martedì 8 gennaio 2013

-Aristo è riuscito a dare un ordine al reale?

Tema soggettivo

41 commenti:

  1. Andrea Renzetti
    Per rispondere a questa domanda bisogna analizzare il pensiero di Ariosto riguardo la concezione e la rappresentazione del reale. Egli cerca durante il suo percorso da letterato e da studioso di ricostruire nelle sue opere, in particolare nell’Orlando Furioso, una rappresentazione più veritiera possibile del reale. Per far questo egli pone su due piani paralleli ciò che è frutto della fantasia e dell’immaginazione e ciò che invece fa parte del possibile,dell’imprescindibile e rappresenta la quotidianità. Queste due sfere, quella del possibile e quella del fantastico, che possono sembrare in opposizione ed escludere una l’altra, costituiscono invece per Ariosto il quadro della realtà nel suo complesso. Per l’autore infatti l’invenzione fantastica e il ricorrere a tutto ciò che si può immaginare non costituisce una fuga dalla realtà, ma è un espediente per rappresentare le infinite possibilità del reale. La fantasia e l’irreale non servono neanche come spiegazione dei fenomeni che l’uomo non riesce a comprendere e a decifrare, ma affiancano la realtà effettuale nella rappresentazione delle infinite sfaccettature della vita. Per accostare in questo modo le due sfere Ariosto si serve di uno stile caratterizzato dalla “medietà”che riprende l’aura mediocritas del poeta romano Orazio: l’autore rifiuta le forme estreme e si serve di forme ponderate tese all’equilibrio e alla leggerezza. Questo sguardo volto alla realtà è una delle basi per il distacco critico che è tipico dell’autore e per l’ironia che contraddistingue il suo stile. Questa sua interpretazione del reale viene rappresentata nella sua opera di maggior rilievo:“l’Orlando Furioso”. Nell’Orlando Furioso infatti immagini fantastiche, frutto dell’immaginazione, si fondono ad elementi dell’imprescindibile e del possibile. Il poema incarna gli elementi del caos e del disordine e l’opera è in continuo movimento: la trama è un conseguirsi di vicende che sembrano non avere ne inizio ne fine, e le strade dei personaggi si intrecciano per poi separarsi di nuovo. Calvino parla di una “proliferazione di episodi da episodi” e di “un movimento errante della poesia”ma egli riconosce che “il poema serve da definizione o emblema per la società dei suoi lettori presenti e futuri, per l’insieme delle persone che parteciperanno al suo gioco, che si riconosceranno in esso” . Ed è con grande astuzia che Ariosto si serve di un grande numero di personaggi, di situazioni, di ambienti e di vicende per ricostruire la complessità del reale. La varietà in Ariosto costituisce dunque un nuovo e personale modo di vedere il mondo, una visione più complessa e più ampia che deve tener conto anche del fantastico e dell’immaginazione. Detto ciò ritengo che Ariosto riesca a ricostruire una rappresentazione del reale più veritiera possibile, che non si fermi solo all’effettuale e l’imprescindibile ma che comprenda anche l’immaginazione e la fantasia che sono il frutto della nostra mente.

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  2. non CONSEGUIRSI....ma susseguirsi
    ne inizio ne fine...ne con l'accento!
    Detto ciò ritengo che Ariosto riesca a ricostruire una rappresentazione del reale più veritiera possibile, che non si fermi solo all’effettuale e l’imprescindibile ma che comprenda anche l’immaginazione e la fantasia che sono il frutto della nostra mente....ok..avresti potuto ampliare la considerazione che anche la fantasia sia parte del reale ....
    per il resto bene!!

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  3. non CONSEGUIRSI....ma susseguirsi
    ne inizio ne fine...ne con l'accento!
    Detto ciò ritengo che Ariosto riesca a ricostruire una rappresentazione del reale più veritiera possibile, che non si fermi solo all’effettuale e l’imprescindibile ma che comprenda anche l’immaginazione e la fantasia che sono il frutto della nostra mente....ok..avresti potuto ampliare la considerazione che anche la fantasia sia parte del reale ....
    per il resto bene!!

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  4. Kristian Galanti
    Ad Ariosto vengono attribuite due diverse interpretazioni nel corso della tempo inerenti al suo modo di relazionarsi con la realtà circostante e con la sua opera: la prima, precedente al ‘900, proponeva la figura di Ariosto come un poeta equilibrato in grado di distaccarsi dalla realtà con il suo “poema di evasione”; mentre la seconda, formulata da critici contemporanei del calibro di Calvino o Caretti, riusciva a spiegare come l’effettivo distacco formale ed equilibrio che caratterizzavano il testo di Ariosto fosse dato dalla consapevolezza di una realtà molteplice ed irrazionale nella quale è difficile districarsi. Così facendo, il Furioso si pone come un continuo districarsi tra caso fortuna e virtù, quasi a richiamare le tematiche machiavellesche. L’amore descritto dal Boiardo, che è punto di connessione con il Furioso di Ariosto, diviene in tal senso semplicemente una delle molteplici forme in cui si manifesta la casualità.
    Proprio perché rimane pur sempre viva l’intenzione di Ariosto di modellare razionalmente la realtà, si possono riconoscere nel corso dell’opera alcuni tratti essenziali in grado di farci capire che egli riesca formalmente nel suo intento, ovvero quello di razionalizzare la molteplicità della realtà contingente. Primo esempio, in grado di farci comprendere questa sua riuscita, è l’intreccio alla base della trama. Il Furioso, se letto di primo impatto, si presenta come un poema composto da più episodi fortemente intrecciati tra di loro tanto da non comprendere, alla fine del racconto, quale sia il vero filo narrativo conduttore della vicenda. Ma è proprio qui che interviene l’autore. Da questa situazione paradossale, Ariosto tira fuori il vero e proprio spirito del Furioso che è un’analisi della capacità dell’uomo di districarsi nelle difficoltà e irrazionalità del caso. I destini che si incrociano, le storie connesse tra loro ed i vari personaggi sono figure della necessità di riordinare la realtà da parte di Ariosto: nonostante la complessità dell’intreccio narrativo, il lettore riesce a capire come si svolge la storia proprio perché l’autore è “regista-ordinatore” della realtà.
    Altro esempio fondamentale è inerente al caso del mago Atlante. Nella creazione di questo immenso palazzo, che ha come fine ultimo quello di far smarrire anche i più valorosi paladini, si può riconoscere come un intento ordinatore all’interno del poema stesso; si potrebbe dunque parlare di una ricerca dell’ ordine all’interno della ricerca stessa. La caratteristica che però differenzia Atlante ed Ariosto è la capacità di riuscita nel proprio intento. Mentre Astolfo riesce ad interrompere l’incantesimo del perfido mago e quindi Atlante viene sconfitto nel suo intento ordinatore, Ariosto, servendosi dell’ironia, assume un vero e proprio distacco critico nei confronti della narrazione che gli permette di mantenere sempre una costante lucidità nei confronti della realtà che costituisce gli eventi del poema. Si sviluppa quindi una “aurea mediocritas” nel poema di Ariosto, una “medietà” che va intesa come giusto equilibrio e rapporto tra il possibile, la realtà come potrebbe essere, ed il reale, ovvero l’effettiva realtà storica: questi due aspetti sono dunque posti sullo stesso piano e ciò che ne risulta è il ritratto ordinato in tutte le sue sfaccettature della natura umana.


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    1. è l’intreccio.
      da più episodi fortemente intrecciati tra di loro ...episodi apparentemente confusi tra loro...
      di questo immenso palazzo ... di un immenso palazzo
      ...ritratto esauriente del divenire e delle modalità di reazione ad esso della natura umana in tutte le sue sfaccettature.

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  5. Ludovico Ariosto è ritenuto uno dei più importanti poeti e commediografi italiani , autore di un famoso poema “ Orlando Furioso”.
    “…Il Furioso è un libro unico nel suo genere e può- quasi direi deve-essere letto senza far riferimento a nessun altro libro precedente o seguente; è un universo a sé in cui si può viaggiare in lungo e in largo , entrare, uscire e perdercisi…” cit. Italo Calvino ; dalle parole di Calvino si comprende subito la grande capacità di fare poesia da parte di Ariosto , il quale scrivendo permette al lettore di fare un viaggio in una realtà caratterizzata dalla MEDIOCRITAS.
    Con la mediocritas si ha una armonia nello stile , tale armonia viene evidenziata anche da Croce : le varie sfaccettature dei comportamenti e delle abitudini dell’essere umano rendono vario lo stile dell’opera.
    Per Aurea mediocritas si intende la giusta misura che rende il racconto armonioso; infatti Ariosto nella sua poetica pone molta attenzione sulla descrizione della realtà:
    ritenuta come l’interesse per la quotidianietà dell’essere umano e anche per tutto ciò che può essere possibile , in altre parole la fantasia e la capacità di immaginare.
    Infatti per Ariosto la fantasia ha il ruolo di accentuare alcuni azioni del reale affinchè vengano ricordate e per non farle rimanere comuni , quindi senza un significato profondo .
    Si può dire quindi che Ariosto è in cerca di un equilibrio , dettato da un disordine sociale esterno come il sacco di Roma e la stressante crisi economica che coinvolge tutta la popolazione.
    Quest’ultima ricopre un ruolo fondamentale nell’economia del poema perché data la presenza di vari personaggi considerati come “tipi” e non protagonisti definisce come la popolazione è il vero protagonista e ,unita, forma una storia intrecciata che grazie alla figura dell’autore riesce a seguire una linea logica.
    Si può dunque affermare che il poeta mette ordine alle varie innovazioni portate dalla fantasia affinchè la descrizione del reale sia più veritiera possibile , come è avvenuto nell’Orlando Furioso e soprattutto questa scelta di posizionare l’immaginazione al centro di tutto insieme al momento storico è da ritenere un primo passo in avanti fatto dall’uomo rinascimentale.

    D'ARCH riccardo

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    1. commediografo non mi sembra appropriato

      un famoso poema “ Orlando Furioso”....conosciuto da tutti come autore dell'Orlando Furioso

      viaggio in una realtà realizzata attraverso la MEDIOCRITAS stilistica

      molta attenzione sulla descrizione della realtà..... sulle modalità di descrizione...

      ritenuta come l’interesse per la quotidianietà dell’essere umano e anche per tutto ciò che può essere possibile , in altre parole la fantasia e la capacità di immaginare. ??? che vuoi dire

      un equilibrio , dettato da un disordine CHE SENTE ASSENTE A CAUSA DI UN DISORDINE ....DI CUI SONO ESEMPIO EVIDENTE ....

      personaggi considerati come “tipi” e non protagonisti definisce come la popolazione è il vero protagonista .. CHE VUOI DIRE??? HAI CAPITO COSA SIGNIFICA CHE I PERSONAGGI SONO TIPI E NON PROTAGONISTI???

      Si può dunque affermare che il poeta mette ordine alle varie innovazioni portate dalla fantasia affinchè la descrizione del reale sia più veritiera possibile , come è avvenuto nell’Orlando Furioso e soprattutto questa scelta di posizionare l’immaginazione al centro di tutto insieme al momento storico è da ritenere un primo passo in avanti fatto dall’uomo rinascimentale.....CERCA DI RISCRIVERE QUESTO PERIODO....

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    2. stampa i tuoi compiti e fai per iscritto le correzioni ...poi cerchiamo un giorno (possibilmente un martedì o un mercoledì) in cui fermarci a scuola per vederle insieme con un po' di tranquillità.

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  6. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  7. Ludovico Ariosto è stato uno tra più grandi autori italiani del rinascimento che con le sue opere, con il Furioso in particolare, è riuscito a dare una svolta alla poesia cavalleresca e ai canoni della letteratura dell' epoca.
    Uno dei punti più importanti del suo nuovo modo di fare poesia vi è la grande attenzione alla rappresentazione della realtà, che troviamo sopratutto nella sua opera più famosa, "L'Orlando Furioso".
    Questa caratteristica si manifesta in due modi principali, quali il reale, ovvero la realtà attuale o che è storicamente avvenuta, e il possibile, intesa come la realtà che potrebbe essere che quindi fa parte della fantasia e dell'immaginazione.
    Entrambe le sfere del fantastico e del reale sono secondo Ariosto due aspetti della stessa realtà e non sono discordanti come si potrebbe immaginare, infatti la fantasia non è intesa come qualcosa che non fa parte della realtà o che si distacca da essa, ma rappresenta l'infinita delle cose possibili, perchè qualunque cosa possa essere immaginata è possibile.
    Nel furioso questi due diversi aspetti coincidono grazie all'uso della medietà, intesa come la giusta misura o equilibrio che dona un'armonia e leggerezza alla sua poesia. Questa caratteristica stilistica è ripresa dall'autore dall'aurea mediocritas utilizzata dal poeta latino Orazio grazie alla quale rappresenta il reale. Questa sua attenzione alla realtà è fondamentale per il distacco critico e per l'ironia da lui privilegiata in molte altre composizioni, come le Satire e le Rime.
    Per quanto riguarda il Furioso il reale si cerca di raggiungere attraverso l'uso dell'espediente dell'entrelacement, ossia l'intreccio, e della varietas, intesa come la varietà delle vicende seguite dall'autore che fa intrecciare tra di loro per far incontrare i numerosi personaggi dell'opera, che quindi risulta dominata dal movimento, che risulterà poi errante perchè i vari personaggi non raggiungeranno mai i loro obbiettivi, altro importante fattore che incrementa il realismo dell'opera.
    Quindi si può dire che è proprio questo movimento continuo presente nell'opera, che sembra non avere inzio nè una fine ad renderlo reale; l'opera poi si apre con angelica che corre in sella al cavallo che in questo modo introduce immediatamente il tema del movimento che viene poi alimentato dalla continue quetes, ossia le ricerche di qualcosa fortemente desiderata, quindi a dare vita a questo muoversi in modo errante altro non è che il desiderio dei vari personaggi.
    In conclusione penso che Ariosto riesca dare un ordine al reale nell'opera attraverso queste caratteristiche, ma la cosa che colpisce di più è ci riesce non si limitandosi solo a descrivere vicende reali appartenenti alla quotidianità, ma anche inserendo avvenimenti e creature appartenenti alla sfera del fantastico.

    Valerio.B.

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    1. Uno dei punti più importanti del suo nuovo modo di fare poesia è la grande attenzione alla rappresentazione della realtà, che ....COSì DETTO SEMBRA CHE ARIOSTO SIA UN REALISTA..NON LO E'...AL LIMITE UN COLLEGAMENTO CON LA REALTà C'è DI PIù IN OPERE DI TIPO AUTOBIOGRAFICO...LE SATIRE..IL PROBLEMA è COME ARIOSTO SI RELAZIONI ALLA REALTà NELLA FANTASIA ... POI LO DICI MA QUI LA PREMESSA è MALPOSTA

      In conclusione penso che Ariosto riesca dare un ordine al reale nell'opera attraverso queste caratteristiche, ma la cosa che colpisce di più è ci riesce non si limitandosi solo a descrivere vicende reali appartenenti alla quotidianità, ma anche inserendo avvenimenti e creature appartenenti alla sfera del fantastico. LE FORZE FANTASTICHE DI ARIOSTO SONO UNA DELLE RAPPRESENTAZIONI CHE a. SCEGLIE PER RENDERE TANGIBILE IL CASO E L'IMPREVISTO...SEMBRA CHE TU NON ABBIA CAPITO CHE PER a. NON SI POSSA PARLARE DI REALISMO..MA DI RAPPRESENTAZIONE DELLE DINAMICHE DELLA REALTà.

      NELLA PARTE CENTRALE HAI SCRITTO BENE MA NELL'INCIPIT E NELLA CONCLUSIONE RESTA IL DUBBIO CHE TU ABBIA CAPITO1

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    2. FARE PIù RIFERIMENTI AI TESTI LETTI...ALTRIMENTI RISULTANO TESTI UN PO' ASETTICI E POCO CONCRETI

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  8. ANDREA CARDARELLI
    Fra i tratti che distinguono la personalità di Ariosto e che hanno un'incisione rilevante sulla sua produzione letteraria occorre menzionare una grande attenzione per la realtà. E' una caratteristica che si può manifestare in due modi differenti: da un lato nell'interesse per il momento attuale, la quotidianità, e dall'altro nell'attrazione per il movimento infinito delle vicende umane e dunque tutto ciò che la fantasia può immaginare. Per trovare un equilibrio da dare a queste tendenze, Ariosto si concentra sulla ricerca di una "medietà", conforme al modello di aurea mediocritas intesa come giusta misura, che risale al poeta latino Orazio. Questa disposizione fa si che l'invenzione fantastica non costituisce una fuga dalla realtà, ma rappresenta invece un modo per sperimentare le infinite possibilità. Il possibile si affianca così al reale, ovvero alla realtà che si è storicamente avverata.
    Questa sua interpretazione viene incarnata in una delle sue maggiori opere, "l'Orlando furioso". Quest'opera priva di un vero inizio e di una vera fine, è un susseguirsi di vicende molto movimentate, nelle quali le strade dei personaggi si intrecciano per poi dividersi nuovamente.
    Ariosto organizza una materia così complessa e labirintica in un disegno che aspira a restituire un ordine al caos del mondo, senza però rinunciare a rappresentarlo: il suo è dunque un ordine dialettico basato su continue oscillazioni tra poli opposti. Solo un equilibrio di questo tipo è in grado di preservare le complessità dei rapporti della realtà che appaiono inconciliabili, eppure sempre presenti.
    Infine ritengo che Ariosto sia riuscito nell'intento di dare un ordine al reale, tanto da ritrarre la vita in tutte le sue infinite manifestazioni, aprendo l'orizzonte senza confini dell'Orlando furioso, autentico (Cesare Segre).

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    1. una grande attenzione per la realtà....PER LE VARIE FORME DEL DIVENIRE E DELLA REALTà

      MA LA CITAZIONE DI SEGRE DA DOVE A DOVE VA'???

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  9. ANILE VALERIO

    Ciò che “sconvolge” di più il lettore nell’ interpretare Ariosto è quella continua ricerca di faticoso equilibrio, quel senso -per citare Orazio - di una certa medietà, frutto di una concretezza nello scrivere e di una leggerezza nell’analisi dei temi trattati. Questa cosiddetta aurea mediocritas è uno fra i tanti tratti che distinguono la personalità di Ariosto, la quale trova concreta dimostrazione nella grande attenzione per la realtà. Nel corso dei secoli vengono attribuite due diverse chiavi di lettura inerenti al suo modo di relazionarsi con la realtà: in primo luogo egli descrive ciò che appartiene al mondo del reale, all’atto concreto della vita quotidiana a quell’elemento imprescindibile, e in secondo luogo a ciò che è frutto delle mille e più sfaccettature dell’immaginazione e della curiosità umana. Queste due chiavi di letture che per molti critici opposte tra di loro, vengono invece considerate da Calvino come due elementi completivi, per il semplice fatto che l’invenzione umana permette di dare una lettura più complessa e articolata della realtà circostante. Il possibile, la realtà come potrebbe essere, si affianca così al reale, ovvero alla realtà storica. Per far ciò Ariosto si serve di uno stile caratterizzato da un velo di “medietà” : l’autore infatti rifiuta ogni punta estrema di narrazione. Tutto ciò determina la stessa armonia che molti critici hanno considerato caratteristica peculiare della poesia, la quale era conseguenza di una consapevolezza di una realtà molteplice e irrazionale nella quale l’uomo in primo piano trovava difficoltà nel districarsi. Queste teorie riguardanti la lettura del reale da parte del poeta trovano una concreta dimostrazione nella sua opera più grande “L’orlando Furioso”, il quale viene intercalato sul piano narrativo come un incessante mutare di azioni e situazioni tra fortuna e virtù dei protagonisti, con l’intento di andare dietro -utilizzando la fantasia- alla verità delle cose.
    Così facendo, il poeta cerca di modellare razionalmente tutta la realtà che circonda l’opera, fondendo elementi fantastici con elementi del possibile, prove del suo intento unificante le troviamo alla base dell’Orlando, nell’intreccio degli episodi, dove la narrazione non sembra possedere un inizio e una fine, dove le vicende dei vari personaggi si intrecciano tra di loro - basti pensare al Castello Incantato – per poi essere vittime di una svolta epocale che divide il loro sentiero. Il Furioso, se osservato per la prima volta, si presenta come un poema al quanto complesso, ed è qui che Ariosto cerca di dare ordine al disordine, di riannodare i fili di una poesia errante, egli è l’ordinatore di questa varietà, che costituisce in lui il nuovo modo di vedere il mondo, distaccandosi dal pensiero machiavellico che invece poneva su due piani opposti l’immaginazione e la realtà effettuale delle cose.

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    1. quel senso -per citare Orazio - di una certa medietà...DETTO COSì SEMBRA CHE ORAZIO FACCIA UN COMMENTO SU ARIOSTO

      concretezza nello scrivere e di una leggerezza nell’analisi dei temi trattati (HAI LETTO QUESTA DEFINIZIONE???)

      la quale trova concreta dimostrazione nella grande attenzione per la realtà. L'AUREA MEDIOCRITAS è UN ATTEGGIAMENTO VERSO LA REALTA' CHE CI CIRCONDA E LA SI RICONOSCE NELLA FORMA CON CUI SI RAPPRESENTA QUESTA REALTà

      distaccandosi dal pensiero machiavellico che invece poneva su due piani opposti l’immaginazione e la realtà effettuale delle cose. DA SPIEGARE MEGLIO...CHE INTENDI???

      FARE PIù RIFERIMENTI AI TESTI LETTI...ALTRIMENTI RISULTANO TESTI UN PO' ASETTICI E POCO CONCRETI

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  10. Azzurra - parte 1

    Ariosto vive a cavallo tra il '400 e il '500 alla corte degli Estensi di Ferrara con il ruolo di intellettuale e diplomatico. A differenza di personalità come Dante o Michelangelo, che incarnano la figura dell'intellettuale che ha un rapporto alla pari con il signore, con il quale può confrontarsi,ed è libero di svolgere la propria nobile attività, Ariosto è assoluamente dipendente dal cardinale Ippolito D'Este prima, dal duca Alfonso poi, e quindi obbligato a rispettare le loro volontà di "utilizzarlo" (in quanto considerato alla sregua di ogni altro cortigiano, anziché essere valorizzato per le sue capacità di scrittore) come ambasciatore e diplomatico in varie zone di italia.
    Di conseguenza a ciò Ariosto è costretto a spostarsi da un posto all'altro, a condurre una vita movimentata, incerta e disordinata, e alla frequente astensione da quella che ritiene debba essere l'unica sua attività, quella letteraria. Questo profondo cruccio dell'autore lo spinge a cercare un ordine nel caos della sua esistenza e a tentare di governarla, di essere padrone delle sue decisioni ed azioni. La massima espressione di questa ricerca è senz'altro l'Orlando Furioso, al quale Ariosto lavora incessantemene per tutto il corso della sua vita rieditandolo per ben tre volte: il complesso intreccio delle vicende di Orlando, Astolfo, Ruggero e tutti i numerosi personaggi è lo specchio dell'immensa complessità del reale che si evolve in maniera sempre imprevista e, come la struttura aperta del poema lascia intendere, porebbe evolversi in mille altri modi diversi. Le loro vicende, accomunate dall'ossessiva ricerca dell'oggetto dei propri desideri, si incrociano nella trappola tesa loro dal malvagio mago Atlante che crea l'illusione di un castello nel quale ciascun personaggio pensa di intravedere l'ambito obiettivo e di conseguenza entra, perdendosi nella labirintica struttura e non riuscendo più ad allontnarsi perché sente il richiamo del desiderato oggetto ogniqualvolta si approssima all'uscita.
    L'illusorio castello creato da Atlante, rappresenta la realtà, un labirinto di infinite possibilità incessanemente vagliate dagli uomini, i paladini, alla ricerca dell'oggeto dei propri desideri: una realtà che Atlante cerca di controllare animato anch'esso da un desiderio, quello di preservare la vita di Ruggero. Il potene mago viene però sconfitto da Astolfo, che grazie all'uso di un'ulteriore magia riesce a distruggerne l'incanto. Atlante fallisce dunque nel suo intento. Questo personaggio rispecchia pienamente il suo autore, che tenta di mettere ordine nella realà e di dominarla, di essere padrone del proprio destino e della propria libertà di agire, obiettivo che non riuscirà mai pienamene a conseguire, rimanendo per tutta la vita al servizio degli Estensi.

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  11. Azzurra - parte 2

    Potrebbe essere interessante paragonare la figura di Atlante-Ariosto a quella di Prospero (Shakespeare - "La Tempesta"), umano ma al contempo conoscitore delle arti magiche, che riesce invece a dominare la realtà in cui vieve, l'isola, e i destini dei suoi nemici, gli usurpatori del suo trono(e quindi anche il suo), portandoli a sé per conseguire il proprio obbiettivo, la vendetta, anche se alla fine deciderà di riappacificarsi con questi ultimi.
    Qui l'isola svolge il ruolo del castello, dove gli uomini di Antonio, l'usurpatore del trono , vengono sparagliati da una tempesa provocata da Prospero e la loro volontà non è quella di trattenervisi alla ricerca di qualcosa, ma qui il mago, a differenza di Atlante, si svela ai suoi prigionieri per chiudere una volta per tutte i conti in sospeso. Forse è proprio questa la differenza fondamentale tra Atlante, Ariosto e Prospero, che segna per i primi due la sconfitta e per l'altro il successo: mentre i primi due cercano di modificare la realtà a proprio piacimento senza usare un'azione definitiva (intrappolare fisicamente i personaggi in modo che non possano più nuocere all'esistenza del suo Ruggero, per Atlante, rompere definitivamente i rapporti con la corte Estense per Ariosto) per dare una svolta al corso degli eventi, Prospero fa esplodere una tempesta per separare i suoi nemici e poi riconciliarli in un unico luogo dove sverlarsi ad essi e compiere la sua vendetta.
    Ma ovviamente un'azione così radicale è impensabile per un intellettuale del suo tempo, quindi Ariosto, non riuscendo a ordinare come vorrebbe la sua vita, concentra le sue energie sul Furioso creando una complessità di intreccio (specchio della realtà) della quale riesece incredibilmente, dando prova delle sue grandi abilità di scrittore, a tenere le fila.

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  12. “Ariosto nell’ “Orlando furioso” vuole essere regista della molteplicità del reale. È sconfitto come Atlante o ha vinto la sfida di trovare un ordine al reale?”

    Fra i tratti che distinguono la personalità di Ariosto e che hanno un' evidente ricaduta nella produzione della sua opera più celebre l' “Orlando furioso”, occorre dare grande attenzione alla realtà e al mondo fantastico. L'autore infatti, concepisce il reale come il movimento infinito delle vicende umane, dunque come la curiosità per l'infinito possibile; invece considera il fantastico come tutto ciò che la fantasia può immaginare, senza implicare la sua esistenza.

    L' equilibrio che esiste fra realtà e fantasia e la volontà di dominare con la ragione tutte le infinite manifestazioni della vita, fanno di quest’opera la massima espressione poetica del Rinascimento; in essa infatti, Ariosto rappresenta tutto un mondo meraviglioso ed affascinante su cui è imposta la legge del movimento, e, in cui, il poeta stesso si immerge dominandolo. Incantesimi e magie rientrano anch’essi negli accadimenti del caso, e perciò perdono i caratteri dell’irreale per rientrare nella realtà, dove potranno al massimo apparire straordinari e meravigliosi, ma non diversi; infatti, basta pensare a tutti gli elementi soprannaturali che il poema possiede: in primo luogo al mago Atlante, ma subito dopo anche al suo castello magico (palazzo delle terribili visioni che sconvolge i cavalieri e li trattiene tra inesistenti muri) che , risultando come monotona illusione della vita sempre imprevista e cangiante, verrà, durante la storia, dissolto dopo la sconfitta del mago stesso da parte di Astolfo.

    A questo punto occorre integrare queste tendenze (reale e fantastico), apparentemente antitetiche e opposte, con il grande senso dell'equilibrio e la ricerca di una “medietà” frutto di concretezza, conforme a un modello di “aurea mediocritas” intesa come “giusto mezzo” e “giusta misura”, che risale al poeta latino Orazio; questa disposizione alla mediazione permette dunque ad Ariosto di unire nella sua opera atteggiamenti apparentemente discordanti: ecco allora che l'invenzione non costituisce una fuga dalla realtà ma rappresenta un ottimo modo per sperimentare le infinite possibilità.

    Dopo aver detto tutto ciò, come è facile intuire dal testo, ritengo vincente, a differenza del personaggio di Atlante, la volontà di Ariosto nel porsi come regista alla molteplicità del reale e nell' utilizzo della fantasia come mezzo per affiancare la realtà nella rappresentazione delle infinite sfaccettature della vita all'interno del suo poema.


    Alessandro Pasqui.

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    1. risultando come monotona illusione ...PERCHè MONOTONA???

      nell' utilizzo della fantasia come mezzo per affiancare la realtà nella rappresentazione delle infinite sfaccettature della vita all'interno del suo poema....DA ESPANDERE...E DA RIVEDERE ALCUNI TERMINI CHE NON SPIEGANO ABBASTANZA BENE IL TUO PENSIERO...PERCHè AFFIANCARE??

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  13. VERGARI ALESSIO IV M – ARIOSTO E ATLANTE

    La narrazione fantasiosa e divertente ma disordinata dell’Orlando Furioso è l’opera più grandiosa e rilevante di Ludovico Ariosto, che riprendendo i costumi della chanson de geste, del ciclo carlongio e dei cantari, recupera la storia di Orlando Innamorato di Matteo Maria Boiardo, mescolando allo stesso tempo tradizione e innovazione.
    Il Furioso di Ariosto è il poema del movimento, dell’intreccio e della fortuna, “un poema che si rifiuta di cominciare e si rifiuta di finire […]” come dice Italo Calvino, e in questo senso l’Orlando Furioso è un’opera aperta che sembra voler diventare il libro totale di un universo possibile.
    La sfida del Furioso di Ariosto è restituire un ordine al caos del mondo e di dare ordine al groviglio intricato dell’universo, cercando di effettuare un controllo formale sulla materia in grado di esprimere gli affanni e il travaglio dell'uomo, le sue incertezze nei labirintici itinerari della vita.
    La varietà è l’elemento che coordina la narrazione e che spinge lo stesso narratore a intervenire su più storie e personaggi nello stesso tempo, conseguendo la tecnica dell’intreccio: il movimento dei personaggi e del piano della storia, fa sì che il poema si rilevi come un meccanismo in continuo movimento e che costringe il suo autore ad un lavoro di razionalizzazione per tenere legati tra loro i vari elementi del racconto.
    In scala minore il palazzo incantato di Atlante rappresenta il mondo del poema e l’intero universo; le caratteristiche essenziali del palazzo sono che ciascun personaggio vi è attirato inseguendo vane apparenze e precisamente un simulacro dell'oggetto dei propri desideri e che tutti i personaggi percorrono in lungo e in largo il palazzo senza potersi mai riconoscere.
    Il palazzo di Atlante può essere considerato come una metafora della esistenza dell'uomo perduto a inseguire i fantasmi del proprio desiderio, beni che sfuggono al suo possesso e incapace di dare una direzione unitaria e costante al proprio itinerario nella vita e nel mondo.
    Lo stesso Atlante vuole trasmettere ordine al caos dell’intreccio, cercando di richiamare l’attenzione dei personaggi nel palazzo creando immagini illusorie e distribuendo, attraverso la magia, fissazioni e manie che agitano la rincorsa del desiderio dei personaggi e il continuo inseguimento dell’irreale che appare come reale: Atlante diventa quindi l’alter ego di Ariosto nel suo intento di dare una sistemazione al groviglio dell’universo, ma questa ricerca dell’ordine all’interno della ricerca stessa fallisce a causa dell’incantesimo spezzato.
    Ariosto tuttavia si distacca dal personaggio di Atlante, perché da poeta egli riesce a creare un equilibro tra il possibile e la realtà, diventando l’abile regista che guida il lettore nel labirinto degli avvenimenti, servendosi anche dell’immaginazione e dell’illusione che sono frutto della nostra mente.


    VERGARI ALESSIO IV M


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  14. Per capire se Ariosto riesce a dare ordine alla realtà nel suo poema bisogna analizzare le idee di Ariosto:lui tenta di dare un ordine più reale possibile alla realtà delle sue opere.
    Nella sua opera più grande,L' Orlando Furioso,cerca di mettere insieme,con successo,due sfere della realtà:la realtà e la fantasia;diversamente da Shakespeare che,nella sua commedia "La Tempesta",le tiene divise,ma per Ariosto non sono da dividere infatti rappresentano due facce della realtà che circonda che si uniscono e interagiscono tra loro.
    Nella sua opera trova anche un filo conduttore per tutti gli avvenimenti:l'amore,che viene considerato come Fato,o Fortuna,dalla quale viene l'occasione per il cavaliere di mostrare la sua virtù:la donna,qui rappresentata da Angelica.
    Un altro modo di dare ordine nella realtà della storia è lo stratagemma del castello di Atlante:nel quale i personaggi,divisi dalle loro storie di riuniscono tutti nello stesso luogo e può essere considerato un modo per riprendere in mano le redini della storia;alla fine Atlante,con la sua magia,non riesce nel suo intento a ordinare la realtà:questo può anche far intendere che non si può impedire il corso del destino,poiché il castello era stato creato da Atlante per impedire la morte del figlio Ruggero.
    In conclusione si può dire che,diversamente da Atlante,Ariosto riesce nel suo intento di riordinare la realtà,dando un ordine anche alla storia,creata con intrecci di storie diverse mescolate con immensa bravura per arrivare a un ordine finale.
    Valerio S.

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    1. Un altro modo di dare ordine nella realtà della storia ...NON è UN MODO PER DARE ORDINE ...MA UNA METAFORA DELLA NECESSITà DI DARE ORDINE AL REALE.

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  15. Ludovico Ariosto (1474-1531) è una delle figure più importanti nell'ambito della poesia rinascimentale. La sua opera principale,l'Orlando Furioso è lo specchio di quello che dovrebbe essere l'ideale della dignità umana nel ‘500.
    L’autore pone molta attenzione in tale opera alla descrizione della realtà. Secondo egli questo concetto equivale a l’interesse per la quotidianità dell’essere umano,che ha come fondamentali componenti la fantasia e l’immaginazione .
    Attraverso questi due caratteri viene accentuata l’azione del reale affinché si possa trovare un costruttivo equilibrio. Mediante la tecnica utilizzata dal poeta il lettore intraprende un percorso in cui prevale la “mediocritas”, ovvero la giusta misura che ha la capacità di rendere il racconto pieno di armonia.
    Un esempio di realtà ariostesca si può notare nell’”Orlando Furioso” dove vengono inseriti con successo questi due concetti chiave.
    Venendo a conoscenza della “Tempesta” di Shakespeare si può rilevare un confronto con il canto “Il palazzo di Atlante” del capolavoro di Ariosto: nella commedia teatrale shakespeariana prevale l’allontanamento dall’immaginazione e dalla fantasia, scelta che non viene accettata da Ariosto il quale esercita un’ideale assai diverso espresso esplicitamente prima.
    Si prenda come esempio il ruolo che possiede Atlante nell’ “Orlando Furioso” e Prospero nella “Tempesta”, il primo cerca di modificare repentinamente la realtà attraverso continui e sfrenati cambi decisionali mentre il secondo esprime la volontà di chiudere una volta per tutte i conti con gli altri personaggi dell’opera.
    Risulta evidente che il poeta metta ordine alle molteplici novità provenienti dalla fantasia per rendere più autentica la rappresentazione della realtà.


    Alessio P. IV M

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  16. Nell’ Orlando Furioso, Ludovico Ariosto, manifesta seppur indirettamente il suo modo di interpretare la realtà: infatti l’autore di questo poema è in grado di mantenere un forte equilibrio mascherato dall’ apparente caos dei vari intrecci narrativi.
    La realtà aristotelica è costituita non solo dal piano razionale, ma anche da quello dell’ immaginazione; questi si completano a vicenda in un perfetto equilibrio tra possibile e impossibile tra ragione e fantasia.
    Il possibile, appartenente al piano razionale, è esplicito nell’Orlando Furioso nel momento in cui vengono narrate le vicende storiche e ancor di più, quando Ariosto descrive la quotidianità interessandosi dell’attualità.
    L’immaginazione, la fantasia, l’ impossibile, l’illusione e l’irrazionalità, sono invece le costituenti dell’altra sfera, quella espressa nel canto del palazzo di Atlante, dove tutti i personaggi del racconto, persino i più valorosi, si lasciano trasportare se non addirittura “governare” dal proprio “oggetto del desiderio”, dalla propria passione: dal proprio lato irrazionale. Il castello infatti, sotto la magia del mago Atlante, prospetta l’ illusione dell’ appagamento del desiderio, sottolineando così l’aspetto fragile dell’ uomo dinanzi alle proprie debolezze.
    Quindi si, per me Ariosto riesce ad essere un buon regista della realtà cogliendone le più sottili sfumature, che di primo impatto lasciano pensare al lettore ad un momento di confusione.

    Sara Giancola

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  17. Riccardo D'angelo:


    Nel corso del Rinascimento va a delinearsi un nuovo concetto di fortuna. Quest'ultima non è più legata a una forza trascendentale, influenzata e dipendente da Dio, ma focalizzata sulla descrizione di un mondo completamente immanente, che ignora o mette tra parentesi la religione. In esso non domina piu' la volontà divina che tutto regola attraverso precisi schemi, ma l'azione imprevedibile, enigmatica e indefinita della fortuna, intesa come caso. Ariosto, infatti, in pieno accordo con il nuovo modello di fortuna, sfrutta spesso, nell'Orlando furioso, l'espediente della magia per rappresentarla.
    A primo impatto l'intento dell'autore può sembrare quello di tentare di fuggire dalla realtà e dai problemi che essa comporta, attraverso la composizione di un opera in cui è l'irrazionalità e la fantasia a governare il tutto. Interpretazione che muta quando il lettore capisce che Ariosto, attraverso la stesura dell'opera, ha posto un filtro tra lui e la vita reale, trovando quindi un equilibrio, mediante la rappresentazione delle infinite possibilità del reale. Alla radice del pensiero di Ariosto vi è però la concezione per cui tale equilibrio non è rintracciabile nella vita dell'uomo, poiche' anche se quest'ultimo tenta attraverso le sue virtù di contrastare la forza del caso, non lo dominerà mai. Questo comporta il fatto che non vi e' un ordine nella realtà fenomenica dell'uomo, la quale non puo' essere gestita, proprio come il caso. Rilevante è infatti l'utilizzo dell'ironia da parte dell'autore, che servendosi di essa descrive tutti i giovani cavalieri che cercano di raggiungere un equilibrio, che non troveranno mai. Per fare un altro esempio, questo è un periodo caratterizzato dalla grande crisi antropologica e storica che sconvolse gli intellettuali, amplificata ed evidenziata anche dal sacco di Roma del 1527, che sottolinea nuovamente quanto l'uomo non sia in grado di contrastare la sua sorte. Tale concezione tragica della vita umana traspare già dal primo capitolo del Furioso, in cui appare evidente che tutti i personaggi dell'opera, che si identificano con l'umanità, tentano di rincorrere qualcosa di inafferrabile. Questa ricerca, corrisponde alla sete di felicità del cuore di ciascuno, che porta l'uomo a vivere il presente in relazione del futuro, con la speranza di trovare nuove emozioni e nuove gioie, non vivendo quindi affatto la propria vita – concetto ripreso nel '600 dal noto e celebre filosofo Pascal.

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  18. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  19. Silvia Venturini
    Una importante caratteristica di Ariosto è la continua ricerca e il tentativo di comprendere la realtà e poi poter riuscire a conferirle un ordine.
    Questa ricerca è molto evidente nella sua opera più famosa, l'Orlando Furioso, ispirata all'Orlando Innamorato di Boiardo; uno dei protagonisti di quest'opera è Atlante che può essere considerato un perfetto alter ego dello scrittore in quanto anch'egli tenta di riordinare la realtà riunendo tutti i personaggi in un immaginario castello dove ognuno è in costante inseguimento del proprio sogno più grande, il cui raggiungimento è irrealizzabile in quanto si tratta di un semplice sogno che verrà poi distrutto insieme all'intero castello.
    La grande differenza tra Ariosto e Atlante è nella riuscita nel loro intento; infatti Ariosto nella propria opera riuscirà a dare un ordine alla realtà infatti egli riserva molta attenzione all'attualità e alla storia anche se caratterizzate dall'elemento imprevedibile che è il caso; allo stesso tempo tiene però in considerazione anche quella parte di realtà irrealizzabile e imprevedibile cioè, la fantasia.
    Al contrario Atlante riesce a dare un'organizzazione alla realtà solo nel momento in cui tutti i personaggi si trovano intrappolati nel castello; infatti in quel momento il castello immaginario può essere utilizzato come rappresentante del nostro universo in cui ognuno ha il proprio scopo rappresentato dall'incessante inseguimento dei nostri sogni; per Atlante però il raggiungimento della comprensione del reale svanisce nel momento in cui il castello viene distrutto.
    L'elemento che caratterizza la ricerca della realtà che Ariosto affronta nell'Orlando furioso è la medietà o aurea mediocritas, modello derivante dal poeta latino Orazio; questa tecnica concorre a trovare un punto di equilibrio, stabilità e armonia nell'opera.
    In conclusione nonostante Ariosto integri quella che è la realtà possibile, cioè che può avverarsi ed esistere ma che è ancora frutto della fantasia, con quella che è la realtà storica e che si è avverata, riesce grazie alla medietà a riorganizzare la realtà e a creare un vero e proprio "atlante della natura umana" (Cesare Segre).

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  20. Per capire se Ludovico Ariosto è riuscito a dare un ordine al reale, è impossibile non analizzare il suo pensiero.
    Prendendo in considerazione l’opera più importante da lui scritta l’ “Orlando Furioso”possiamo notare come riesca ad ordinare la realtà, unendo le due sfere del possibile e del fantastico e trovando tra di esse il giusto equilibrio che sta nel mezzo, tra razionalità, ovvero l’interesse per l’attualità e la quotidianità, e fantasia, l’irrealtà, la quale trova la sua massima espressione nell’episodio del castello del mago atlante, che si occupa dell’infinità delle vicende umane, cose che apparentemente ci possono sembrare contrastanti, ma che in verità non lo sono, collaborano entrambe nel concetto di realtà, che contiene pienamente la fantasia, la quale non va dunque interpretata come una fuga da essa.
    Anche Calvino nel commentare questa opera dirà che lo stesso intreccio della trama, il susseguirsi degli episodi è funzionale, anche se apparentemente può sembrare il contrario, a dare un ordine al racconto, fondendo le due sfere fino a renderle quasi irriconoscibili l’una dall’altra , mediante uno stile che rifiuta gli estremismi, rifacendosi dunque al concetto di “aurea mediocritas” del poeta latino Orazio. Appare dunque chiaro come lo scrittore riesca con grande maestria a dare una buona rappresentazione della realtà, senza neanche darci modo di accorgercene.
    perla

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  21. C. MASSARI
    Uno dei principali tratti caratteristici di Ariosto si identifica con la sua capacità di realizzare, nella celebre opera dell’Orlando Furioso, una stretta connessione tra passato e presente, tradizione e modernità. Come sostenuto da innumerevoli studiosi, infatti, caratteristica dell'autore è la sua ammirevole capacità di analisi - tipica dei diplomatici del suo tempo - che si focalizza su una realtà particolarmente complessa e piena di movimento; allo stesso tempo però, abbraccia nella sua opera un orizzonte di valori non solo passati e tradizionali, ma anche presenti e futuri in quanto incentrati sul tema dell'umanità.
    Ariosto appare inizialmente un sereno spettatore della vita umana ma, proseguendo nella lettura dell’opera, ci si rende conto che si tratta di un equilibrio faticosamente raggiunto: in un certo senso il suo intento e’ proprio quello di evadere dai problemi della vita, attraverso la realizzazione di un’opera in cui il fantastico e l’irrazionale occupano una posizione preminente. La grandiosità dell'autore sta però nel fatto che, nel fare ciò, non si presenta distaccato, non si allontana dalla vita che lo circonda, ma cerca soltanto di porre un filtro tra se stesso e la realtà. Assume di fatto il ruolo di regista della vita umana, illudendosi per un momento di poter manovrare le azioni umane attraverso l’uso della razionalità. Questo è però un potere di cui Ariosto, così come ogni altro essere umano, non potrà mai godere: lo scrittore si rivela consapevole della molteplicità del reale in cui è contenuta la difficoltà di districarsi - ovvero la lotta contro il caso - ma anche e soprattutto del problema di fondo: la vita umana è una corsa continua, ricca di problemi e situazioni, che l’uomo non potrà mai gestire completamente, neanche cercando di manovrare le azioni dei personaggi all'interno di un'opera letteraria. Può soltanto correre e cercare di superare gli ostacoli attraverso le proprie virtù, l’amore, il coraggio e l’astuzia, opponendosi al caso che rimarrà sempre e comunque una forza immensamente più grande e irraggiungibile di lui. Appare dunque evidente ai nostri occhi come Ariosto, in quanto uomo, non riesca né possa vincere il caso, perché impossibilitato a trovare un ordine al reale. Si tratta di una forza talmente potente che spesso può identificarsi persino con l’amore, inteso come pura casualità, che sconquassa e fa perdere il senno. La sfiducia iniziale colta nell’animo dell’uomo che tenta di sfidare il caso costituisce un segno lampante che anticipa il suo fallimento: Ariosto avrà pur dato una parvenza d’ordine alla realtà della propria opera, grazie alla sua capacità di analisi e all’equilibrio forma e contenuto, ma quella di riuscire a vincere costantemente la volontà del caso è puramente un’illusione; non solo nell'Orlando Furioso, ma specialmente nella nuda e cruda realtà che lo circonda. Ariosto ne è consapevole, ed è per questo che ricorre all’uso dell’ironia, colta nello sguardo dei giovani cavalieri che, fanciulli inesperti, sono alla ricerca del proprio equilibrio; un equilibrio che non troveranno mai.

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  22. Il presupposto alla risposta è: ordinare la realtà non è mai stata una cosa da uomini. Se questi ultimi hanno sempre e continuamente avuto necessità di un Dio ordinatore, risulta chiaro come non siano in grado di dare un ordine da soli alla realtà. Non credo che in Ariosto si assista a un tentativo di conoscenza, comprensione o tantomeno dominio della realtà. L’Orlando Furioso è l’emblema di un mondo indominato, o se proprio una responsabilità la si vuole attribuire, il dominio non è di nessuno se non del caso, della Fortuna. E di questo argomento si è sentito largamente parlare, si discuteva se l’uomo avesse potere decisionale sull’andamento degli eventi che lo riguardavano e con positività ed energia si era arrivati a convincersi del suo ruolo importante di esso nell’Universo. Ma questa convinzione è poi inevitabilmente crollata su sé stessa, perché l’uomo può far molto, ma è il caso che in fin dei conti decide. Ad ogni modo Ariosto sembra consapevole di questo, e ne è profondamente debilitato, tanto che tutto il caos che ha in mente si riversa in ciò che scrive. Nel nostro mondo, e maggiormente nel suo, anche quando ci si lancia verso un desiderio vi è inevitabilmente una forza superiore in grado di farlo sfumare. Atlante non è un uomo, è un mago, riflessione dell’andazzo del poema: la realtà si fonde con la fantasia. Meraviglia e divertimento. Ma fuori dall’Orlando Furioso non è altro che un uomo, e questo inevitabilmente trapela tra le righe del suo lavoro. Non credo che la figura di Atlante rispecchi un obiettivo che Ariosto consegue, piuttosto una paura che lo insegue. Ovvero non si può identificare Ariosto in Atlante perché nella realtà l’autore non può prendere le sue parti, non essendo una forza superiore ai “personaggi” del mondo. Recludere tutti in uno spazio chiuso illudendoli sia quella la felicità, è ordinare formalmente, è fare il burattinaio, prendere le parti del destino. Nel lavoro di Ariosto in fin dei conti c’è molto più reale di quanto si può pensare superficialmente. Lui non è altro che un uomo, assolutamente non in grado di ordinare la realtà, neanche la sua, perché inevitabilmente sbalzato in situazioni prevalentemente avverse dalle folate di “destino”. In questo senso è radicalmente diverso da Dante, la cui Divina Commedia offre una schematizzazione ordinata e chiara della realtà, ammettendo l’onnipotenza di Dio ma accettandola così com’è. Per Ariosto ordinare la realtà sarebbe comprendere il suo posto all’interno dell’universo e poterlo mantenere ma è come se nella sua opera lui sappia già che i suoi personaggi, come lui, non possono comprendere il loro vero ruolo, e quindi creano il panico e il caos galoppando istericamente da una pagina all’altra del libro. In questo senso quindi Atlante sembra essere proprio l’incarnazione della Fortuna che detiene le redini delle loro marionette illudendoli, ma è una figura soprannaturale e fa parte unicamente della realtà del poema. L’unico modo infatti di spezzare la magia di Atlante è attraverso altra magia, chiaramente non rapportabile alla realtà fuori dal poema. In conclusione, emerge dall'Orlando Furioso una impotenza dell'uomo di fronte alla Fortuna, che non può essere scavalcata.

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  23. Ariosto cerca di ricostruire e razionalizzare la realtà tramite la sua produzione letteraria,principalmente nell'opera che ha caratterizzato gran parte della sua vita,l'Orlando Furioso.
    Il suo stile è caratterizzato da una "medietà"(aurea mediocritas),della quale si serve per accostare i diversi livelli che compongono la rappresentazione del reale secondo il suo pensiero,o meglio il fantastico e il possibile o quotidiano.
    L'Orlando è l'incarnazione del tentativo di dare un ordine e una finalità alla realtà,tanto che è colmo di immagini fantastiche inserite in un contesto reale volte a svolgere un ruolo di supplemento per ordinare una realtà quanto mai caotica e complessa.
    Significativa nel rispondere alla traccia diventa l'analisi dell'opera in tutte le sue sfacciettature,opera che risulta un susseguirsi di vicende che oltre a non avere un determinato inizio,non sembrano avere una fine ben precisa,così movimentati come il continuo intrecciarsi dei destini dei personaggi.
    Tramite questo poema Ariosto crea un universo parallelo infinito e colmo di elementi fantastico-realistici,all'interno del quale ruotano un'infinità di personaggi e vicende;questa voglia di dare più ampiezza al poema è legata al tentativo di ricostruire una realtá che sia precisa in ogni sua sfacciettatura.
    Questi aspetti ,se osservati nell'insieme,sembrano assumere una configurazione piuttosto realistica,fino al punto di regalare un ritratto genericamente ordinato del reale.
    CORARELLI FEDERiCO

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  24. Elena parte 1:

    Caratteristica principale dell'Orlando Furioso, scritto da Ariosto è l'infinita ricerca da parte dei personaggi di qualcosa, sia questa una persona oppure un avvenimento, ardentemente desiderata. Questo continuo vagare all'interno del poema, cercando qualcosa che per la maggior parte dei casi non verrà trovato, rispecchia un po' quella che è stata la vita dell'autore,e quello che è in certi sensi la vita quotidiana, egli infatti sempre dovette stare ai comandi del suo duca, pur volendo avere una libertà, una autonomia che non lo costringesse a fingere e a mostrare solo una parte di sé agli altri. L'Orlando Furioso, in questo senso, serve ad Ariosto per rappresentare al lettore una visione parziale del mondo: secondo il suo punto di vista la vita di ogni umano è appunto contraddistinta dall'inseguimento senza sosta di un desiderio; egli infatti ci presenta dei personaggi sempre in movimento, sempre in giro a tentare di riuscire nei propri intenti. Non c'è pausa, non c'è riuscita se non attraverso la fatica; l'opera di Ariosto possiede una cura nei dettagli degli avvenimenti e nel puntuale arrivo di un intervento da parte del fato, che la rende, agli occhi del lettore, più reale che mai (nel modo in cui succedono gli avvenimenti, non nella veridicità degli avvenimenti di per sé). Si nota come, a questo punto, la figura di Ariosto appare come quella di un coordinatore o di un regista di questi personaggi: è lui che li fa perdere, che li fa scontrare contro le loro paure, che li illude di aver completato il loro vagare e aver finalmente trovato ciò che volevano, ma che poi li rilascia in campo aperto, sempre costretti a riprendere dal punto di partenza. E tutto questo rendendo la sua narrazione più veritiera che mai.
    Con la chiusura del racconto non si ha però la chiusura delle “ricerche”, infatti nonostante non ci sia altro da leggere si sottintende (come poi succede nella vita normale) che ogni persona continuerà ad errare per compiere degli obbiettivi prefissati. Con questo fatto il letterato ci fa render conto che nella vita non esistono momenti di stabilità, perché ogni cosa va conquistata e va operato in modo tale da tenerla con sé non farla sfuggire.

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  25. Elena parte 2:

    Importante all'interno del poema è l'episodio che narra di un castello incantato, creato grazie dalla magia di un potente mago, di nome Atlante. La particolarità della costruzione è il fatto che ogni persona, avvicinandocisi, è convinta di vedere al suo interno l'oggetto del proprio desiderio; in questo modo ad un certo punto quasi tutti i personaggi dell'opera si ritroveranno vittime di questo incantesimo e saranno costrette, dalla loro mente annebbiata e ingannata dalla magia di Atlante, a rimanere all'interno del castello a cercare ciò che credono sia al suo interno. Il tranello del castello era stato progettato da Atlante affinchè il suo pupillo, il cavaliere Ruggero, non compisse il suo destino, e cioè affinchè non sposasse Bradamante, poiché questo avrebbe portato alla sua morte nel giro di soli sette anni. In realtà i piani non andarono secondo il suo progetto e con la distruzione del castello da parte di Astolfo, si ha la fine dell'inganno e la sconfitta per il mago.
    Si può dire che il castello rappresenti, in scala minore, ciò che è il poema intero. Infatti come i personaggi vagano per le strade del mondo cercando ciò di cui hanno bisogno, così tutti insieme riuniti faranno all'interno della costruzione incantata.
    C'è però una sostanziale differenza sta la storia di Atlante e Ariosto. Infatti il primo viene sconfitto dalla stessa materia che credeva di conoscere profondamente, la magia, e senza poter far più nulla per rimandare il destino di Ruggero, non apparirà più all'interno del poema. Ariosto invece, è vero che non riuscirà ad avere la libertà tanto sognata, ma proprio dalla “fine non fine” della sua opera si capisce che non smetterà di lottare e che, al contrario del mago, non verrà sconfitto né buttato giù dalla sua condizione, continuando a vivere e a ricercare ciò che per lui è importante. Come i personaggi del suo libro.

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  26. L'Orlando Furioso è un poema cavalleresco dello scrittore Ludovico Ariosto,pubblicato nella sua edizione definitiva nel 1532. In realtà, come l'ha definito l'illustre Italo Calvino, si potrebbe descrive come un "poema che si rifiuta di finire e si rifiuta di cominciare" rispettivamente in quanto Ariosto vi lavorò fino all'ultimo, progettando,oltre alle tre versioni edite,un'ulteriore quarta rielaborazione e si presentò come il seguito dell'Orlando Innamorato di Boiardo, lasciato incompiuto alla morte dell'autore.Inoltre si può dire che si rifiuti di finire poichè si potrebbe azzardare che ancora oggi continua ad esercitare la sua influenza sulla letteratura occidentale. Ciò che gli ha permesso di raggiungere tale successo è l'importanza che Ariosto ha evidentemente dato alla realtà nella sua complessità,ossia nell'accostare in maniera magistrale il reale possibile e quello potenziale non realizzato, ma pensabile. Proprio per la sua abilità di identificare queste due facce complementari dell'universale quotidianità Ludovico arriva ad essere considerato un creatore di dubbi,nel suo permettere al poema di calarsi completamente nella crisi e in quel disordine caotico tipico della sua persona,della sua epoca ed in generale proprio della natura di ogni essere umano. Riesce a giungere a questa perfetta integrazione tra due aspetti apparentemente opposti, seguendo il modello dell'aura mediocritas di Orazio, il quale gli permette di trasmettere,nonostante tutto, un'inaspettata armonia. Alcuni dissero che, nel suo essere fantasioso,Ariosto non faceva altro che evadere da una realtà che non riuscì mai completamente ad accettare, successivamente invece questo suo fantasticare verrà giustificato come mezzo di oggettivazione di una realtà, che egli riuscirà a rappresentare al meglio proprio perchè frutto di un continuo alternarsi di movimento, irrazionalità, ricerca e razionalità.
    Chiara Merolla

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  27. Ariosto nel corso della sua vita si è sempre autoproclamato come uno scrittore saggio, ma non attaccato al reale; studiosi del novecento, lo hanno invece additato come un artista che nel reale seppe cogliere i rovesci della fortuna.
    Infatti, come per Orazio che era un epicureo, la saggezza farà a Ludovico da filtro per distaccarsi dal mondo.
    Di quest’ultimo egli riuscì a cogliere l’irrazionalità, il caso, la molteplicità del reale: tutti questi elementi saranno con cura inseriti nell’Orlando Furioso.
    In un susseguirsi di vicende incatenate l’un l’altra, di gloriose battaglie ed inaspettati finali, si incastra la morale laica, il caso che sembra dominare gli eventi dell’opera.
    Ariosto si pone come obiettivo quello di mediare gli involuti eventi con un lessico ed una sintassi volutamente lineari e semplici, così da fornire un componimento di non troppo ostica lettura.
    L’autore concepisce l’amore come una delle forme della casualità, la magia come qualcosa di non finalizzato, un reale impervio e, in una complessità così ampia di tematiche, la trama non risulta semplice da seguire, nonostante i buoni propositi dell’Ariosto.
    Nelle sue opere, in particolare in quella da noi analizzata, si avverte la sfiducia nel genere umano, nelle reali possibilità dell’uomo e sicuramente l’affrontare un romanzo così prolisso le fa emergere tutte.
    A mio avviso la morale del romanzo è quella di comprendere i propri limiti, attraverso le gesta dei personaggi, prendere atto che non tutti i desideri sono realizzabili e nel caso di una delusione porsi propositivi e vivi.
    Quindi così come Orlando, primo innamorato di Angelica fin dall’opera del Boiardo, arriva a prendere atto che il suo amore non è corrisposto in questo vortice di ricerca senza fine, così Ariosto avrebbe dovuto comprendere che nell’universo delle umane avventure e nell’intricata rete di storie che narra non vi è spazio per la semplicità o linearità che si può esprimere solo ed unicamente nella forma.
    Gli stessi personaggi godono di una personalità complessa e sfaccettata, immersi in una molteplicità di caratteri in cui il lettore si deve attentamente districare nel tripudio di eventi narrati.
    Ludovico è un buon regista, ma su un palcoscenico come questo ogni desiderio è vano ed ogni pretesa è nulla: è solo il corso naturale degli eventi che segue il so cammino..
    Concludendo l’armonia del verso e la fluidità con la quale vengono presentati i diversi passaggi non riescono comunque a mediare la difficoltà che si incontra nel seguire questa rete infinita di storie: tra follia ed amore ha decisamente vinto la follia, tra razionalità ed irrazionalità, l’irrazionalità, tra L’orlando Furioso e Ludovico Ariosto senza dubbio l’Orlando Furioso che non si è fatto domare dalla penna dello scrittore fiorentino.


    Ps: Mannaggia al diavoletto scusate tanto, ma mi è passato proprio di mente di metterlo sul sito! L'avevo stampato e portato ieri a scuola in formato cartaceo.. Sorry :/

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