lunedì 15 ottobre 2012

Qual è la lettura metaforica della professione dell'architetto di Leon Battista Alberti?

Testo a pag 63

39 commenti:

  1. Andrea R.
    L’architetto in età rinascimentale ricopre un ruolo fondamentale all’interno della società sia per lo sviluppo delle arti, che per il servizio alla società stessa. In chiave metaforica la professione dell’architetto assume un valore ancora più elevato ed eccelso, poiché sta all’architetto modellare e progettare la realtà rapportandola all’uomo. Leon Battista Alberti nel “De Re Aedificatoria” afferma che l’architetto è “colui che con metodo sicuro e perfetto sappia progettare razionalmente e realizzare praticamente, attraverso lo spostamento dei pesi e mediante la riunione e la congiunzione dei corpi, opere che nel modo migliore si adattino ai più importanti bisogni dell’uomo” .In questi secoli la figura dell’architetto è dunque rappresentata dal genio artistico rinascimentale e dall’intellettuale umanista, che si occupa dello studio di varie discipline scientifiche interconnesse fra di loro ed è pienamente integrato nell’ordine sociale e culturale dell’epoca. Con il metodo scientifico, formulato proprio in questi secoli , applicando con rigore le conoscenze della tecnica della matematica e della fisica l’architetto ha il compito di realizzare delle strutture che si adattino ai bisogni dell’uomo poiché l’uomo è “misura di tutte le cose”. Il nuovo ideale di artista deve dunque porre l’uomo al centro delle sue composizioni, poiché l’uomo è superiore sia per intelletto che per la mano alle altre creature, ed è al centro dell’universo. L’uomo può elevarsi verso dio seguendo la strada per la conoscenza, ma può anche abbassarsi per viltà e bestialità alla terra. L’architetto inoltre, si impegna a ricercare nei suoi edifici la bellezza e l’armonia di tutte le componenti, impiegando tutto l’ingegno necessario e l’abilità tecnica per creare un’opera perfetta ed impeccabile, la quale nemmeno la natura riesce a creare.

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  4. Nel “De aedificatoria” Leon Battista Alberti descrive la mansione e le vesti dell’architetto ponendolo come nuovo ideale di artista.
    Infatti per Alberti l’architetto è una nuova forma di artista, riconosciuto in modo più specifico come Artista-intellettuale in cui vi è la conoscenza di varie discipline . Queste sono utili e soprattutto indispensabili affinchè l’attività costruttiva ossia, la pratica del costruire , sia perfetta; in realtà neanche la natura riesce, unendo tutte le sue abilità , a creare qualcosa di impeccabile e perfetto.
    Inoltre per Alberti l’architetto è colui che faccia opere che si adattino nel miglior modo alle necessità dell’uomo ormai riscoperto e al centro di tutto dopo un periodo medievale di totale oscurità ; pertanto l’artista ideale dell’umanesimo ritrae la figura di rappresentante dell’ideale umano.
    Un esempio è l’urbanizzazione delle città in cui l’architetto ha il ruolo di organizzare uno spazio adatto all’essere umano e che sia questo un elemento di armonia per la società.
    Nel periodo umanistico-rinascimentale quindi la figura dell’uomo prende molteplici funzioni , in questo caso ricopre un ruolo fondamentale come quello dell’architetto che insieme all’interesse nella costruzione in generale deve portare ordine e razionalità .

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    2. non usare gli...ossia...di' direttamente quello che vuoi dire!!come Artista-intellettuale che ha padronanza di varie discipline
      in realtà neanche la natura riesce, unendo tutte le sue abilità , a creare qualcosa di impeccabile e perfetto...spiega meglio
      Nel periodo umanistico-rinascimentale quindi la figura dell’uomo ricopre molteplici funzioni , in particolare l'architetto che ponel’uomo al centro delle sue composizioni, poiché l’uomo è superiore sia per intelletto che per la mano alle altre creature, ed è al centro dell’universo. L’uomo può elevarsi verso dio seguendo la strada per la conoscenza, ma può anche abbassarsi per viltà e bestialità alla terra. (renzetti)

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  5. L’Umanesimo, come presuppone il termine, pone l’uomo al centro del mondo, padrone di sé stesso e delle sue facoltà, superiore a tutti gli altri esseri viventi. Questa nuova immagine trova la sua realizzazione ideale nell’ architettura: basta pensare ad artisti come Michelangelo e si ha ben impressa nella mente l’idea della perfezione. Infatti, l’architettura umanista è alla ricerca della perfezione, trovandola nel “l’armonia tra tutte le membra (…) fondata su una legge precisa”, citando Leon Battista Alberti nel “De re aedificatoria”. Infatti, esattamente come nel caso delle scienze (il cui scopo è la ricerca di una legge universale), così viene concepita l’architettura: un’ insieme di leggi e di nozioni che guidano lo scultore nella ricerca della perfezione. “A tale fine gli è necessaria la padronanza delle più alte discipline” Continua Alberti, l’artista, in questo modo, riesce a plasmare il mondo attorno a sé, rendendolo un perfetto monumento alla dignità umana.

    Giulia

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    1. attenta, fai un po' confusione nella terminologia e non riesci ad essere completamente pregnante nella individuazione del problema 6/7

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  6. Riccardo D'angelo :


    Il termine “architetto” deriva dal greco arkhitekton, parola composta da arkhi (capo), particella prepositiva che serve a denotare "superiorità", ma soprattutto pensiero, ossia responsabilità e consapevolezza di colui che si accinge a costruire, e tékton particella che riguarda l'azione, l'operatività.
    Proprio in un periodo come il rinascimento, nel quale l'uomo divenne il centro del mondo e misura di tutte le cose, un ruolo rilevante fu ricoperto dall'architetto. Quest'ultimo si proponeva come il nuovo ideale di artista dal momento che si occupava della progettazione architettonica e del restauro dei monumenti. Leon Battista Alberti nel prologo del suo trattato sull'architettura(“de re aedificatoria”) descrive l'architetto come colui che “con metodo sicuro e perfetto sappia progettare razionalmente e realizzare praticamente attraverso lo spostamento dei pesi e mediante la riunione e la congiunzione dei corpi, opere che nel modo migliore si adattino ai più importanti bisogni dell’uomo”. Proprio per questo motivo esso deve conoscere le “piu' alte discipline” per costruire progetti che si adattino ai bisogni e alla razionalità dell'uomo stesso.

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    1. non particella ma prefisso e suffisso!!!...l'architetto ha una necessaria visione d'insieme dei problemi che deve necessariamente "rapportare all'uomo. ....Con il metodo scientifico, formulato proprio in questi secoli , applicando con rigore le conoscenze della tecnica della matematica e della fisica l’architetto ha il compito di realizzare delle strutture che si adattino ai bisogni dell’uomo poiché l’uomo è “misura di tutte le cose”. Il nuovo ideale di artista deve dunque porre l’uomo al centro delle sue composizioni, poiché l’uomo è superiore sia per intelletto che per la mano alle altre creature, ed è al centro dell’universo. L’uomo può elevarsi verso dio seguendo la strada per la conoscenza, ma può anche abbassarsi per viltà e bestialità alla terra(renzetti). 6+

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  7. VALERIO A.

    La concezione di arte figurativa è sempre stata caratterizzata da un dualismo tra la manualità (il ben fare con le mani) e intellettualità , e come conseguenza di ciò gli artisti ,con il trascorrere del tempo e dei periodi storici, erano considerati a volte veri e proprio artigiani; altre volte semplici intellettuali che si dilettavano con le arti. Durante il Medioevo questa figura venne definita dalla semplice immagine di un lavoratore manuale in relazione con la mentalità del tempo, la quale apprezzava l’opera non dal punto di vista estetico bensì da quello puramente qualitativo e funzionale per il popolo.
    Un’ opera famosa, scritta nel primo Quattrocento da Cennino Cennini, intitolata Libro dell’Arte, descrive l’arte figurativa come risultato della relazione tra le qualità del periodo medievale ed il tratto moderno quello sviluppatosi in quegli anni.
    Il testo descrive in modo chiaro il pensiero medievale, ma risulta nettamente prevalente l’impostazione di carattere moderno. Così come la figura dell’artista, pittore o scultore descritta in questa opera cambia concezione con il trascorrere dei periodi e i passaggi della storia, anche la figura dell’architetto muta. L’artista non è più un semplice capocantiere (magister murario), che pone il suo lavoro nella costruzione di edifici, legando la sua figura alla semplice manualità e conoscenza delle nozioni tecniche riguardanti l’architettura. Il suo ruolo sociale si trasforma con lo svilupparsi delle città e l'emergere della borghesia. Questo fenomeno avviene prevalentemente in Italia, una nazione che, a fine secolo, vede l'affermarsi delle signorie e l'incremento delle attività commerciali e artigianali. La professione dell’architetto assume quindi un valore maggiore, poiché ora il suo ruolo è quello di modellare la realtà delle cose. Leon Battista Alberti nel “De Re Aedificatoria” parla, ispirandosi al Brunelleschi, dell’aspetto innovativo delle sue proposte che consistono nell’amalgamare elementi appartenenti all’antico ed al moderno esaltando gli aspetti più caratteristici e funzionali di entrambi.
    Secondo Leon Battista Alberti: «...l’artista in questo contesto sociale non deve essere un semplice artigiano, ma un intellettuale preparato in tutte le discipline e in tutti i campi». Come detto in precedenza, in questo periodo la figura dell’architetto è caratterizzata da una duplice fisionomia, quella dell’artista rinascimentale e dell’intellettuale umanistico, che si occupa dello studio di varie materie scientifiche. Seguendo le orme del metodo scientifico (ripreso proprio in questo secolo), vengono applicate ulteriormente le conoscenze della matematica e della geometria, a fabbisogno delle esigenze umane. Dunque la nuova figura dell’architetto deve porre l’uomo al centro di tutte le cose.

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  9. C. MASSARI

    La figura dell'architetto, che durante il Rinascimento risulta indispensabile sia per il miglioramento estetico della società, che per il generale sviluppo artistico, viene accuratamente descritta da Leon Battista Alberti nel trattato “De re aedificatoria”. L'autore descrive l'architetto come “colui che in modo sicuro e perfetto sappia progettare e realizzare opere che nel modo migliore si adattino ai più importanti bisogni dell'uomo”. Da ciò emerge il ruolo fondamentale che Alberti gli attribuisce, delineandolo come una presenza indispensabile per le necessità psicofisiche dell'uomo, come se fosse un dottore in grado di curare i mali dei propri pazienti e di procurare loro dei rimedi che si identificano con le opere architettoniche dell'artista stesso. L'immagine che Alberti ripropone lo paragona infatti al nuovo ideale di artista, al genio universale, che ha il compito di rispecchiare le volontà, le necessità, il passato e le speranze della società, arricchendola così sia dal punto di vista estetico che storico.
    Nella seconda parte del testo il ruolo dell'architetto si allarga al più vasto discorso dell'armonia come fine, diventando così ancora più nobile e indispensabile: il suo compito è infatti quello di “progettare e realizzare” la realtà stessa in cui l'uomo si ritrova a vivere, attraverso lo sfruttamento delle proprie conoscenze logiche e matematiche, artistiche e tecniche che applica nella realizzazione della propria opera. Ne consegue dunque la rilevanza e il centralismo che l'uomo attribuisce a sé stesso – considerandosi “misura di tutte le cose” – poiché è proprio lui che dà bellezza, valore e vita alle cose che lo circondano, per mezzo delle opere architettoniche che egli stesso realizza. Leon Battista Alberti descrive infatti la bellezza come “l'armonia tra tutte le membra”, ottenuta solo attraverso il conseguimento da parte dell'architetto di leggi precise, risultato di “un volere quasi divino”, per il quale l'artista deve sfruttare tutto l'impegno, l'ingegno, la capacità e la tecnica di cui è provvisto.

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  11. ALESSIO VERGARI

    Durante il XV e il XVI secolo assume maggiore valore la figura dell’artista che a scapito dell’artista dell’antichità non è più visto come un uomo di poco valore sociale ma acquisisce il pregio di essere riconosciuto come un intellettuale: nasce dunque durante il Rinascimento la figura dell’artista intellettuale.
    In questo periodo di ascesa della figura dell’artista anche il concetto di opera d’arte muta radicalmente non più inteso come semplice riproduzione della realtà ma come prodotto dell’immaginazione dell’artista, esaltando la concezione rinascimentale del genio artistico, legata alla fantasia e al talento.
    In questa nuova ottica la creatività artistica secondo Leonardo Da Vinci è paragonata ad un dono che non può essere acquisito grazie all’insegnamento e alla pratica ma è frutto di una dote e di un talento speciale, strettamente legati all’artista.
    Leon Battista Alberti descrive l’artista come un alter deus e la sua creazione artistica come una sorta di creazione di Dio; lo stesso Alberti, più di ogni altro, incorona questa nuova figura dell’artista intellettuale nel tratto del De re aedificatoria (l’architettura), nel quale egli elabora un modello ideale di artista la cui formazione comprende soprattutto la cura delle discipline di insegnamento morale e sociale, oltre che tecnico: celebra l’artista in grado quindi di tenere uniti “ingenium et ars”.
    L’artista è una persona dotta, intelligente, che ha una sufficiente conoscenza delle opere letterarie ma allo stesso tempo conosce perfettamente i fondamenti della geometria e solo grazie allo stretto rapporto di questi aspetti l’arte del nuovo artista è in grado di legare la bellezza all’utilità.
    Nel De re aedificatoria Alberti esalta la figura dell’architetto che diventa il massimo grado del nuovo ideale dell’artista, perché è allo stesso tempo ordinatore e artefice della realtà circostante: “Architetto chiamerò colui che[… ]sappia progettare[… ]opere che nel modo migliore si adattino ai più importanti bisogni dell’uomo. A tale fine gli è necessaria la padronanza delle più alte discipline. […] Risultato questo di grande valore e quasi divino, per ottenere il quale è necessario impegnare tutto l’ingegno e l’abilità tecnica di cui si è provvisti […]”, il poeta mostra quale sia il ruolo e il compito dell’architetto, il nuovo ideale di artista.
    Sul piano metaforico l’architetto deve quindi progettare ed edificare la realtà associandola alla figura dell’uomo, poiché proprio l’uomo è “misura di tutte le cose”.


    ALESSIO VERGARI

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  12. Sara Giancola

    “…colui che con metodo sicuro e perfetto sappia progettare razionalmente e realizzare praticamente, attraverso lo spostamento dei pesi e mediante la riunione e la congiunzione dei corpi, opere che nel modo migliore si adattino ai più importanti bisogni dell’uomo.”
    Questo breve frammento è tratto dal “De re aedificatoria” , opera nella quale Leon Battista Alberti mostra il ruolo e il compito dell’architetto nella società rinascimentale.
    Ruolo che per Alberti sarà fondamentale, non solo per lo sviluppo artistico, ma anche e soprattutto per la rappresentazione delle emozione, delle sensazione e delle stesse debolezze che accomunano ogni essere umano. L’architetto ha infatti, ora più che mai, il compito di guidare la società in un’ altro universo: quello incentrato sulla figura dell’uomo.
    Pertanto l’architettura, come tutta l’arte in generale, si troverà a dover rappresentare e quindi trasmettere qualcosa di più umano, in quanto ora il protagonista non sarà più la divinità ma l’uomo mortale.
    Alberti dice poi, che l’ armonia è il fine dell’opera e che è impensabile un risultato perfetto; infatti l’architetto è sempre giustificato dal concetto che lo stesso autore sintetizza in “ Alter Deus” ovvero quell’ idea che paragonerebbe l’ artista ad una specie di Dio: totalmente padrone della sua opera.

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  13. Leon Battista Alberti nel prologo del suo trattato sull' architettura "De re aedificatoria" considera l' architetto, quindi in generale l'artista, come "colui che con metodo sicuro e perfetto sappia progettare razionalmente e realizzare praticamente, attraverso lo spostamento dei pesi e mediante la riunione e la congiunzione dei corpi, opere che nel modo migliore si adattino ai più importanti bisogni dell' uomo. A tale fine gli è necessaria la padronanza delle più alte discipline". Quindi come afferma il poeta, il nuovo genio artistico che si sviluppa nel cuore del Quattrocento è un artista intellettuale; egli ha sempre una formazione artigiana e il suo lavoro continua a richiedere manualità e fatica fisica, ma è ormai riconosciuto alla sua attività una carattere pienamente intellettuale: l' artista rinascimentale per poter rappresentare le sue opere deve avere quindi una conoscenza vasta ed ampia di varie discipline che molto spesso utilizza insieme per i propri lavori. In questo modo l' artista ricopre un ruolo molto importante e si integra bene nella società dell' epoca; per concludere si può aggiungere che con la rivoluzione scientifica del Seicento e con la concezione dell' uomo come misura di tutte le cose, vengono introdotte ed applicate nell' arte anche tecniche basate sull' attento studio della matematica, della fisica e dell' anatomia.
    Alessandro Pasqui.

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  15. Il rinascimento è un periodo di rinascita, si fanno nuove scoperte e si cambiano realtà preesistenti.Una di queste innovazioni è nella definizione di artista, ovvero colui che con il suo operato è ordinatore e artefice della realtà circostante. Tutto ciò è riscontrabile nell'architetto che, come dice Leon Battista Alberti nel prologo del suo "de re aedificatoria" è "colui che con metodo sicuro e perfetto sappia progettare razionalmente e realizzare praticamente, attraverso lo spostamento dei pesi e mediante la riunione e la congiunzione dei corpi, opere che nel modo migliore si adattino ai più importanti bisogni dell'uomo";uomo che, ora, viene posto come centro del mondo e come misura di tutte le cose.
    Viene così a formarsi l'idea di un artista la cui cultura comprenda non solo conoscenze tecniche, ma anche socio-morali, i quanto tutto ciò che progetta o crea è per il bene della comunità e quindi l'artista è in contatto con gli uomini. Solo in virtù di compresenza di tali aspetti l'artista-intellettuale riuscirà ad unire bellezza e utilità, seppur con la consapevolezza che "nemmeno la natura riesce a creare un'opera perfetta e impeccabile in ogni sua parte".

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  17. Durante il periodo umanistico-rinascimentale l’uomo assume una posizione di centralità e superiorità rispetto agli altri esseri, grazie all’intelletto ma soprattutto grazie all’utilizzo delle mani. Per questo l’architetto , come afferma Leon Battista Alberti, nella sua opera "De re aedificatoria", ricopre un posto fondamentale nella società; l'architetto è colui che deve progettare opere "che nel modo migliore si adattino ai più importanti bisogni dell’uomo”, egli è infatti “ misura di tutte le cose” e per questo attraverso il metodo scientifico, sviluppatosi proprio in questo periodo, l’architetto deve con l’impegno cercare di esaltare l’importanza dell’uomo attraverso la bellezza e l’armonia di strutture perfette, che neanche la natura riuscirebbe a creare.
    Silvia Venturini

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  18. ANDREA CARDARELLI
    Leon Battista Alberti compose il De re aedificatoria (trattato sull'architettura) intorno al 1450 e venne pubblicato a stampa nel 1485. In questa opera prende forma un modello di artista la cui formazione comprende anzitutto la cura della disciplina di carattere morale e sociale, prima ancora che tecnico. Per Alberti il ruolo dell'architetto si configura nella progettazione degli edifici, che deve essere affidato a collaboratori esperti e diligenti. "Architetto chiamerò colui che con metodo sicuro e perfetto sappia progettare razionalmente e realizzare praticamente, attraverso lo spostamento dei pesi e mediante la riunione e la congiunzione dei corpi, opere che nel modo migliore si adattino ai più importanti bisogni dell'uomo." Siamo di fronte ad una visione dell'architetto come puro teorico, che agisce sulla base di un'accurata conoscenza della geometria, della matematica e dei principi che regolano lo spostamento dei pesi e l'assemblamento dei corpi: quindi c'è un passaggio da una concezione medievale che considerava l'architetto allo stesso livello di un capocantiere, alla nuova mentalità che vede questa figura impegnata nella progettazione di un'opera perfetta, che nemmeno la natura riesce a creare.

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  19. Nel trattato sull'architettura "De re aedificatoria" Leon Battista Alberti mostra il compito dell'architetto che attraverso la "padronanza delle più alte discipline" riesce a plasmare la realtà che lo circonda "con lo spostamento dei pesi e mediante la riunione e la congiunzione dei corpi" in modo da adattare il mondo alle necessità umane. Nel Rinascimento infatti,l'immagine dell'uomo è superiore a tutto il resto ed è perciò evidente come questo influenzi ogni tipo di disciplina dove tutto è rapportato all'uomo. L'architettura vista da Alberti,quindi,non è solo un semplice mestiere ma una vera e propria arte basata su regole e principi precisi che si mescolano con l'ispirazione situata nell'animo umano i quali elevano l'idea di costruzione architettonica ad un concetto quasi divino.

    Alessio P.

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  20. Nel trattato sull'architettura "De re aedificatoria" Leon Battista Alberti mostra il compito dell'architetto che attraverso la "padronanza delle più alte discipline" riesce a plasmare la realtà che lo circonda "con lo spostamento dei pesi e mediante la riunione e la congiunzione dei corpi" in modo da adattare il mondo alle necessità umane. Nel Rinascimento infatti,l'immagine dell'uomo è superiore a tutto il resto ed è perciò evidente come questo influenzi ogni tipo di disciplina dove tutto è rapportato all'uomo. L'architettura vista da Alberti,quindi,non è solo un semplice mestiere ma una vera e propria arte basata su regole e principi precisi che si mescolano con l'ispirazione situata nell'animo umano i quali elevano l'idea di costruzione architettonica ad un concetto quasi divino.

    Alessio P.

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  22. Umanesimo e Rinascimento sono due termini pressoché inscindibili: la civiltà umanistico - rinascimentale si sviluppa già a partire dalla seconda metà del trecento fino ad occupare tutto il cinquecento.
    La visione dell’uomo in questo periodo cambia totalmente rispetto al medioevo, tanto quanto il rapporto di quest’ultimo con l’entità divina.
    Se prima ogni singola attività della società era soggetta ad un’interpretazione di tipo figurale- allegorica ora ci si svincola da certi termini e condizioni: tutto è ora in rapporto all’uomo e non più a Dio.
    Il mondo terreno era stato sottomesso alla vita ultraterrena, ma ora ciò non può più essere contemplato: la chiesa perde di valore, diventa “altro” rispetto alla quotidianità sulla quale invece si indaga e studia.
    L’interesse si pone sull’uomo che è al centro del mondo, a misura di tutto il creato come rappresenta Leonardo Da vinci nel suo celeberrimo inchiostro su carta dell’“uomo vitruviano”.
    Ed in questa meditazione sul mondo che anche Dio, come il clero, ora occupa un ruolo marginale: non perché il volgo sia ateo, piuttosto perché interessato alla sua realtà contigua.
    Infatti l’ateismo non era pensabile a quel tempo, la chiesa era ancora un cardine della società: ciò però non evita una reinterpretazione del messaggio di Cristo.
    Si ristabilisce un rapporto più diretto con il clero, così come con le sacre scritture: tutto ciò poi confluirà nella riforma protestante.
    Come disse Jacob Burkhardt il Rinascimento può essere considerato come l’epoca del “ritorno alla vita”: dopo i secoli di transizione del medioevo, ora si è dissipata quella fitta nebbia della superstizione religiosa, della corruzione, dell’ignoranza e ci si affaccia verso un mondo incentrato sull’idea di uomo.
    Sono gli stessi umanisti a brevettare il termine Medioevo: proprio a simboleggiare quest’età di transito dalla quale si intendeva al più presto allontanarsi.
    Così ci si affaccia all’”autunno del medioevo” come narra invece lo storico olandese Johan Huizinga: si assiste allo sgretolamento dei canoni medioevali, verso un’apertura delle rotte culturali, geografiche, economiche e scientifiche.
    Gli Umanisti sviluppano la capacità di un’analisi storica ben definita: non guardano più al passato come una massa informe di eventi, ma riescono per la prima volta a distinguere i singoli ed analizzarli nelle loro caratteristiche intrinseche.
    Questo è un enorme passo avanti perché nasce proprio qui l’attenzione ad un “divenire storico”, quindi all’uomo, l’uomo al centro di un passato che viene analizzato così come preso a modello, se ne esalteranno le gesta e se ne tenterà di riprodurre la grandiosità.
    Leon Battista Alberti scrive infatti “l’uomo nacque per essere utile all’uomo”.
    Ha così modo di emergere un certo spirito critico che trovò dimora nelle anime degli intellettuali più in vista dell’epoca.
    Vediamo come nel dipinto di Rosselli, in cui si rappresenta un miracolo avvenuto in un Chiesa, l’autore da adito ad una voluta rappresentazione di polemica: aguzzando il suo ingegno ci mostra tre sommi intellettuali dell’epoca come Marsilio Ficino, Poliziano (un poeta) e Pico della Mirandola schierati di fronte ad un miracolo, per di più all’interno di una chiesa.
    Con quest’opera l’autore vuole simboleggiare la vittoria della chiesa sulla ragione, vittoria in realtà inesistente: i più si distaccheranno dall’entità ecclesiastica per avvinarsi ad un’interiorità bramata e per troppo tempo non presa in considerazione.
    Dal concetto di Humanitas di Leon Battista Alberti, alle tesi filosofiche inneggianti all’uomo di Pico della Mirandola e Marsilio Ficino (copula mundi), ormai tutti erano concordi che il vero centro del cosmo fosse l’uomo nel suo genio universale, nella sua capacità di decidere scegliere, migliorarsi o auto flagellarsi.
    Martina

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  23. Martina Ponzo:
    In età rinascimentale assistiamo ad una maturazione della figura dell’artista, c’è un netto scarto rispetto al Medioevo: ora costui si trova a lavorare all’interno di lussureggianti corti, circondato da miriadi di intellettuali e non più rilegato in piccole botteghe, realtà chiuse e a se stanti.
    Così accanto alle grandi corti si riuniscono da corollario una moltitudine di geni artistici ed eclettiche personalità.
    Figure di rilievo in questo periodo saranno gli architetti: di mirabile lungimiranza verranno universalmente riconosciuti per la loro arte; se prima si parlava di muratori o poco più, ora si avrà modo di apprezzare dei veri professionisti nel campo edile.
    Per la prima volta si attribuisce un valore importante alla fantasia: non si tratta più della scarna riproduzione di un lavoro commissionato, ma per la prima volta l’artista è chiamato a cimentarsi nella composizione di opere originali con cui mostrare il suo vero talento creativo.
    C’è una grande attenzione al reale e al fenomenico umano: così in un’epoca in cui si da un’importanza particolare alla realtà visiva, l’arte figurativa risulta essenziale.
    La letteratura verrà messa da parte, per riacquisire un posto di primo piano solo agli inizi del Cinquecento; ora si focalizza tutta l’attenzione sulle arti figurative quelle che meglio potevano sintetizzare il senso artistico -creativo che si respirava nell’aria.
    L’architetto è colui che può far meglio rapportare la realtà e l’ordine delle cose ai bisogni dell’uomo e rendere il tutto a misura di quest’ultimo.
    La visione metaforica del suo mestiere trova spiegazione proprio in ciò; questa categoria di artisti sintetizza la ricerca da parte dell’uomo di una sua indipendenza, la necessità di non essere più connesso a realtà ultraterrene.
    Ora l’artigiano è maturato, ha preso coscienza del suo ruolo e non accetta più neanche l’anonimato: è come se stesse diventando una sorta di alter deus, padrone della propria creazione, simile in tutto ad una creazione di Dio e al contempo all’artista stesso.
    Come già accennato, con il Rinascimento si mette finalmente al centro la realtà fenomenica umana, diventa importante il ruolo dell’uomo nei confronti del mondo: e chi se non l’architetto poteva occuparsi di ciò?!
    Ci si libera così delle scorie, di tutto il trascorso del Medioevo: si crea ex novo un mestiere di cui Leon Battista Alberti (1404-1472) rappresenterà il prototipo.
    Egli oltre a incarnare il modello di intellettuale dell’epoca, ha scritto trattati di inestimabile valore, primo su tutti il “ De re Edecificatoria”, vademecum anche oggi per qualsiasi aspirante architetto.
    Costui seppe così contribuire alla trasformazione della mera pratica dell’artigiano in una vera e propria forma d’arte.

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  24. Come confermato da Leon Battista Alberti nel "de aedificatoria" l'architetto in eta rinascimentale risulta avere un ruolo fondamentale all'interno della società,poichè è proprio in quest'epoca di rinascita dalle ceneri del medioevo che l'architetto deve calarsi nella parte del progettatore reale e metaforico della civiltà in rapporto con l'essere umano.
    in questa chiave di lettura l'architetto rappresenta il classico intellettuale umanista che in continuazione esprime il suo genio artistico nella progettazione della realtà. Il rinascimento segna inoltre l'innovazione in ogni campo,filosofico,scientifico e tecnico infatti l'architetto ha la responsabilità di servirsi del metodo scientifico per far costruire delle strutture idonee alle necessità dell'uomo.
    Egli nel rinascimento è la comprova che l'uomo si distingue dagli animali grazie alla mano e all'intelletto,elementi fondamentali per questo mestiere.
    In conclusione quindi oltre ad essere il genio artistico che plasma il mondo "a misura d'uomo" deve essere padrone di ogni disciplina umanistica.
    Corarelli Federico

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  25. "Architetto chiamerò colui che con metodo sicuro e perfetto sappia progettare razionalmente e realizzare praticamente[...] opere che nel modo migliore si adattino ai più importanti bisogni dell'uomo".
    Con queste parole Leon Battista Alberti,nel suo trattato De re aedificatoria, descrive il suo ideale di architetto.
    Nel periodo in cui Leon Battista Alberti scrive la sua opera,ovvero durante l'umanesimo,c'è un distacco,ma non totale,dallo studio della religione(Studia Divinitatis),per avvicinarsi allo studio dell'uomo e di tutto ciò che lo circonda(Studia Humanitatis), infatti è propria di questo periodo la frase "l'uomo come misura di tutte le cose",quindi,come dice lo stesso Alberti,l'architetto dve realizzare "opere che nel modo migliore si adattino ai[...]bisogni dell'uomo".
    In conclusione si può dire che nella figura dell'Architetto Alberti vede la figura dell'intellettuale umanista che,che deve avere la "padronanza di tutte le discipline".

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    1. P.S. prof volevo scrivere anche del rapporto con i classici ma avevo paura di andare fuori tema, se crede sia il caso potrei modificarlo.

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  26. scusate mi sono scordato Valerio S.

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  27. Il mio testo è stato consegnato direttamente alla professera su foglio protocollo.
    Kristian :)

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  28. Il mio testo è stato consegnato direttamente alla professera su foglio protocollo.
    Kristian :)

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  29. In linea con la formazione di pensiero umanista, Leon Battista Alberti si fa portavoce di una prospettiva di esistenza ideale. Si ritrova infatti nella sua figura la completezza di un artista-intellettuale che ha saputo far coesistere le basi teoriche alle applicazioni pratiche, opere in grado di colpire esteticamente e funzionalmente. Contestualmente a questa sua situazione è comprensibile il ruolo che svolge la professione dell’architetto, metafora di insieme di armonia e precisione: utilizzare le basi teoriche geometriche per realizzare ‘opere che nel modo migliore si adattino ai più importanti bisogni dell’uomo’. L’architetto diventa figura dell’uomo che tende a Dio attraverso la creazione di opere di perfezione, che vuole superare i propri limiti affinché sfugga a quel senso di precarietà e sfuggevolezza che lo caratterizza. Questo ruolo è prediletto da Leon Battista Alberti proprio perché congiunge tutti gli aspetti rimarcati profondamente dalle opere rinascimentali, un nuovo creatore che tiene conto delle dimensioni, delle emozioni che suscita l’opera, in rapporto all'uomo.

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    1. scusi il ritardo, l'avevo scritto su carta e dimenticato di copiarlo qui :)

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  30. La figura dell’architetto, come la presenta Leon Battista Alberti, è quella di un intellettuale a tutto tondo “che possiede la più alta padronanza delle discipline”, che “con metodo sicuro e perfetto”, e quindi con tecnica lungamente elaborata e raffinata nei minimi dettagli, “sappia progettare razionalmente e realizzare praticamente (…) opere che nel modo migliore si adattino ai più importanti bisogni dell’uomo”, e perciò sia in grado di esplicare il suo talento in opere della massima utilità umana. Inoltre l’architetto, il buon architetto, è colui che riesce a raggiungere la bellezza, ossia la perfetta “armonia tra tutte le membra nell’unità di cui fan parte”. Non è difficile rintracciare in questa descrizione della professione di architetto le caratteristiche che delineano anche l’ideale umanista di intellettuale in genere: la pluralità delle conoscenze, la più accurata raffinazione della tecnica al fine di raggiungere la perfezione, ossia l’armonia nello stile, la volontà costante di creare opere di massima utilità all’uomo nei più svariati campi. L’intellettuale umanista è colui che come un architetto, progetta e realizza la sua opera impegnando tutta l’abilità tecnica di cui dispone per raggiungere il perfetto equilibrio tra le parti, significante e significato. Ma volendo dare una lettura più profonda al brano dell’Alberti, si può interpretare “l’attività costruttiva” così “gradita e profondamente radicata nel nostro animo”, come il tentativo di dare, o meglio ridare, corpo ad una conoscenza e una coscienza intime della natura umana e del mondo nella mente degli uomini, che erano proprie degli intellettuali di epoca classica e che si sono perduta con la media aetas.
    Il passo dell’Alberti proposto quindi non fa altro che rimarcare la centralità dell’uomo negli interessi di un intellettuale, in questo caso un architetto, della sua epoca, che lo porta a migliorare sé stesso e al tentativo di migliorare la vita degli altri uomini.

    Azzurra

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