giovedì 20 settembre 2012

-Differenze e analogie libro-film "Il deserto dei tartari"



26 commenti:

  1. Kristian G.

    La trasposizione di un libro su pellicola è un'impresa sempre molto ardua per sceneggiatori e produttori, tant'è che la maggior parte delle volte il film non riesce a coinvolgere emotivamente lo spettatore quanto il libro, dove sentimenti o pensieri possono essere ampliamente descritti. Questo film ne è un ulteriore caso!
    Scene molto sentite del libro, come la morte del soldato durante la spedizione in montagna o la riflessione del protagonista sulla fugacità del tempo fanno notare la loro assenza, e per questo Zurlini cerca di compensare questi vuoti con scene inedite, come il suicidio del capitano Ortiz, anch'esso molto significativo.
    Molte scene sono omesse, come il saluto di Drogo alla madre prima della sua partenza, oppure aggiunte, come il combattimento di scherma o la battuta di caccia, probabilmente perchè ricoprono una diversa importanza nell'economia del film. La stessa ambientazione sembra essere quasi il riflesso dell'animo dei personaggi comandati da rigide e ferree regole: le squadrate mura della Fortezza Bastiani e le aride distese del deserto non sono altro che espressione delle "fredde" personalità dei soldati.

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  2. CAMILLA M.
    Come è già ben noto – sebbene il film ce ne abbia fornito l'ennesima conferma – solitamente la differenza tra un libro e il film che lo ripropone è abissale.
    Sia all'inizio che al termine del film, infatti, le scene sono state completamente modificate. Nel primo caso ciò risulta chiaro dalla scena, assente nel libro, in cui Drogo si accinge a salutare la sua presunta amante; nel secondo, invece, il regista pone come scena finale quella in cui il protagonista si assopisce all'interno della carrozza, affranto e arreso, mentre il libro termina con la “fine” del tenente in una bottega di città. Questi cambiamenti – come d'altronde il fatto che la prima voce a narrare la storia di Drogo sia quella di sua madre, prima che lui parta – servono ad evidenziare la parte emotiva e psicologica della storia, notevolmente sminuita dagli eventi della Fortezza (se non per il suo continuo e monotono alternarsi tra speranza, delusione e rassegnazione). Per sottolineare invece lo stato di tensione e attribuire un momentaneo stato di suspance alla storia, è stata aggiunta la scena in cui Drogo deve aiutare il dottore e calmare uno degli “internati”, in preda ad una serie di convulsioni, oltre all'inatteso suicidio di Ortiz.
    Per quanto riguarda le omissioni, invece, non è presente l'infinita e dettagliata descrizione naturalistica del percorso intrapreso da Drogo per raggiungere la Fortezza, né la toccante parte del tramonto in cui essa gli si manifesta in tutto il suo fascino o quella in cui descrive incantato il paesaggio visibile dal suo posto di guardia. Oltre a questo è stata tralasciata la parte in cui si avvia in città e dialoga con la ragazza di cui, durante la sua permanenza in città, si era probabilmente invaghito. Infine, non è stato attribuito quel minimo di sentimento o di solennità alla morte di Angustina sulle montagne, proposta dal libro come un atto eroico e nobile. Si è ricorso a tali omissioni per accelerare il ritmo della storia e per dare più spazio agli avvenimenti interni o riguardanti direttamente la Fortezza.

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  3. Un sorriso , un immagine o semplicemente la voce fioca rappresentano e descrivono una circostanza meglio di mille parole ; questo è il motivo perché molti film non corrispondono esattamente alla versione cartacea . lo stesso è avvenuto nel film e racconto “ il deserto dei tartari” dove alcune parti non sono ripetute in modo eccellente , anzi, a volte non vengono neanche menzionate ma sono sostituite da pause , momenti bui o comunque tutto ciò che il cinema dispone per descrivere i vari momenti della scenografia.
    Riguardo le scene lasciate da parte possiamo evidenziare: il saluto alla madre , infatti nel film Drogo saluta solo la sua ragazza; la scena della morte di un collega e altre scene come il viaggio tra la valle per arrivare alla così tanto attesa fortezza Bastiani .
    Il film nasconde molto ma cerca di descrivere al meglio un periodo storico di 20 anni circa in 2 ore .
    Infatti nel film si può notare la Vecchiaia dei personaggi , soprattutto del tenente, con l’aggiunta di capelli bianchi e il viso più pallido per rappresentare gli anni che passano.
    Una caratteristica che mi è venuta subito all’occhio è la descrizione della fortezza Bastiani sia all’esterno che all’interno , infatti all’esterno sembrava con il libro molto più piccola e più trasandata mentre nel film rispecchia la classica fortezza grande con un esercito o comunque una truppa di soldati ben attrezzata.
    La vita anche mi ha sorpreso :,i festini , le cene di gala e soprattutto la pratica della scherma ; cose che in una fortezza dispersa in un deserto sono difficili da immaginare.
    Una parola , può riassumere un periodo del racconto , forse il primo periodo…MALINCONIA…infatti il tenente voleva andarsene e non è riuscito a trovare il modo. C’è un’immagine molto significativa , la scena in cui il tenente ha dovuto trattenere un suo superiore per permettere al medico di fargli una puntura . Ebbene sì , in quel momento l’arte del cinema è riuscita a descrivere in pochi secondi uno stato d’animo dove il libro forse ha occupato un capitolo.
    La storia nel libro naturalmente è più dettagliata , esempio eclatante è la morte di Drogo: nel libro la morte avviene in una stanza mentre nel film in una carrozza…questo perché il regista ha voluto descrivere e porre attenzione su eventi che hanno un economia più importante e decisiva per la storia di un libro che ha fatto da guida a molti scrittori e studenti italiani .

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  4. il testo sopra è di riccardo d'arch.

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  5. ehi che rapidità...bravi!!! sabato ne parliamo...ora vediamo se gli altri vi seguiranno.

    il post più bello poi lo pubblicherete sul blog del Terremoto.

    Un super grazie va a Riccardo d'angelo per la fattiva e velocissima disponibilità

    Prof. Ginevra

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  6. Andrea R.
    Le differenze principali tra il libro e la parte del film che ho visto sono le classiche differenze che si notano quando si legge il libro e quando in seguito si vede il film. Anche in questo caso infatti le descrizioni paesaggistiche e l’immaginario dei luoghi che l’autore costruisce nella nostra mente con pagine e pagine di aggettivi e descrizioni non coincidono a mio avviso con ciò che viene rappresentato nella pellicola, non solo per quanto riguarda i paesaggi naturali ma anche per quanto riguarda la fortezza. La fortezza nel libro non è un semplice edificio, ma un’immagine mutevole che cambia di significato a seconda della situazione, che accompagna i sentimenti del protagonista. Anche nel contenuto il film mi è sembrato un pò deludente: mancano le lunghe riflessioni nella quale Buzzati rimanda al lettore il tema della fugacità del tempo, che per chiare esigenze tecniche non possono essere inserite all’interno del film, ma a mio avviso anche in piccola parte dovevano essere inserite. Buzzati si dilunga in accurate riflessioni e considerazioni dal valore universale che abbondano dall’inizio alla fine del racconto, lasciando riflettere più a lungo il lettore e esplicitando al lettore il messaggio chiave del libro. Molte situazioni nel libro risultano più intese, come ad esempio la malattia di Drogo e il dialogo finale nella quale viene invitato a lasciare la fortezza,poiché sono descritte con maggiore accuratezza. Il rapporto tra i personaggi e la psicologia dei personaggi nel libro sono chiaramente più approfondite e a differenza del film, che sembra più statico, il rapporto tra i personaggi si evolve. Per quanto riguarda il semplice svolgimento dei fatti, la scena molto significativa nella quale il tenente Ortiz si suicida non viene menzionata all’interno del libro, forse perché l’autore ha voluto accentrare l’attenzione sul personaggio di Drogo, ma per il resto la pellicola rimane fedele al libro.

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  7. Riccardo D'Angelo

    Molto spesso i registi, dirigendo i loro film, decidono di omettere o variare alcune parti del romanzo a cui si rifanno per renderlo meno carico di informazioni e favorirne una comprensione più rapida allo spettatore. Ciò avviene anche nel film “Il deserto dei tartari” – diretto dal regista Zurlini – , cosa che ovviamente comporta delle mancanze sia descrittive che narrative.
    Una delle differenze principali è la descrizione psicologica dei personaggi, che nel libro si presenta molto piu' marcata; l'esempio più evidente è il disappunto e il malessere di Drogo nel vivere nella fortezza, che nel libro sono ribaditi continuamente e nel film appaiono sminuiti.
    L'abilità del regista è stata inoltre quella di dare delle suggestive anticipazioni allo spettatore attraverso significative scene, come testimonia il primo dialogo alla fortezza dopo l'arrivo del protagonista: i personaggi, mentre comunicano tra loro, sono immersi nel buio e ciò evidenzia l'oscurità del finale e la non conoscenza del fato di Drogo.
    L'atmosfera, durante il viaggio di drogo verso la fortezza, verso il suo destino, è resa intensa e suggestiva dall'assoluto silenzio spezzato solo dal battito degli zoccoli del cavallo.
    Di notevole importanza sono anche le variazioni che si distinguono nel film, come il suicidio del capitano Ortiz, non soddisfatto dell'esito della sua vita. Anche la scena conclusiva ha subìto delle variazioni: se nel libro lo scrittore termina la sua opera con la riflessione di drogo sulla morte, in una locanda di città, il regista, invece, ha preferito concludere la pellicola con la tristezza e la delusione che affligge drogo per il suo allontanamento dalla fortezza nella carrozza diretta in città.

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  8. Tra la trasposizione cinematografica de "Il deserto dei tartari" e l'omonimo libro da cui è tratto,scritto da Dino Buzzati, vi sono alcune omissioni che lasciano il posto a scene inedite per meglio coinvolgere o più probabilmente per stupire lo spettatore. E presente nel libro il saluto del protagonista Drogo alla madre prima della sua partenza per la fortezza Bastiani mentre è assente nella pellicola di Zurlini l'accurata descrizione dei paesaggi naturalistici e dei personaggi,caratteristica del romanzo che quindi risulta essere più intenso e coinvolgente. Vengono quindi inserite scene nuove come l'inaspettato suicidio del capitano Ortiz dopo una vita trascorsa all'insegna della totale ubbidienza,o la morte del tenente Drogo nella carrozza che lo stava allontanando,a causa della sua grave malattia,dalla fortezza dopo aver aspettato per moltissimi anni l'arrivo dei tartari. Nel libro infatti il protagonista muore in una stanza d'albergo in città. Per il resto il film è quasi del tutto fedele al romanzo,anche perché è quasi impossibile riprodurre in pellicola ciò che è stato descritto minuziosamente nelle pagine di un libro.

    Alessio P.

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  9. Valerio S.
    Come è risaputo, e come ribadito dai miei compagni,la trasposizione cinematografica di un libro tradisce in qualche modo l'immaginazione del lettore,che avendo "vissuto" una storia(leggendo il libro)non ritrova la sua "vita" semplicemente guardando un film,e questo è dovuto alla reinterpretazione del regista che,aggiungendo e togliendo scene e momenti per lui non importanti,va ad intaccare l'idea del lettore che rimane in qualche modo deluso.
    In questo film ci sono diverse omissioni di alcune scene come per esempio la poetica morte di Angustina e il relativo sogno fatto da Drogo,la scena del dialogo con la donna,di cui era innamorato, durante la sua licenza.... inoltre sono presenti alcune scene non presenti nel libro come,per esempio,la scena del suicidio di Ortiz.
    Per il resto il film è molto fedele al suo originale cartaceo ma come detto prima non restituisce le sue stesse emozioni

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  10. Si sa che un film non è mai bello quanto un libro, e sono poche le volte in cui una pellicola riesce ad essere fedele al romanzo nei minimi particolari. Nel caso del romanzo “il deserto dei Tartari” e dell’omonimo film, le differenze sono ben visibili. C’è da dire però che Zurlini ha deciso di omettere alcuni particolari che potessero risultare poco scorrevoli e noiosi per il pubblico.
    Le differenze sostanziali le troviamo una all’inizio della pellicola dove la scena in cui il sottotenente Drogo saluta la madre prima della partenza per la fortezza Bastiani ( Bastiano nel film), presente nel libro, viene omessa e il film inizia fondamentalmente con il protagonista che si prepara e si incammina in sella al cavallo verso l’avamposto militare. Durante il viaggio verso la fortezza il Drogo incontra il capitano Ortiz, che sarà protagonista di una delle principali scene inedite del film, scena in cui il capitano si toglie la vita con un colpo si pistola dopo aver lasciato la fortezza, luogo in cui aveva passato buona parte della sua vita in attesa di un attacco del nemico e un morte onorevole, entrambe le cose però non avvengono, e al capitano non resta che suicidarsi, dopo aver vissuto una vita piena di rimpianti.
    Da un certo punto di vista si può anche dire che Ortiz rappresenta Drogo senza il riscatto di un morte dignitosa. Propria nella morte di Drogo si trova un’altra grande differenza, nel film infatti Drogo dopo aver lasciato la fortezza dopo trent’anni e malato, muore ( o si addormenta) nella carroza che lo stà portando via dall’avamposto che si prepara a ricevere un attacco da parte dei Tartari, mentre nel libro drogo si ferma ad una locanda dove decide di affittare una stanza dove passerà le sue ultime ore di vita sdraiato sul letto a pensare al fatto che ha sprecato un’intera vita aspettando una battaglia da combattere e dove morire dignitosamente, mentre proprio in quel momento gli si presenta una battaglia molto più difficile di quella contro i Tartari, quella contro la Morte.

    Valerio B.

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  11. Silvia V.
    Il confronto tra un libro e il film tratto da esso, è un’azione sicuramente svantaggiosa per quest’ultimo, infatti pur attenendosi perfettamente al testo non riuscirà mai a trasmettere allo spettatore le stesse emozioni che il libro invece trasmette. Questo avviene poiché nel romanzo il lettore può focalizzare la propria attenzione sulle parti a lui più gradite e può naturalmente dare spazio alla propria fantasia nel momento in cui si trova a leggere la descrizione di avvenimenti, luoghi e personaggi ; tutto ciò in un film non può avvenire. Nel nostro caso gli autori del film hanno omesso alcuni passi del libro, ad esempio il saluto alla mamma e naturalmente tutte le riflessioni del tenete protagonista che, se riportate, avrebbero potuto appesantire e dilungare troppo il racconto; altre scene sono state invece modificate, come quella finale della morte del protagonista, avvenuta in una locanda di città, che nel libro occupa un momento di profonda riflessione, poiché muta per Drogo lo scopo della guerra, che non è più quello di sconfiggere i nemici ma quello di combattere o sfuggire alla morte, tutta questa riflessione nel film non è riportata e la storia si conclude con una morte silenziosa, quasi priva di valore se messa confronto con quella del romanzo.

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  12. Dopo aver letto il libro "Il Deserto Dei Tartari" e aver visto l'omonimo film è facile affermare che fra i due ci siano differenze notevoli; infatti da un libro che tratta temi così intensi come la fugacità del tempo nella vita del tenente Drogo, risulta veramente complicato riuscire ad estrapolare immagini per la produzione di un film. Proprio per questo motivo nel film vengono a volte aggiunte scene funzionali e, a volte omesse scene che potevano essere invece funzionali per il libro. Per fare un esempio di scene aggiunte basta pensare alle prime immagini proposte in cui la mamma di Drogo attraverso un narratore interno esprime il suo dispiacere per la partenza del figlio, diversamente dal libro in cui si mantiene sempre un narratore esterno e non compare mai la scena sopra descritta; un altro esempio può essere la parte in cui il protagonista Drogo, prima della partenza, saluta con un bacio la fidanzata, vicenda neanche menzionata nel libro. Per quanto riguarda le omissioni del film rispetto al libro invece, possiamo intanto dire che nella pellicola non vengono ben esposti i sentimenti e gli stati d'animo del protagonista, differentemente da come viene fatto nel libro; anche le grandi descrizioni del paesaggio circostante dove si svolgono le vicende del libro, nel film non sono ben rappresentate, diverse da ciò che si immagina leggendo. Una ulteriore omissione è il sogno premonitore che il tenente Drogo fa per la morte del compagno Angustina, presente nel libro ma nemmeno accennato nel film. A conclusione, un ultimo punto va a favore del film che a differenza del libro viene accompagnato da colonne sonore del grande compositore Ennio Morricone, dando così un enorme aiuto nell'affrontare il tema della fugacità del tempo proposto dal libro.

    Alessandro Pasqui.

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  13. Ognuno di noi recepisce in modi differenti le diverse forme d’arte. La scrittura differisce radicalmente, in modalità di espressione, dalla riproduzione cinematografica, come potrebbe farlo da una graphic novel o da una sinfonia. Rationes: autori diversi e strumenti diversi. Quindi, come se il fatto che i mezzi a disposizione e dunque i risultati di un regista siano necessariamente differenti da quelli di uno scrittore non fosse abbastanza, è un dato di fatto che quel regista e quello scrittore siano due esseri UMANI diversi. Deduciamo da ciò che le divergenze tra film e romanzo debbano obbligatoriamente saltare fuori anche a degli occhi distratti. In primissimo luogo c’è un fattore fondamentale che è quasi completamente assente nel film e costantemente, assiduamente, disperatamente presente nel libro: l’incessante risuonare dei minuti, e delle ore, dei giorni, mesi e anni nell’esistenza del protagonista (mancanza inevitabilmente dovuta alle tempistiche diverse di visione di un film e lettura di un libro). Guardando il film si ha inconsciamente l’impressione che nella vita del tenente Drogo, vi siano successi molti eventi, cosicché non ci si senta mai oppressi dal meccanico ripetersi dei giorni, come nel libro. E’ un tempo che trascorre lentamente ma che lascia una consapevolezza angosciante della sua inarrestabilità. Il regista del film ha però se non altro rappresentato efficacemente la goccia della cisterna che – tic toc – scandisce l’inesorabile procedere del tempo.

    “Il tempo intanto correva, il suo battito silenzioso scandisce sempre più precipitoso la vita, non ci si può fermare neanche un attimo, neppure per un’occhiata indietro. ‘Ferma, ferma!’ si vorrebbe gridare, ma si capisce che è inutile. Tutto quanto fugge via, gli uomini, le stagioni, le nubi; e non serve aggrapparsi alle pietre, resistere in cima a qualche scoglio, le dita stanche si aprono, le braccia si afflosciano inerti, si è trascinati ancora nel fiume, che pare lento ma non si ferma mai.”

    Un’altra fondamentale diversità sta nella componente di immaginazione alla quale il libro lascia indubbiamente più spazio. Il deserto, come la fortezza, potrebbero essere state immaginate in modo totalmente diverso dall’autore del libro come dai lettori, e quindi si potrebbe non essere d’accordo con la versione filmica. Per concludere, l’ultima differenza tra le due versioni sta nell’aggiunta, nell’omissione o sostituzione di alcune scene: tutte scelte determinate dallo specifico mezzo di comunicazione che il regista ha scelto. Aggiunge la scena d’amore iniziale, quando nel libro non era affatto sottolineata, mentre omette la scena finale che nel libro era un momento difformità rispetto al resto del racconto.


    “La mia intenzione era di fare un finale estremamente fedele al libro (…) pensavo di girare seguendo il libro fino all’ultima battuta (…) È davvero per la mancanza di mezzi che non abbiamo potuto girare un finale conforme al libro, e seguire il finale previsto da Brunelin nella sceneggiatura. Comunque,
    credo che il film proponga un’interpretazione del libro, si tratta quasi di un’opera autonoma, pur rimanendo sotto molti aspetti fedele al libro (…) I Tartari sono interni al nostro spirito e rappresentano il mistero della morte, ed è giusto che siano anche un mistero non identificabile con un esercito alle
    frontiere. Sono qualcosa che viene dal nulla, non si vedono mai o solo negli ultimi istanti della vita quando la morte bussa alla porta. I Tartari non esistono, in realtà rappresentano l’incognito che c’è
    nella vita”. (Valerio Zurlini)

    Intervista con Valerio Zurlini, di Jean Gili, in Valerio Zurlini, a cura di Sergio Toffetti, cit. (per le dichiarazioni del regista sui suoi lungometraggi).

    Ritiro ciò che ho detto: non è fedelissimo al libro per ristrettezze economiche.

    Marta Lucchesini :)

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  14. L'impresa di rendere un libro dai temi particolarmente imponenti come "Il Deserto dei Tartari" un film rappresenta un' impresa ardua per molti registi. Spesso si ricorre a elusioni, modificazioni della trama o altri escamotage per rendere il racconto più appetibile al pubblico. Nel nostro caso, il regista Valerio Zurlini, ha cercato di mantenersi il più possibile fedele al romanzo. Tuttavia, è dovuto ricorrere ai mezzi prima elencati, che si concretizzano, ad esempio, eliminando le riflessioni di Drogo, e rendere nel film solo la sequenza di azioni che compongono la narrazione, sorpassando questo importante, se non indispensabile, lato del romanzo. L'altra grande differenza riguarda la morte di Drogo, che ha luogo in una stanza d'albergo. La morte, nel romanzo, arriva tra le riflessioni del protagonista, mentre nel film, si perde tutto quel senso di irrequietezza da cui si viene travolti leggendolo.

    Giulia

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  15. Martina Ponzo:

    Nel film “ Il deserto dei Tartari” mi sono mancati molti dettagli che ho riscontrato invece nell’omonimo libro di Dino Buzzati: i monologhi interiori, le scrupolose descrizioni paesaggistiche, la suspense tipica di ogni arrivo e di ogni partenza.
    Tutto è più grossolano e la storia risulta scorrere più velocemente: si focalizza l’attenzione su eventi ufficiali e non sulle singole esperienze dei personaggi.
    A mio avviso è invece ben rappresentato nella pellicola il personaggio di Drogo, in cui vengono colte le diverse caratteristiche che lo contraddistinguono nel libro: lo si vede giungere alla fortezza gioioso e propositivo sia nello scritto che nel film, così pure lo si vede maturare arrivando anche lui ad accontentarsi di quella routine ormai ben collaudata, sempre in attesa di un colpo di scena che non arriverà mai.
    Drogo, Giovanni Drogo, alla fine si ritira dalla fortezza malato ed in fin di vita, lui non combatterà contro nessun nemico se non se stesso.
    Il Deserto dei Tartari, il libro ancora più del film, mi ha comunicato il messaggio che la ruota gira se qualcuno gli da una prima spinta, che il domani è già oggi, che i sogni nel cassetto fanno la muffa.

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  16. Bene...qui ho trovato qualche nome in più...mi piace questo mezzo per fare i compiti ;) Spero diverta anche voi potervi leggere reciprocamente.
    Mi ha interessato il confronto Ortiz - Drogo accennato da Valerio...amplia la tua riflessione!!
    Mi incuriosisce sapere quale sia il vostro personaggio preferito del libro, perchè e se lo è anche nel film. Secondo voi le musiche possono considerarsi sostitutive delle riflessioni presenti nel libro?

    personalmente ho amato la scena della fine di Angustina (quasi un suicidio)...vi sembra che nel film i personaggi di Angustina e Ortiz si vadano quasi a unire??
    Di Drogo è emozionante e vera la voglia di continuare ad essere limpido e coerente fino alla fine....non lascia, in fondo, morire le speranze di compiere una vita onorevole e degna di questo nome, comprendendone però il senso ultimo solo in extremis: la dignità umana non è nell"'essere per gli altri" ma "per se stessi", in piena coerenza e in totale rispetto .

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  17. Seppur ambientato in un periodo lontano, il celebre romanzo “Il deserto dei tartari” riesce a coinvolgere il lettore in emozioni, sensazioni e riflessioni che pian piano si diramano nel racconto; ciò grazie alle capacità
    di Dino Buzzati, che descrive personaggi, situazioni e paesaggi con notevole accuratezza. Ed è forze proprio questa la differenza principale che si nota nel confrontare la pellicola di Zurlini con il romanzo da cui è tratta: infatti la descrizione profonda del tramonto o del deserto stesso, presente nel libro, nel film è poco valorizzata, così come l’attenta analisi psicologica dei personaggi, la quale tuttavia è rintracciabile in alcune scene del film.
    Se si parla nello specifico poi, si rintracciano scene, come il saluto malinconico di Drogo alla madre, che il regista sceglie di omettere, e altre, come quella riguardante il capitano Ortiz, che ormai amareggiato e deluso dalla propria vita colma di rimpianti si suicida, che invece il regista va ad aggiungere nel film.
    Un’altra variazione che il regista attua è il cambiamento del luogo della morte di Drogo che se nel libro ha luogo in una stanza di una locanda di città, nel film morirà su una carrozza nel viaggio di ritorno, lasciando un ulteriore amarezza e senso di incompletezza al racconto.
    Pertanto non è difficile ritenere il libro migliore del film, del resto l’esigenze di uno scrittore sono ben diverse da quelle di un regista, ed è molto difficile se non addirittura impossibile trovare un film migliore della sua versione cartacea.

    Sara Giancola.

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    1. forze......forse
      un ulteriore amarezza...è femminile quindi dopo un ci vuole l'apostrofo voto 6

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    2. forze......forse
      un ulteriore amarezza...è femminile quindi dopo un ci vuole l'apostrofo voto 6

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  18. Nonostante “Il deserto dei tartari” mi sia piaciuto molto non posso dire lo stesso dell’omonimo film di Zurlini: per quanto si accosti agli eventi del romanzo trasponendoli in maniera abbastanza fedele trascura quasi completamente l’aspetto psicologico dei personaggi, in particolare di Drogo, privando la storia della sua parte più intensa e significativa. Dino Buzzati riesce invece a trasmette al lettore in maniera sorprendentemente efficace tutte le emozioni, le sensazioni e gli stati d’animo del protagonista, come ad esempio l’entusiasmo e la curiosità precedenti l’arrivo alla fortezza Bastiani, lo sconforto provato nei primi giorni di permanenza, il lento abituarsi ai ritmi della vita del luogo e al deserto, fino all’attaccamento morboso alla fortezza negli ultimi anni della sua vita. Dalla carta stampata traspare tutta l’inquietudine del protagonista, l’incertezza per il suo avvenire: egli pensa che sia sciocco sprecare tutta la propria vita in un luogo isolato dal resto del mondo dove non accade nulla che possa realizzare i suoi sogni di gloria, tuttavia non vuole ammettere di desiderare di rimanere alla fortezza Bastiani perché sente che qualcosa di speciale accadrà: il tanto sospirato arrivo dei tartari che realizzerà il suo sogno di combattere per la patria. Ed è così che Drogo consuma tutta la sua vita, aspettando che questa cambi senza fare niente perché ciò accada. Quando finalmente le sue speranze, che già per molti e per molto tempo erano state tradite, vengono esaudite, è vecchio e moribondo, costretto a lasciare la fortezza: ormai l’unica cosa che gli rimane da fare è sostenere con dignità l’ultima battaglia ed è con questi pensieri che muore, durante il tragitto. Il film non riesce a rendere tutto ciò con la stessa chiarezza e intensità. Inoltre nella pellicola non si percepisce lo scorrere costante, lento, unitario del tempo, che caratterizza l’opera scritta ed è indispensabile per comprendere efficacemente le vite dei personaggi, ma questa sembra una raccolta di spezzoni di vita, legati fra di loro ma in maniera non omogenea.

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  19. Alessio Vergari:

    I film vengono proiettati per essere guardati ed ascoltati, niente piu; e' un invenzione dell uomo molto recente rispetto al primo libro stampato della storia. I libri hanno tutt altro valore e la differenza con la pellicola cinematografica e' pressocche abissale: hanno la capacita' di scatenare una quantita micidiale di sentimenti ed emozioni, possono essere divorati nella lettura costante in poche ore come possono lasciarti un bernoccolo sulla fronte dopo esserti addormentato per la noia del testo... Ma soprattuto i libri hanno la grandezz di liberare l immaginazione del lettore.
    Spesso il regista nel produrre il film dell omonimo libro elimina o aggiunge alcune scene e particolare affinche la storia risulti maggiormente adatta e comprensibile sebbene e' possibile non trovare scene di riflessione personale dei personaggi per evitare ripetizioni e momenti di noia.
    Lo stesso e' avvenuto nel film il deserto dei tartati nel quale non vengono menzionate alcune scene come la morte del soldati durante la spedizione in montagna nel gelido inverno o vengono modificati solamente alcuni dettagli, come la morte finale del tenente drogo che chiude la scena nella carrozza durante il ritorno in citta e non in una locada, spegnendosi sotto il riflesso della luna oppure l aggiunta di alcune scene che ricoprono una diversa importanza nella trama del film. La fugacita della vita e il messaggio dell autore del libro dino buzzati, di trovare un senso alle proprie azioni e alla propria esistenza affinche il tempo non consumi tutto cio che il destino e' in grado di donarci condizionando le nostre scelte non e' ben percepito nella visione del film, lasciando un pizzico di delusione e perdendo un po di significato.

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    1. ...non è sempre così...non tutti i film sono peggiori dei romanzi da cui sono tratti...
      Inoltre, se è pur vero che il cinema sia invenzione recente, è una forma d'arte a tutti gli effetti che affonda le radici nella drammaturgia, tra i più antichi mezzi d'espressione dell'uomo. quindi sostenere a spada tratta che i film sia peggiori dei film sa un po'troppo di luogo comune!
      Ciao

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    2. rileggendo oggi, 22 dicembre, mi sono resa conto di non averti fatto notare che il tuo testo è pieno di errori formale...accenti, apostrofi, maiuscole...non è che il mezzo informatico ti autorizza ad essere sciatto nella forma...mi raccomando!!!

      ciao

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  20. Federico Corarelli:


    Alla maggior parte dei grandi romanzi corrisponde un tentativo di riprodurli in film.Raramente un regista riesce nel tentativo di crare una pellicola fedele ad un romanzo o in qualche modo coinvolgente come la versione cartacea.
    Il motivo di tutto cio è di facile comprensione e noto a tutti,infatti uno scrittore ha a disposizione un'infinita di parole per descrivere un avvenimento mentre un regista deve attenersi ai tempi "cinematografici".
    In questo caso il film risulta abbastanza fedele al romanzo,anche se leggermente diverso.Un esempio ce lo fornisce la mancanza delle prolisse descrizioni di un'immenso quanto arido deserto.Apparte l'ommissione di un cospicuo numero di avvenimenti,il regista è stato obbligato ad inserire delle scene a discapito di altre,come il suicidio di Orti z che richiama fortemente l'attenzione del pubblico,o i dialoghi serrati tra Drogo ed i suoi superiori che sintetizzano capitoli e capitoli sulla descrizione della vita all'interno della fortezza.
    La difficolta che puo aver incontrato il regista nel produrre il film tratto dall'omonimo romanzo è la resa temporale,o meglio la descrizione di due decenni in due ore di pellicola.

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  21. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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