinae" di Sallustio, e proprio in quest'ultima abbiamo una vasta serie di notizie sulla sua azione politica.
    Innanzitutto Catone fu un uomo politico vissuto nella Roma repubblicana del I secolo a.c, il quale ricoprì diverse cariche pubbliche, infatti fu questore, tribuno della plebe e infine senatore. In senato si schiera apertamente dalla parte della fazione degli optimates alla quale faceva parte anche Pompeo, del quale fu amico e sostenitore, tanto che allo scoppio del conflitto tra Cesare e Pompeo si schiera con i pompeiani. Sconfitto Pompeo nel 48 a.c a Farsalo, Catone raggiunge la base militare a Utica, dove, una volta saputa della sconfitta de pompeiani a Tapso, si suicida, preferendo così morire piuttosto che perdere la propria libertà politica e sottomettersi a un dictator.
    Nella Congiura di Catilina, Sallustio ci presenta Catone come un uomo potente, che gode di grande stima da parte di tutto il senato, nonchè di un difensore delle istituzioni repubblicane che Catilina, con il suo attentato, voleva sovvertire.
    Da qui nasce il dibattito in senato con Cesare descritto da Sallustio nell'opera. Mentre Cesare chiedeva la grazia per i congiurati, anche perchè facevano parte della stessa fazione politica, ossia dei populares, Catone, fermo sulle sue decisione, ordina che vengano condannati alla pena capitale seduta stante.
    Al discorso di Cesare, più pacato e con un approccio più razionalistico, segue quello dell'Uticense, nel quale attacca veemente non solo i congiurati ma anche il suo interlocutore, accusandolo di una sua ipotetica partecipazione alla congiura; Catone conclude poi chiedendo la pena capitale dei catilinari, per dare un esempio di cosa succede a chi cerca di sovvertire le istituzioni dello stato Romano.
    Dall'opera sallustiana si evince come Catone sia stato un fervo credente dei valori del mos maiorum e che quindi seguiva un vita fondata sul rigore e sul decoro morale e che sopratutto è sempre stato un uomo deciso nel sostenere le proprie idee e nel farle prevalere.

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  16. Parte 2

    Ritroviamo la figura di Catone in un'opera più recente rispetto a quelle dell'età classica, ossia la Divina Commedia.
    In quest'opera Catone viene collogato da Dante nel I canto del Purgatorio, il che è strano visto che Catone è morto suicida, commettendo così un peccato. Dante tuttavia dà una spiegazione sul perchè Catone si trova a guardia del secondo regno: L'Uticense, che prima stazionava nel limbo assieme a Virgilio, è stato "salvato" da Cristo, che dopo la sua morte è sceso negli inferi a salvare i giusti. Dunque il suicidio da lui commesso è stato giudicato da Dante no come un peccato, ma come un gesto per difendere la propria indipendenza politica, e questo gesto dunque è stato riconosciuto da Dante come esempio di virtù e coraggio, per un uomo che è morto per l'unica cosa che amava più della vita stessa, la libertà.
    Per questo motivo Catone lascierà entrare Dante nel Purgatorio, Virgilio gli farà infatti capire che anche lui "libertà va cercando", quella libertà "ch'è si cara" a tutti noi e sopratutto a "chi per lei vita rifiuta" come è successo a Catone, che non aveva altro modo per raggiungerla, se non con la morte.
    Per quanto riguarda il confronto tra Virgilio e Catone, si può dire che il poeta Mantovano veiene presentato da Dante nel I canto dell'inferno in maniera analoga alla presentazione dell'Uticense nel Purgatorio, infatti sia nell'inferno che nel purgatorio, i due intervengono proprio nel momento in cui Dante ha bisogno di aiuto, e inoltre entrambi intervengono mentre Il poeta fiorentino si trova prima ai piedi del colle, nell'inferno, e poi ai piedi del monte. Virgilio però a differenza dell'Uticense accompagna Dante per tutto il suo viaggio attraverso i tre regni assumendo il doppio ruolo della guida, intesa come accompagnatore e come guida spirituale e morale.

    Valerio B.

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  17. Azzurra - parte 1

    Marco Porcio Catone visse nella Roma del I secolo a.C come combattente e uomo politico; strenuo difensore della tradizione repubblicana e dell’autorità del senato, sognava come Cicerone di riportare la Repubblica agli antichi splendori e di conservare quindi questa forma di governo, si schierò dunque dalla parte di Pompeo, nella guerra civile, opponendosi alle aspirazioni tiranniche di Cesare. La figura di Catone è passata alla storia come l’emblema della correttezza, del rigore morale, della giustizia e della libertà, condizione che difese strenuamente togliendosi la vita ad Utica, pur di non cadere sotto la tirannia di Cesare, dopo aver saputo della disfatta dei pompeiani nella battaglia di Farsalo. Fu appunto per questo che gli venne dato il soprannome di Uticense.
    L’Uticense viene ricordato dai suoi contemporanei e nei secoli a venire come uomo integerrimo e incarnazione delle più pure virtù morali: il primo a lasciare una testimonianza scritta della grandezza di quest’uomo è lo storico Sallustio, vissuto nella stessa epoca. Egli utilizza la figura di Catone, nel “De Coniuratione Catilinae”, come rappresentante del mos maiorum, e cioè degli antichi valori ormai smarriti dai suoi contemporanei, la perdita dei quali si è accompagnata alla degenerazione dei costumi che ha portato alla profonda crisi nella quale la Repubblica versa e della quale Sallustio vuole analizzare, nella sua opera, le cause e le conseguenze. La figura di Catone ha dunque la funzione di denunciare la crisi, evidenziandone le cause e richiamando alla mente dei suoi contemporanei gli antichi valori del mos maiorum, dei quali è l’emblema, e viene paragonato a Cesare, che come lui è grande e famoso ma in maniera completamente diversa: <> (De Coniuratione Catilinae 54). Catone è quindi l’incarnazione di integrità, giustizia, intransigenza, modestia e decoro, qualità che lo contraddistinguono e vengono sfruttate da Sallustio in funzione della sua opera.

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  21. Azzurra - parte 2

    Dante Alighieri invece, elogia questa figura non tanto per la sua incorruttibile moralità, quanto per la sua difesa della libertà, che rappresenta <> (Monarchia I IIX 6). Ovviamente quella per cui Catone si toglie la vita è una libertà dal controllo politico, ma Dante non esita ad identificarla con la libertà spirituale e pone l’Uticense, sebbene pagano, suicida e oppositore di Cesare a guardia del purgatorio: <> (Anna Maria Chiavacci Leonardi)
    Catone è dunque il massimo esempio di virtù tra gli uomini prima di Cristo:
    << vidi presso di me un veglio solo,
    degno di tanta reverenza in vista,
    che più non dee a un padre il suo figliuolo.
    Lunga la barba e di pel bianco mista
    Portava, a’ suoi capelli simigliante,
    de’ quali cadeva al petto doppia lista.
    Li raggi delle quattro luci sante
    Fregiavan sì la sua faccia di lume,
    ch’i ‘l vedea come ‘l sol fosse davante.>>

    A simboleggiare la rispettabilità, il decoro e le quattro virtù cardinali, le quattro stelle, prudenza, giustizia, fortezza e temperanza, qualità che si riscontrano anche nella presentazione sallustiana di Catone;

    Citazione (non capisco perché ma mi si cancella sempre questa parte quuindi provo a introdurla così):

    Marzia (la moglie di Catone) piacque tanto a li occhi miei
    mentre ch’i fu’ di là,
    diss’elli allora,
    che quante grazie volse da me, fei.
    Or che di là dal mal fiume dimora,
    più muover non mi può, per quella legge
    che fatta fu quando me n’uscì fora.

    A sottolineare la fermezza e l’incorruttibilità (Purgatorio, canto I vv 31-39; 85-90)

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  22. Azzurra - parte 3

    Sallustio e Dante, seppure utilizzando il suo esempio per scopi differenti e leggendolo l’uno in chiave storica, l’altro in chiave etico - cristiana, designano dunque la figura di Catone con caratteristiche molto simili (quelle sopracitate). L’unica differenza di reale importanza è che il primo Catone è vivo e viene descritto in base al suo essere (umano) e al suo operato, per ciò che Sallustio conosce di lui, tramite i suoi occhi o gli occhi degli altri, mentre il secondo è quasi una figura mitologica, spogliato della sua condizione umana, amplifica al massimo quelle che sono le sue virtù, essendo così ancora più funzionale a Dante per descrivere il suo viaggio spirituale alla riscoperta della luce divina (mentre non lo sarebbe per Sallustio, che da buon romano si serve dell’aspetto pratico della figura di Catone, come emblema di moralità ed esempio da seguire)

    Una figura paragonabile a quella del Catone dantesco, è il dantesco Virgilio: se il primo è il massimo esempio dell’umana virtù (prima di Cristo), Virgilio è il massimo esempio della ragione umana, ha raggiunto nell’Eneide, grazie alla ragione il massimo grado di conoscenza alla quale l’uomo pagano poteva giungere poiché non conosceva Dio: la profezia della nascita di Cristo. Egli dunque è la luce della ragione umana che ha il compito di guidare gli uomini al bene, nei limiti della natura, il “duca”, la guida di Dante nel suo viaggio ultraterreno, ma prima ancora nella sua attività letteraria (“maestro”). I due sono entrambi permeati da un forte simbolismo: Catone rappresenta la difesa della libertà, ed è a guardia della montagna che le anime scalano per riguadagnare tale condizione, non può essere considerato divino e infatti è a guardia di uomini, seppur suicida lo è stato per una causa così nobile che non viene posto nell’inferno; Virgilio simboleggia la ragione, che sempre deve guidare gli uomini, e diviene il “duca” di Dante nel suo viaggio, anche lui non è di natura divina, e perciò non sarà ammesso al paradiso, anche per lui, che dovrebbe giacere permanentemente nel limbo, viene fatta un eccezione alle leggi dell’oltremondo consentendogli di guidare Dante attraverso tutto l’inferno e il purgatorio.
    A differenza di Virgilio, però, Catone è profondamente distaccato dalle vicende delle altre anime, perfino di quella dell’amata Marzia, per la quale in vita avrebbe fatto qualunque cosa, mentre il poeta partecipa dei sentimenti di Dante, e non sempre riesce a fornirgli un solido appiglio, a volte anche lui vacilla. Quindi si può dire che Virgilio, pur appartenendo all’oltremondo conserva una dimensione umana che lo rende forse più apprezzabile della figura di Catone.

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  23. C. MASSARI
    PARTE 1

    La più evidente caratteristica comune tra Catone e Virgilio sta nel fatto che risultano due figure molto importanti in ambito storico, e tra le più note e studiate in quello letterario, esaminate e prese più volte a modello da noti autori: spesso, in Dante ad esempio, appaiono figure più idealizzate che storiche, descritti come modelli, figure che stanno a simboleggiare precise e venerabili virtù umane. È proprio dell’aspetto figurale dantesco che discute Auerbach, celebre critico e filologo tedesco, che concentra la propria attenzione su queste due figure, sottolineando la diversità dei loro compiti: Virgilio, assiduamente presente nella “Divina Commedia” con il ruolo di guida – prima di essere sostituito da Beatrice all’entrata del Paradiso – , e Catone, guardiano del Purgatorio, presentato da Dante nel primo canto del Purgatorio.
    A differenza di molti critici, inoltre, Auerbach non esclude in Dante l’aspetto storico-terreno per concentrarsi solo sulla figura puramente idealizzata, ne rintraccia anzi anche l’aspetto storico e politico. Agli occhi di Dante il Virgilio storico è infatti, contemporaneamente, poeta e guida; questo innanzitutto “perché tutti i poeti posteriori furono infiammati e ispirati dalla sua opera, perché aveva annunciato la venuta di Cristo nella quarta Egloga e perché aveva descritto il regno dei morti, ponendo lui stesso come guida per il regno dei non viventi”, come scrive Auerbach. Inoltre, tanto per comprendere meglio la complessità e completezza dell’analisi figurale, Virgilio non era destinato a fare la guida soltanto come poeta, ma anche come romano e come uomo: egli non possiede solo la bella parola e l’alta sapienza, ma le reali e concrete qualità che hanno portato Dante a prenderlo come modello: “iustitia e pietas”.

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  24. C. MASSARI
    PARTE 2

    Il Catone terreno, invece, che ha rinunciato alla vita per seguire i propri ideali di libertà, può essere identificato come “umbra futurorum”, ovvero come una prefigurazione di quella libertà cristiana che ora egli è ora chiamato a custodire, con lo scopo di resistere ad ogni tentazione terrena. Nel Catone del Purgatorio si parla invece di vera e propria figura, svelata, realizzata - non più di semplice “umbra” - che simboleggia la protezione e l’importanza della libertà: la libertà eterna dei figli di Dio, che disprezzano ogni cosa terrena e credono nella liberazione dell’anima dalla servitù del peccato. È per questo motivo che Catone Uticense viene considerato il modello esemplare di giustizia, virtù, pietà e amore per la libertà.
    Una descrizione completa e articolata di Catone è stata inoltre elaborata da un altro autore importante, Sallustio, che ne evidenzia i principali caratteri in ambito umano, che poi si riflettono su quello politico e storico del tempo. Nel cinquantaquattresimo capitolo del “De Coniuratione Catilinae” Sallustio delinea le caratteristiche di Catone, che si rivela rappresentante e simbolo di qualità e virtù come la severità, rigorosità, la fermezza, il successo nel tentativo di rovina dei malvagi, il decoro, l‘ambizione alla misura. Sallustio scrive: “esse quam videri bonus malebat”: preferiva “essere” che sembrare buono.
    Ognuno di loro incarna quindi precisi ruoli, simili e diversi a seconda degli aspetti analizzati, e simboleggia virtù e qualità universali che rispecchiano l’uomo ideale.

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  25. Marco Porcio Catone,nato nel 95 a.C. e morto nel 46 a.C. ad Utica da cui deriva il nome di Uticense (per distinguerlo dal suo avo Marco Porcio Catone il Censore) è stato un politico romano.
    In politica Catone difese sempre l'ideale repubblicano ed il potere del senato, e fu, perciò avverso a Silla e poi a Catilina. Nel corso della sua carriera si oppose al primo triumvirato (Cesare, Crasso, Pompeo) schierandosi, ai primi decenni della guerra civile, dalla parte di Pompeo. Dopo le sconfitte dei pompeiani a Farsalo nel 48 a.C. ed a Tapso nel 46 a.C. fu esiliato ad Utica, dove si uccise preferendo morire da uomo libero che vivere una vita di prigionia.
    Catone viene sempre descritto come un personaggio incorruttibile e imparziale che viene ripreso in opere di uomini illustri quali lo scrittore italiano Dante Alighieri e lo storico romano Sallustio.
    Quest’ultimo,nella sua opera più celebre il “De Catilinae coniuratione”,rappresenta l’Uticense come il massimo esempio delle virtù del mos maiorum di cui egli si fece sempre garante; era quindi un personaggio positivo per lo stato romano che presentava dei principi etico-politici ritenuti fondamentali per la “res publica”. In quest’opera Cesare,per il suo sostegno al “mos maiorum”,viene posto sullo stesso piano di Catone anche se quest’ultimo giunge a conclusioni opposte; chiede e sostiene infatti la pena capitale per i congiurati.
    La figura di Catone viene delineata anche da Dante nel Purgatorio: a differenza di Sallustio che pone questo personaggio su un piano storico dal quale risaltano dei contorni ben precisi, il poeta italiano lo rappresenta come simbolo di un ideale di integrità morale e di libertà,intesa come capacità (per il cristiano) di scegliere tra il bene e il male. Per Dante la figura di Catone è così importante che sceglie di metterlo come custode del Purgatorio. Ciò è stato oggetto di molte critiche poiché questo personaggio,pagano e suicida,non dovrebbe essere considerato come simbolo del Purgatorio ma dovrebbe stare tra gli spiriti del Limbo o comunque nell’Inferno. Questa scelta è spiegabile mediante l’episodio del suicidio di Catone: egli si toglie la vita per difendere la propria libertà,la stessa che le anime purganti cercano per liberarsi dai propri peccati.
    Un'altra figura di grande rilievo per Dante è quella di Virgilio considerato come l’allegoria della ragione umana che guida il poeta-pellegrino sulla retta via per il raggiungimento della salvezza eterna. Senza di lui Dante non avrebbe potuto compiere il suo viaggio nell’oltretomba e tantomeno scrivere la Commedia senza riferirsi al modello dell’Eneide virgiliana.
    Virgilio e Catone sono quindi due esempi di grande razionalità e moralità a cui il grande poeta fiorentino si è ispirato.

    Alessio P. IV M

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  26. ANILE VALERIO
    Roma è invasa dalle guerre tra Cesariani e Pompeiani, tra Cesare e Catone. I due oltre a ritrovarsi in conflitto sul campo di battaglia, saranno “nemici” in Senato dove discuteranno sulla pena da infliggere ai congiurati di Catilina. Sarà proprio Sallustio, storico romano, che nel “De coniuratione Catilinae” parlerà dello scontro tenutosi tra i due. La figura di Catone e le sue peculiarità verranno evidenziate in questo dialogo, in replica al discorso tenuto da Cesare poco prima. Egli esordisce prontamente marcando la distanza tra lui e Cesare con la frase “Longe mihi alia mens est”, dato che Catone era un fervente oppositore della “clementia” di Cesare. Catone invece propenso a sottolineare la necessità di agire in modo duro onde evitare successivi peggioramenti. Il discorso in senato risulta sorprendentemente forte per coloro che l’ascoltano, i quali vengo spinti dall’oratore ad agire per il bene della res publica e non solo, anche per la loro coscienza morale, rappresentante dello Stato. Catone, diverrà nelle storia “exeplum” di integrità morale e severità dei costumi. Proprio in un momento in cui Roma è colpita da una grave crisi di valori e di costumi, Sallustio riconosce in Catone tutti quei valori oramai perduti, e li inserisce nel ritratto dell’oratore. Tralasciando questo, ciò che renderà davvero importante Catone è il suicidio: riparatosi a Utica, Catone non si uccide per fuggire dalle fazioni cesariane, bensì per simboleggiare tutto quello per cui in terra ha combattuto, la libertà. Dante successivamente nella Monarchia prima e nella Divina Commedia poi, riconoscerà nel suicidio di Catone appunto un esempio dato al mondo di quanto valga la libertà. “preferendo morire da libero che privo di libertà nel restare in vita”. “Emersi dal lungo percorso infernale, Dante e Virgilio sono approdati sulla spiaggia della montagna del Purgatorio”. La prima visione che essi hanno è quella di quattro stelle (le virtù cardinali) e subito dopo quella del “veglio”, simbolo della pienezza naturale e della sapienza, nella virtù e nell’ordinamento dello stato. Catone reo di suicidio e pagano viene posto qui da Dante, per dare un significato storico, oltre a quello ultraterreno della purificazione dell’anima; come viene difatti osservando da Auerbach, il Catone storico, uomo rinunciò alla vita per la libertà, era figura del Catone guida del Purgatorio, così come ogni uomo, dopo la vita diverrà figura di quello che era in vita. Ciò sta a significare che la libertà per cui egli è morto a Utica rappresenterà ciò che lui è portato a “proteggere”,ed ecco cosi spiegato il suo ruolo di guardiano del secondo regno. Come il Catone del Purgatorio fu l’adempimento del Catone storico, Virgilio emblema massimo della ragione umana in terra, avrà il compito nel mondo ultraterreno di guidare Dante nel suo viaggio, come la ragione illumina la strada dell’uomo. Virgilio adempierà al suo compito di guida portando Dante fino alle soglie del Paradiso, salvando il poeta più volte da situazioni complicate. Ciò accadrà durante l’incontro con Catone Uticense. Il duca, cosi chiamato da Dante, renderà onore al guardiano del regno, cosi facendo Dante contrappone cortesia del Mantovano all’austerità dell’Uticense, affermando allo stesso tempo il grande rigore morale che caratterizza le due figure, sia da vivi che da morti.

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  27. Catone uticense è una celebre personalità classica, vissuto a Roma tra il 95 e il 46 a.C. La sua celebrità è dovuta in primo luogo al suo esemplare spirito virtuoso e di osservazione del mos maiorum, in secondo luogo alle motivazioni che lo spinsero a suicidarsi presso Utica, sede dell’ultimo tentativo di scontro con Cesare. Catone apparteneva infatti alla fazione politica che faceva riferimento a Pompeo, acerrimo nemico di Cesare. Quest’ultimo però lo sconfisse nella battaglia di Farsalo e, costretto a fuggire in Egitto, fu proprio lì assassinato a tradimento. Catone, venuto a conoscenza della tragedia, ritentò un attacco a Cesare ma le milizie che portò con se iniziarono ad essere debilitate e a desiderare l’arresa: dopo aver passato le sue ultime ore tra le pagine del Fedone, si uccise per non concedere a tavolino la vittoria ai cesariani. Essendo quindi un esempio di virtù e convinzione nei propri ideali, Catone è citato, descritto, elogiato, ammirato, in una grande quantità di opere letterarie, anche secoli e secoli dopo la sua morte. In particolar modo è interessante fare un confronto tra come illustra la sua figura un suo contemporaneo, Sallustio, e Dante, circa tredici secoli dopo. Nella descrizione dei processi e delle vicende legate alla Congiura di Catilina di cui si occupò largamente Sallustio, si trova riferimento a discorsi e caratteristiche di Catone Uticense. Questo perché funzionalmente alla critica mossa da Sallustio, la figura di Catone poteva essere inserita come ulteriore esempio di ‘vir bonus’, per dirla alla ciceroniana, che non si piegava al vento di corruzione che dilagava a Roma in quel secolo, bensì lo contrastava. Sallustio descrive il politico ponendolo in contrasto con Cesare, suo protettore e amico di grande stima, evidenziandone le caratteristiche contrastanti però volte in tutte e due i casi al bene della res publica. La synkrisis che fa Sallustio è esplicitazione di quanto Catone fosse stimato e riconosciuto come la personificazione di integrità morale, virtù e intransigenza di fronte al mos maiorum. “Preferiva essere che sembrare buono”. Inoltre lo storico riporta il discorso di Catone contro i congiurati, esprimendo la volontà di condannarli a morte, al contrario di ciò che aveva deliberato Cesare. Il tradizionalismo che si scontra con il progressismo: due vie differenti di porre rimedio alla ferita inferta allo Stato in quel periodo di disagio. Similmente a Sallustio, anche Dante giudicava di trovarsi in un periodo torbido e stagnante della storia italiana. Per questa ragione la sua celeberrima, elogiatissima, infinita opera è un quasi continuo riferimento alla situazione politica di Firenze del ‘300. Ad ogni modo è presente anche qui la figura di Catone Uticense, guardiano della porta del Purgatorio. E’ stato messo lì nonostante fosse un suicida perché fu uno dei più grandi esempi di integrità morale, e il suicidio ebbe come scopo il non voler cedere davanti al calpestamento di tutto ciò per cui aveva lottato fino a quel momento: la dimensione ultraterrena è infatti per lui il compimento di ciò che non aveva potuto completare in vita. Dante lo descrive come un uomo anziano con una lunga barba bianca che all’arrivo di lui e Virgilio gli domanda sospettoso come avessero fatto a fuggire dall’inferno, se fossero cambiate le leggi divine. Risponderà Virgilio, dicendogli che erano stati mandati da Beatrice. Già nel Purgatorio si può intravedere un parallelismo tra Catone e Virgilio poiché sono entrambi guardiani, uno della porta del Purgatorio, l’altro del cammino di Dante all’interno dei tre regni celesti. Infatti entrambi rispecchiano un modo di affrontare la realtà attraverso la ragione, il rigore, e la tradizione (Catone nei confronti del mos maiorum, Virgilio di Dio). “..degno di tanta reverenza in vista, che più non dee a padre alcun figliuolo.

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  28. CORARELLI FEDERICO
    Virgilio e Catone sono du tra le più importanti personalità della Roma del | secolo a.c.
    L'uticense e Virgilio sono legati da vicende storico-politiche riguardanti la disputa politica tra Cesare e Pompeo; il primo è passato alla storia per il celebre suicidio in seguito alla presa di potere di cesare,mentre il secondo,divenne uno dei massimi esponenti della poesia romana.
    Entrambi sono presi come esempio per le loro virtù,tanto che molte opere li vedranno protagonisti...un esempi su tutti lo fornisce " La Divina Commedia " ,dove Dante lo pone come guida..mentre Catone importante uomo politico del suo periodo,che verrà citato in molte opere dai posteri.
    Catone viene inoltre posto a guardia del purgatorio poichè nella vita reale fu un esempio di uomo disposto a morire per i propri ideali.presentandosi come difensore estremo della res pubblica e dei valori di ogni persona,divenendo una sorta di coscienza morale.Il suicidio nella concezione cristiana della vita è considerato peccato,per tanto risulta singolare il fatto che Dante gli dia la possibilità di salvarsi eternamente,non confinandolo tra i dannati,poichè innanzitutto seguiva gli ideali della filo stoica,ed in secondo luogo il suo suicidio venne interpretato come sacrificio simboleggiante il proseguimento della vita.
    Confrontando la fig. del Catone storica e ultraterreno,risulta importante sottolineare che la figura ultraterrena risulta essere completamento morale di quella terrena,poiche' nel regno dei cieli si verifica ció che era iniziato nella realtà.In maniera affine,nel corso del poema dantesco,viene fornito un ritratto di Virgilio completo,dove il poeta viene rappr. come simbolo della ragione umana che conduce gli uomini sulla retta via.
    L'incontro tra i due nel poema avviene nel | cantica del purgatorio,dove in segno di umiltà e riverenza,il poeta latino si inginocchia davanti alla figura simbolo dell'integrita morale,Catone, caratteristica che si ritrova anche nella personalità di Virgilio.

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  29. Silvia Venturini
    Le figure di Catone e Virgilio vengono utilizzate da Dante e Sallustio come esempi di una vita giusta che segue una morale corretta e rispettossa di sè e della società in cui si vive.
    Nel De coniuratione Catilinae, Sallustio utilizza la figura di Catone, detto Uticense in nome della città in cui si suicidò per la sua libertà, come personaggio esemplare della società romana del tempo. Questo per Roma era un periodo di decadenza e instabilità a causa della ormai diffusa corruzione delle cariche pubbliche; invece Catone pur vivendo in questo periodo così complesso crede ancora fortemente nell'antica tradizione del mos maiorum, che comprende il valore militare, l'austerità dei comportamenti, il rispetto delle leggi, e ciò lo porterà ad essere considerato un uomo saggio e degno di rispetto; per questo motivo anche Dante inserisce questo importante personaggio storico e figura di grande spicco della decadente res publica romana, ponendolo proprio all'inizio della seconda delle tre cantiche di cui è composta la sua famosissima opera, la Divina Commedia, a guardia della montagna purgatoriale. Nonostante Catone sia un suicida non viene collocato da Dante nell'Inferno proprio perchè condusse una vita così rigorosa da dover essere ammirata, che fu illuminata dalle quattro virtù cardinali: prudenza, giustizia fortezza e temperanza; e che vengono riportante nel Pugatorio con l'illuminazione del suo volto.
    Anche Virgilio nonostante il suo credo pagano non viene inserito nell'Inferno perchè viene considerato da Dante come un modello da seguire sia in ambito letterario, infatti si ispirò alla sua opera l'Eneide per scrivere il suo grande componimento, e poi anche perchè dal punto di vista della condotta di vita rientra nei principi di una moralità che poi sarà alla base proprio della religione cristiana; questi sono anche i motivi per i quali Virgilio rappresenta la ragione umana e viene scelto da Dante come giuda suprema nel suo duro viaggio nei primi due regni; la figura di Virgilio ha dunque una molteplice valenza: guida letteraria, guida nella vita terrena e guida nel mondo ultraterreno.

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  30. Parte 1)

    Marco Porcio Catone (Marcus Porcius Cato) nacque a Roma nel 95 a.C. Fu un rappresentante dell’ala conservatrice del senato romano oltre ad essere un importante storico, molto apprezzato anche in età adrianea.
    Scrisse le sue opere in latino in un momento in cui Roma era diventata cosciente del suo ruolo fondamentale di città guida, culla di tradizioni poco dopo aver terminato il processo di unificazione italica.
    Così scrisse la prima opera storiografica in lingua latina “Origines” in cui mise a punto una sorta di riassunto della storia italica, un’immagine da lui designata che poi diventerà un paradigma di riferimento per tutta l’epoca repubblicana ed imperiale.
    Catone era un accanito sostenitore del mos-maiorum e questa sarà l’immagine che passerà di lui alla storia, facendone un “exemplum” di morale ed etica per gli anni a venire: incarnò infatti le virtù del perfetto cittadino romano. Scrisse a proposito di etica anche una serie di precetti morali in cui denotava i comportamenti che il cives romano doveva apprestarsi a seguire.
    Di lui rimane nota la frase: “conosci bene l’argomento, le parole verranno”, concetto che sarà ripreso e portato come manifesto della sua arte oratoria da Cicerone stesso.
    Si dice addirittura che egli abbia individuato per primo l’espressione “vir bonus, dicendi peritus” (uomo buono, esperto nel dire) espressione che sarà poi il cardine di tutta la letteratura romana a seguire.
    Catone quindi esaltò l’attività oratoria che lui stesso praticò con oltre 150 discorsi pronunciati ed al contempo l’attività di imprenditore al quale il bravo romano doveva essere dedito.
    Il romano “doc” non si doveva occupare di intermediazioni commerciali, ma era colui che gestiva i grandi fondi e li faceva fruttare.
    Fu un uomo di profonda cultura, nemico di ogni azione disonesta e sempre pronto ad opporsi a chi faceva del male.
    Era un accanito sostenitore della fazione pompeiana ed acerrimo nemico di quella cesariana: in seguito alla sconfitta dei primi nella battaglia di Farsalo (48 a.C) e la morte di Pompeo stesso, consumò il suo celebre suicidio ad Utica nel 46 a.C. Si dice che morì senza amici( sembra che non sorridesse mai), ma ricco delle virtù che incarnava è giunto fino a i nostri giorni come simbolo di integrità morale e dei fervidi valori da lui rappresentati.
    Subito dopo la sua morte Cicerone scrisse un elogio in suo onore in cui andava direttamente ad attaccare la figura di Giulio Cesare, nel quale l’Uticense riconosceva il più fervido nemico della libertà.

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  31. Parte 2)

    Sallustio lo inserirà nel suo “De Coniuratione Catilinae”: in particolare notiamo la replica di Catone al discorso che era stato pronunciato da Cesare in Senato e il ritratto comparato sempre tra il Dictator e l’Uticense.
    Catone si presenta come “la coscienza morale della Repubblica”, contro il pragmatismo e il riformismo di Cesare, preferendo un politica intransigente e tradizionale.
    Pur non prendendo apertamente posizione in materia nella comparazione tra i due si sente come Sallustio nutra una nostalgia per quel passato glorioso di Roma a cui appartiene Catone e per quei valori che l’Uticense evoca.
    Tanta appare l’ammirazione per Catone, per la sua integrità di vita, per la sua dignità.
    Così nel contesto di una situazione particolarmente dura e drammatica per i cives romani, in cui libertà e vita sono in gioco lo storico di Amiterno sente la necessità di esaltare una figura come quella dell’Uticense, sottolineandone inoltre l’ironia, l’aggressività ed il piccante sarcasmo, tutti funzionali ai suoi discorsi.
    Virgilio stesso, autore di età augustea, inserirà nell’Eneide la figura di Catone tra i grandi nomi che hanno dato vita a quel modello perfetto che è lo stato romano: nell’ambito di un indimenticabile excursus storico, fin dalle fondazioni di Roma, Virgilio si chiede “Quis te, magne Cato, tacitum aut re, Cosse, relimquat?” quindi chi lascerebbe mai te in silenzio magnanimo Catone? Chi potrebbe non parlare di te ai posteri? Tutt’altro che marginale è la presenza dell’aggettivo “magne” tradotto dai più con magnanimo: a significare come anche per Publius Vergilius Maro l’Uticense era un modello di integrità morale.
    Così in un susseguirsi di uomini illustri incontriamo Catone uno tra i grandi che si è battuto per la sua patria.

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  32. Parte 3)

    È passato alla storia come esempio di supremo difensore delle libertà politiche e repubblicane fino a giungere ai nostri giorni passando per il trecento dantesco: il sommo poeta fiorentino lo porrà come guardia del Purgatorio all’interno della Divina Commedia.
    Lo presenta come un vecchio solitario che ispira reverenza, autorevolezza e rigore, dai capelli lunghi e brizzolati e dalla lunga barba: è come se Dante sentisse di avere davanti a lui il Sole.
    Il poeta nella seconda cantica descrive il percorso che alcuni peccatori pentiti compiono, come esuli col cuore di chi torna alla propria patria che è rappresentata dalla fede.
    Si compone come un ritorno a casa (dio, la salvezza) ed il grande tema biblico dell’esodo è qui presente: l’uomo che si libera dal male ed agogna il ritorno a Dio.
    Tutta la vicenda deve essere letta in termini di rappresentazione “figurale”: nell’universo dantesco il mondo terreno è funzionale al mondo ultraterreno, cosicché si generano due piani quello della realtà “oggettiva” e quello della proiezione ideologica di tale realtà.
    Quest’ultimo risulta quello da prendere in considerazione, perché tutta la vita sulla terra deve poi essere proiettata nell’aldilà acquisendo in questa forma ultima significato e valore.
    Quindi gli avvenimenti contingenti non sono autonomi, ne autosufficienti, ma assumono valore solo se legati al piano della trascendenza; la mera vita terrena è solo una prefigurazione di quello che poi verrà nel mondo celeste.
    La prospettiva temporale terrena non è che una traccia provvisoria della realtà temporale di Dio.
    Per questo Catone, la cui vita è stata nel segno della libertà, era già di per se una figura che poi viene svelata nel “Catone” del Purgatorio fino a diventare una “figura futurorum”.
    Notiamo come Sallustio si concentrò maggiormente sul suo trascorso storico (da buon storico il quale era) e come Dante invece rilegge la sua vicenda in chiave etico- cristiana: elevandolo così a simbolo della morale cristiana, dei figli di Dio che disprezzano i meri beni terreni per auspicare all’eterna libertà dell’anima.
    A fronte di quanto già ampiamente trattato prima possiamo concludere che Dante riprende quest’immagine dell’Uticense dai maggiori scrittori romani tra cui figurano anche Lucano, Seneca, Valerio Massimo: egli in tutti questi autori occupa una posizione di superiorità ed imparzialità.
    Virgilio lo inserì anche all’interno dell’VIII libro dell’Eneide in cui scrisse: “secretosque pios, his dantem iura Catonem” (disparte si trovano le anime dei giusti, a cui dà legge Catone) Aen. VIII, v.670 .


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  33. La figura di Marco Porcio Catone, scrittore e politico del I secolo a.C, viene analizzata attentamente dallo storico Sallustio nella sua opera “La congiura di Catilina”; in particolare viene apprezzato e elogiato il suo grande attaccamento ai mos – maiorum, come a ricordare l’età dell’oro della Roma antica.
    Prima di essere un grande uomo politico Catone fu un valoroso cittadino, egli infatti credeva fortemente nei valori , nei costumi e nelle tradizione romane, tanto da mettersi contro Giulio Cesare che,superato il numero di elezioni annuali consentito, fu giudicato da egli come un “traditore”. Il conflitto tra i due viene approfondito da Sallustio che racconta anche del suicidio di Catone ad Utica, gesto visto dallo storico come grande segno di libertà intellettuale e rivendicazione del proprio pensiero politico. Il suicidio fu infatti causato dal rifiuto dell’ imposizione di un ideale politico che Cesare imponeva ai Pompeiani. Pertanto dal racconto di Sallustio si evince un Catone dalla personalità molto forte e determinata, pronto a tutto per difendere i propri ideali, quelli che come ci ricorda lo storico appartengono alla Res- publica romana tanto ambita e rimpianta.
    La stessa importanza viene data a Catone da Dante che sorprendentemente posizionerà il suicida e pagano nel purgatorio, nel regno in cui regna la misericordia e il perdono,dove vige la speranza del cambiamento e della “salvezza eterna”. La scelta di Dante che potrebbe sembrare incoerente e paradossale è invece carica di un forte significato simbolico: infatti anche il poeta, autore della Divina Commedia, sottolinea il grande valore, la grande determinazione nel portare avanti le proprie convinzioni per il bene proprio e soprattutto della collettività, che Catone dimostra di avere.
    Nel primo canto del purgatorio si descrive la figura di Catone come lluminata da quattro stelle, rappresentati le quattro virtù teologali: prudenza, giustizia, fortezza e temperanza; ad avvolare ancor di più il rispetto e la stima che Dante ripone nello scrittore, tanto da impiegarlo come guardiano delle anime del purgatorio. Vi è quindi un dialogo tra due figure molto importanti: Virgilio e lo stesso Catone; dal quale si nota una sorta di analogia tra i due: uno posto da Dante come guardiano del purgatorio, l’altro come guida del percorso conoscitivo dello stesso autore della commedia, governati entrambi dalla ragione .

    Sara Giancola

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  34. Perla
    La figura che andiamo ad analizzare si colloca in un momento molto delicato della storia romana; siamo nel primo secolo a.C, periodo di grande tensioni, di conflitti come quello tra Cesare e Pompeo.
    Catone Uticense, politico romano che si schiera dalla parte dei pompeiani contro i cesariani, è una figura molto importante di cui ci parleranno sia Dante, sia Sallustio, seppur in maniera simile ma diversa.
    Sallustio ce lo presenta nel “De coniuratione Catilinae” quando prende parola in senato in risposta e opposizione a Cesare. Aprì il suo discorso proprio con una frase che sottolinea le diversità delle loro posizioni “Longe mihi alia mens est”, Catone si opponeva infatti al concetto di “Clementia” che era professato invece da Cesare, affermando proprio che se non si fossero prese misure più drastiche, quali erano volute anche dalle antiche usanze, non si poteva dire di aver effettivamente eliminato il problema.
    Fu un discorso che ebbe molto impatto sul senato sia per il modo in cui fu pronunciato, sia per le tesi che espose: affermò infatti che i congiurati avevano messo in serio pericolo le istituzioni di Roma e per questo non potevano rimanere impuniti.
    Seguitando la lettura Sallustio fornisce una descrizione della figura di Catone, in relazione a quella di Cesare, affermando che entrambi furono grandi uomini, modelli da prendere come esempi di vita, Cesare per la sua umanità, mentre Catone per il rigore che egli dimostrò anche in un periodo di grande crisi dei costumi e dei valori come quella che si stava vivendo in quel dato periodo.
    Se Sallustio basa il suo racconto soprattutto sul comportamento e l’approccio che Catone ebbe nella vita, Dante nel parlarcene si baserà soprattutto con l’approccio che esso ebbe con la vita, soprattutto focalizzò la sua attenzione nel suicidio compiuto da Catone, suicidio compiuto non tanto per non essere catturato dalle milizie dei cesariani, ma per amore della libertà.
    Il gesto che compie, per quanto possa risultare estremo, viene molto apprezzato da Dante, il quale lo ammira perla sua integrità morale. E’ questo il principale motivo per cui, nonostante fosse pagano e peccatore di suicidio non troviamo Catone nell’Inferno della “Divina commedia” con tutti gli altri pagani o suicidi, ma lo troviamo nel primo canto del purgatorio, a guardia di questo, illuminato dalle 4 stelle che simboleggiano le 4 virtù teologali.
    Come Virgilio, che fu una delle figure di riferimento per la ragione e la sapienza nella vita terrena, nella Commedia ricopre il ruolo di guida spirituale e intellettuale di Dante, Catone, che ha sacrificato la sua vita terrena per la sua libertà, diventa l’emblema della giustizia, del rigore morale e della virtù.

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  35. Catone Uticense fu un importante uomo politico della prima metà del primo secolo a.C , noto non solo per le sue azioni politiche ma anche per le numerose apparizioni in letteratura. Due tra le più importanti sono quelle nel De coniuratione Catilinae di Sallustio e quella nella seconda cantica della Divina Commedia di Dante e nonostante il soggetto sia lo stesso le motivazioni che hanno portato questi autori a renderlo parte delle loro opere e le angolazioni dalle quali sarà descritto sono completamente differenti. Nel primo caso la sua figura è analizzata in relazione a quella di Cesare: Sallustio li ritiene molto simili per nascita, eloquenza e grandezza d'animo "sed alia alii" e mentre l'uno è stimato per la sua somma rettitudine ed incorruttibilità , l'altro lo è per la sua liberalità e munificenza. Infatti l'Uticense, sulla scia del prozio Catone il Censore, in politica difese sempre l'ideale repubblicano ed il potere del senato,; nella maturità si oppose al primo triumvirato (Cesare, Crasso, Pompeo) schierandosi, nei
    primi decenni della guerra civile, dalla parte di Pompeo e dopo le sconfitte dei pompeiani a Farsalo ed a Tapso fu esiliato ad
    Utica, dove si uccise in nome della libertà; saranno proprio le ragioni che hanno portato Catone a suicidarsi che porteranno poi Dante a decidere di inserirlo ai piedi del monte Purgatorio come suo custode. Perchè, potrebbe chiedersi qualsiasi lettore, si merita di godere di tale collocazione sebbene sia stato in vita suicida, anticesariano e , per di più, pagano?? Le risposte sono diverse, innanzitutto va considerato un
    dettaglio di importanza non indifferente:Catone non si uccise per motivi personali, futili ed egoistici, ma
    per dare un esempio di amore per la libertà e questo suo agire lo portò poi non solo ad essere descritto come garante del Purgatorio, ma e diventare l'emblema dello stesso.Preferendo la morte alla rinuncia di quella libertà politica di cui Cesare aveva privato ogni pompeiano, è legittimo che sia messo tra tutte quelle anime penitenti che non aspirano ad altro che alla libertà dai propri peccati.
    Un'altra giustificazione a questa scelta è che anche Virgilio aveva assegnato a Catone il ruolo di custode dei Campi Elisi ed egli oltre ad essere l'allegoria della ragione umana , è pure stato il più importante maestro di vita e d'arte del suddetto Alighieri; ai suoi occhi è visto inoltre come inconsapevole profeta di una nuova età dell'oro all'insegna della cristianità e com'è stato una guida per lui in vita , gli farà da guida anche per buona parte del suo cammino nelle tre cantiche, in modo che Dante possa portare all'interno della sua opera colui sulle quali pagine si è formato, poeta per eccellenza, ancor più di quanto abbia potuto fare nella vita di ogni giorno.
    Chiara Merolla

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